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A Roma la grande mostra “Mimmo Rotella Manifesto”

Un bel video su Mimmo Rotella

30 ottobre 2018 – A Roma, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, la mostra Mimmo Rotella Manifesto, a cura di Germano Celant e Antonella Soldaini. L’esposizione, ospitata all’interno del Salone Centrale fino al 10 febbraio 2019, è stata organizzata dalla Fondazione Mimmo Rotella e dal Mimmo Rotella Institute, in occasione del centesimo anniversario dalla nascita dell’artista.
In una intervista realizzata dalla Galleria Nazionale di Roma e presente nel catalogo edito da Silvana Editoriale, i curatori raccontano la nascita e lo sviluppo dell’esposizione. La mostra, come spiega Germano Celant, nasce «dall’invito della direttrice Cristiana Collu a curare una retrospettiva sull’opera dell’artista, che fosse comprensiva del suo percorso storico, con la conseguenza di analizzare le condizioni architettoniche e spaziali dell’edificio di Valle Giulia, in cui la mostra doveva calarsi ed essere presentata».
«Da qui – prosegue Celant – la ricerca immediata di una convergenza e di un’osmosi tra situazione ambientale e l’intento di mostrare un insieme complesso ed articolato di lavori, prodotto nell’arco di oltre cinquant’anni, così da costruire un tutto intenso e spettacolare».
«I lavori presenti nei sei insiemi-manifesto – spiega Antonella Soldaini – di cui almeno una trentina mai esposti in precedenza, testimoniano differenti tecniche adottate da Mimmo Rotella negli anni. Si tratta di uno spostamento linguistico continuo che dimostra forte gusto per la sperimentazione, tipico della personalità dell’artista».
La mostra, infatti, è composta da sei grandi cartelloni che raccolgono, nel loro insieme, oltre centosessanta opere.
«Davanti al primo insieme-manifesto – ha spiegato nell’intervista la curatrice Antonella Soldaini – composto da 47 dècollages realizzati tra il 1953 e il 1963 si afferra tutta la potenzialità di questo procedimento. Nel secondo insieme-manifesto è esposta una fitta sequenza di retro d’affiches, realizzati da il 1953 e il 1961. Sono opere così chiamate per l’utilizzo del retro dei manifesti strappati».
«Nel’insieme-manifesto che segue – ha proseguito la curatrice – sono accumulati i riporti fotografici e degli artypos. […] con gli artypos l’appropriazione avviene direttamente nelle tipografie, dove l’artista preleva i fogli di carta utilizzati per le prove di stampa e poi scartati. Nel penultimo insieme-manifesto sono raccolte le pitture e le sovrapitture, prodotte tra il 1984 e il 1995. Entrambe connotano un ritorno al colore con il pennello, utilizzato sia direttamente su tela, sia sopra i dècollages, a loro volta incollati su supporti metallici, gli stessi usati per le strade urbane come struttura d’appoggio. Nell’insieme-manifesto che chiude il ciclo sono inclusi i dècollages che l’artista produce tra gli anni novanta e duemila. È l’ultima fase del suo percorso, un periodo in cui ritrova la sua stessa energia e la medesima capacità di stupire degli inizi».
Nato a Catanzaro nel 1918, Mimmo Rotella è stato uno dei più importanti artisti italiani del XX secolo, profondamente influenzato dai movimenti artistici del Nouveau Rèalisme  e della  Pop Art. Un grande protagonista dell’arte contemporanea che la Città di Catanzaro sta celebrando nel centenario della nascita con una lunga serie di importanti iniziative destinate a far conoscere adeguatamente l’opera del suo illustre figlio.
Com’è noto, a Rotella si deve la paternità della tecnica del dècollages, sviluppata negli anni ’50. La tecnica, nello specifico, consiste nell’intervento diretto sui manifesti pubblicitari, che vengono strappati e “manipolati” con le mani, con il manico di un pennello o con un raschietto. In seguito, questi vengono applicati su un supporto grazie all’utilizzo della colla vinavil. L’effetto che si ottiene è la spersonalizzazione dell’oggetto, che diventa materia su cui agire in totale libertà.
Il manifesto, infatti, perde così lo scopo per cui è stato creato, diventando un’opera differente, non convenzionale. (ams)