Alla giornalista reggina Alessia Candito il Premio “Pio La Torre”

Prestigioso riconoscimento per la giornalista reggina Alessia Candito, che è stata insignita del Premio “Pio La Torre” per il giornalismo, organizzato da Avviso Pubblico, Cgil e Federazione nazionale della Stampa italiana.

Oltre a Candito, giornalista freelance de La Repubblica «in prima linea a Reggio Calabria, le cui inchieste puntano a disvelare le connessioni tra politica, pubblica amministrazione e ‘ndrangheta» e già finita nel mirino dei clan per via del suo lavoro, sono stati premiati, con menzioni speciali, Sigfrido Ranucci, Report Rai3 e Salvo Palazzolo, inviato di Repubblica.

«Il fatto che il premio Pio La Torre sia andato ad Alessia Candito, una collega precaria che racconta dal fronte calabrese la lotta alla ‘ndrangheta, è un segnale forte alla politica e alle istituzioni: i buoni propositi contro il precariato dilagante e gli attestati di stima e solidarietà nei confronti dei giornalisti minacciati e oggetto di querele temerarie non bastano più. Ci vogliono atti concreti per invertire la rotta», ha commentato Mattia Motta, segretario aggiunto Fnsi e presidente Clan-Fnsi, intervenendo alla cerimonia di consegna del premio, avvenuta online, a cui hanno partecipato Franco La Torre, figlio di Pio La Torre; Rosy Bindi, presidente della giuria; Nicola Leoni, vicepresidente di Avviso pubblico e sindaco di Gazoldo degli Ippoliti; Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil. A presiedere l’iniziativa Stefania Pellegrini, direttrice master “Gestione e riutilizzo di beni e aziende confiscate alle mafie”. (rrm)

L’INTERVISTA A LUCANO SU REPUBBLICA: “CON RIACE VINCE L’ITALIA CHE RESISTE”

31 agosto – Quasi una pagina dedica oggi il quotidiano la Repubblica sui fondi per l’accoglienza per Riace prima tagliati e poi ripristinati dopo una grande mobilitazione popolare, con l’adesione di intellettuali, artisti, magistrati, associazioni, partiti, sindacati e sacerdoti. Una bella intervista al sindaco di Riace Mimmo Lucano, di Alessia Candito, mette in luce come il “modello Riace” risulti, alla fine, vincente sotto tutti i punti di vista.


«Veniamo – ha dichiarato Lucano alla giornalista – da una battaglia che dura da quasi due anni. SUl piano politico, burocratico, procedurale, mediatico. Probabilmente c’è qualcuno che ha interesse a sabotare Riace e il progetto politico che rappresenta. Qui non facciamo né attività alberghiera, né assistenzialismo, qui creiamo comunità e ne beneficiano tutti. Riace, come altre aree interne della Calabria era destinata allo spopolamento, ma qui solo quest’anno sono nati 20 bambini. Nell’asilo multietnico che abbiamo creato lavorano 14 giovani del posto. È la dimostrazione che l’accoglienza funziona e fa crescere».
Il sindaco Lucano constata che non c’è più margine per essere neutrali. «Ovunque vada, incontro solo persone che considerano il nostro borgo una speranza. Nel mondo, la nostra comunità è vista come un modello. Anche registi come Wim Wenders hanno voluto raccontarla».  (rrm)