In Cittadella stamattina il “Pecorino Reggino” premiato in Spagna

Stamattina, lunedì 28 marzo, alle 10.30, il Pecorino Reggino – premiato a Oviedo, in Spagna, come miglior formaggio mondiale, verrà presentato e saranno spiegati tutti i dettagli del riconoscimento ricevuto in una conferenza stampa che si terrà nella Sala Oro della Cittadella Regionale di Catanzaro Germaneto.

«Continuiamo a lavorare per far conoscere a livello internazionale la Calabria buona, e siamo felici di vedere premiato il Pecorino Reggino, un omaggio alla nostra terra ed alle sue migliori materie prime». Carmelo Basile, Amministratore Delegato di Fattoria della Piana, commenta così il premio ricevuto a Oviedo, in Spagna, dove, tra 4079 formaggi provenienti da 45 nazioni diverse, il Pecorino Reggino ha conquistato i 250 giudici vincendo così la medaglia d’oro alla 33esima edizione del Campionato Mondiale dei Formaggi facendo salire, per la prima volta, un formaggio Calabrese sul gradino più alto del podio.

I prodotti della Fattoria nascono dalla prima filiera agricola calabrese certificata Campagna Amica-Coldiretti e sono frutto del lavoro dei 65 pastori, soci della Cooperativa Fattoria della Piana, a Candidoni, in provincia di Reggio, e dei 112 collaboratori che ogni giorno lavorano per portare avanti la Calabria Buona, quella fatta di tradizionalità ma anche innovazione e sostenibilità.

La Fattoria crede fortemente nella collaborazione e fa squadra con altre eccellenze alimentari del territorio Calabrese come l’azienda agricola Torre di Mezzo, che produce latte fresco di alta qualità, e l’azienda agricola Favella, un’eccellenza della piana di Sibari. I loro prodotti insieme a quelli della Fattoria viaggiano tutti i giorni su 25 mezzi refrigerati che, quotidianamente, distribuiscono, in Calabria e Sicilia, i migliori prodotti dell’agricoltura Calabrese, portando direttamente sulla tavola dei consumatori freschezza e qualità. A seguire una degustazione dei prodotti calabresi, tra cui il Pecorino Reggino. Insieme all’amministratore delegato della Fattoria parteciperanno rappresentanti delle istituzioni nazionali e regionali e della Coldiretti. (rcz)

Fattoria della Piana: l’eccellenza di Calabria che ha conquistato l’America

di SANTO STRATI

24 ottobre – C’è un’eccellenza in Calabria, nell’agro-alimentare, che sta conquistando il gusto dei consumatori di mezzo mondo: la Fattoria della Piana, situata a Candidoni (RC), nel cuore della Piana di Gioia Tauro, è un modello di efficienza e di modernità, cui si associa una rigorosissima scelta di qualità nella lavorazione casearia e nella finitura del prodotto.
È una storia calabrese, ma deve diventare una storia italiana: il modello di una cooperativa agricola che ha realizzato una chiusa perfetta, dalla terra alla terra, senza soluzione di continuità. Cosa significa dalla terra alla terra? Gli scarti alimentari, il letame, gli avanzi di lavorazione, ritornano alla terra trasformati in biogas (e quindi energia) e concime biologico per i nuovi frutti. Di questo ci siamo occupati qualche settimana fa, visto che i giapponesi vengono nella Piana per imparare da Carmelo Basile, amministratore della Fattoria, come trasformare i rifiuti agricoli in energia. Oggi, invece, vogliamo parlare del modello produttivo e dell’idea di rete che il dinamicissimo Basile è riuscito a trasformare in realtà. Non a caso della Fattoria hanno parlato giornali e riviste nazionali, tv nazionali e internazionali, dopo il successo di gradimento in diverse expo del gusto: il mondo della produzione agro-alimentare guarda, perciò, a Candidoni come a un modello da imitare e riprodurre a ogni latitudine

L’INTERVISTA VIDEO A CARMELO BASILE

Cominciamo dai numeri: 240 ettari di terreni coltivati (cioè circa duemilioni e mezzo di metri quadrati), 6 milioni di litri di latte lavorato all’anno, 98 aziende associate che conferiscono latte e altri prodotti agricoli, altre decine che mettono a disposizione i cosiddetti lavorati (salumi, marmellate, conserve, ecc). Un centinaio di dipendenti, 16 milioni di fatturato l’anno, un nome che si è affermato anche nel Nord America per la qualità della produzione che raggiunge livelli altissimi, grazie a costanti e continui controlli che impediscono contaminazioni e cadute qualitative nei prodotti conferiti dagli associati. E tutto nel pieno rispetto di un’agricoltura eco-sostenibile e dell’ambiente.

La Fattoria della Piana nasce nel 1936, ma è un’azienda piccola che non riesce a valicare i confini provinciali. La svolta avviene negli anni 2000, con l’arrivo di Carmelo Basile, un “visionario” ottimista, che pare uscito dalla scuola di Camillo Olivetti. Benessere per chi lavora significa migliore qualità nella produzione, significa poter contare su efficienza e collaborazione: la Fattoria è una grande famiglia, dove il sorriso è sincero e spontaneo, dove c’è l’orgoglio di operare nel segno della qualità, in un ambiente sano e in un’azienda in continua crescita, che ha creato occupazione in un’area che sembrava destinata all’abbandono.Oggi gli obiettivi sono quelli di aggregare sempre più nuove aziende associate, fare rete con lo spirito imprenditoriale che ha segnato la prima grande svolta. Il mercato alimentare è diventato molto esigente e la qualità è il primo requisito che viene chiesto alle aziende produttrici. La Fattoria della Piana indica una via da emulare e seguire, un modello esportabile ovunque, purché ci sia il rispetto per il lavoro e per il consumatore. Per questo i giapponesi stanno impazzendo per il nuovo prodotto PecorItaly, un pecorino straordinario, e gli americani esigono sempre più sulla loro tavola il marchio “Fattoria della Piana (200mila kg di pecorino negli Stati Uniti solo nel 2016).


La cosa bizzarra è che – come avviene abitualmente in Calabria – molti calabresi non conoscono ancora la qualità della Fattoria e ignorano che i migliori prodotti caesari richiesti attualmente in Italia provengono da Candidoni. Un peccato veniale, ma soprattutto peccato per quanti non hanno ancora gustato le delizie della Fattoria. Un’eccellenza di cui i calabresi possono andare largamente fieri. I cui prodotti, non dimentichiamolo, portano la Calabria sulla tavola non solo degli italiani ma di molti consumatori in svariati angoli del mondo. Il sapore di Calabria, genuino, inconfondibile, rigorosamente di qualità, come i formaggi, le provole, le mozzarelle e tutte le altre specialità che la Fattoria trasforma da latte al 90% esclusivamente calabrese. (s)

Carmelo Basile, il calabrese che insegna ai giapponesi a produrre energia dagli scarti

di SANTO STRATI

1° ottobre – Dalla terra alla terra, un meraviglioso esempio di economia circolare che affascina i giapponesi. In Calabria, nelle campagne di Candidoni, nel cuore della Piana. Carmelo Basile è l’amministratore della Fattoria della Piana, anzi ne è l’anima e la guida, ed è, soprattutto, il calabrese che insegna agli imprenditori giapponesi a produrre energia dagli scarti alimentari. Sembra uno scherzo, la Calabria che dà “lezioni” al Giappone di tecnologia e metodologia imprenditoriale in campo agricolo, ma è, invece, una magnifica realtà che riempie d’orgoglio e dimostra, ancora una volta, quante e quali risorse nasconda questa meravigliosa terra. È una storia di successi, quella che sta alla base di questo “scambio” economico-culturale Calabria-Giappone, e ha per protagonista il biogas che gli scarti alimentari sono in grado di produrre, grazie all’intuito e alla determinazione di Basile.
Siciliana la famiglia di origine, reggino di nascita Carmelo Basile, dopo una laurea con 110 e lode in Economia e Commercio all’Università di Messina, lo spirito imprenditoriale lo deve aver avuto dalla nascita. Dopo una breve esperienza da commercialista, capì che i numeri degli altri non lo avrebbero interessato a lungo. Il salto di qualità dopo l’incontro con una realtà agricolo-industriale della Piana che arrancava, pur essendoci molte opportunità di sviluppo. L’azienda era quella che sarebbe diventata la Fattoria della Piana, una cooperativa da lui fondata e che oggi è un’eccellenza che fattura 16milioni di euro l’anno, con circa 100 dipendenti e un centinaio di aziende coinvolte a conferire i loro prodotti agricoli per la lavorazione. Una realtà che, in circa 250 ettari, sviluppa un’ economia circolare che permette di far tornare alla terra i prodotti che la terra stessa produce. In buona sostanza, tutti gli scarti di lavorazione agro-alimentare e persino il letame delle 900 vacche finiscono per produrre energia, attraverso un complesso ma geniale sistema in parte “copiato” dai tedeschi, ma ottimizzato e finalizzato alle esigenze della Fattoria, e ritornano sotto forma di concime. La terra dà i frutti e si riprende quello che avanza, senza soluzione di continuità, in un processo straordinariamente virtuoso, dove non si butta via niente.

I campi producono foraggio, olive, frutta, agrumi, c’è un allevamento da cui derivano tonnellate di letame: gli scarti, incluso il letame, vengono “lavorati” e diventano biomassa e concime. Non più soltanto gli scarti della Fattoria, ma anche quelli delle aziende vicine che conferiscono insieme con i prodotti agricoli che saranno trasformati (vengono lavorati 5mila litri di latte al giorno, dopo un attentissimo controllo di qualità sia sulla produzione interna che su quella conferita alla cooperativa), anche gli scarti, gli avanzi, che i due impianti di biomasse della Fattoria trasformeranno in energia.
Gli uliveti producono olio di altissima qualità, la sansa d’olive (la polpa) di scarto viene conferita ai giganteschi silos di fermentazione. Così gli scarti degli agrumi, i foraggi, gli avanzi del caseificio, il siero non utilizzabile, nonché il letame che le stalle producono in grandissima quantità. Tutto viene lavorato in grandi vasche di fermentazione, con miliardi di batteri che fanno la loro parte nel processo di trasformazione: il risultato è energia elettrica pulita (che viene ceduta) ed energia termica (400 KW), e ciò che rimane dopo la trasformazione in biogas diventa concime per i terreni coltivati, da cui si produrrà di nuovo foraggio per gli animali, olive, frutti.
Un ciclo che non si chiude mai, garantendo peraltro l’autosufficienza energetica di un’azienda che riutilizza completamente i suoi scarti (e quelli delle aziende vicine).
Detto così, sembra una passeggiata, ma rivela una grande capacità imprenditoriale e uno spirito di innovazione da invidiare. Basile, quando ha preso le redini della Fattoria, ha capito che occorreva fare una piccola ma significativa “rivoluzione”, non solo nella qualità della produzione, ma in tutto il sistema produttivo. Ha studiato da vicino la tecnologia in Germania e in Nord Europa a proposito della produzione di biogas e, con un intuito impareggiabile, è riuscito a trovare, quasi per caso, una soluzione pressoché originale da adattare alla realtà calabrese della Fattoria. E quello della Fattoria della Piana è stato uno dei primi, rivoluzionari, impianti di trasformazione di scarti alimentari in biogas.
Si pensi che l’energia prodotta dagli impianti di biogas della Fattoria potrebbe soddisfare il fabbisogno di quasi tremila famiglie e l’energia termica risolve le esigenze energetiche del caseificio (circa 1000 mq di stabilimento), senza bisogno di utilizzare combustibili fossili che sono fonte di inquinamento. E non finisce qui: c’è anche un impianto di fito-depurazione (uno dei più grandi del Mezzogiorno) che è davvero all’avanguardia: un sistema che si basa sul recupero dell’acqua depurata e sul principio del recupero delle sostanze organiche nutrienti contenute nelle acque reflue, così che c’è un riciclo continuo anche dell’acqua che serve a irrigare le coltivazioni.
È evidente che i giapponesi si siano interessati subito a questa metodologia e alla tecnologia utilizzata da Basile e dalla sua squadra. Un modello vincente, esportabile e da imitare. Se ne sono accorti in Giappone, ma c’è disinteresse in Italia, come per gran parte delle buone cose che la Calabria riesce a realizzare. La tecnologia fornisce le soluzioni, ma sono gli uomini a trovare le applicazioni corrette che trasformeranno l’idea in produzione vincente. Per questo, i giapponesi parlano con Basile e non copiano, furbescamente, le sue soluzioni: chiedono l’assistenza e i consigli per usare la tecnologia nel modo migliore: a scuola nella Piana, un miracolo e una soddisfazione di cui tutti i calabresi devono andare largamente fieri.
Alla Fattoria della Piana – dove peraltro tutti i prodotti sono eccellenti e straordinari – si è realizzata, insomma, una realtà che significa lavoro vero per i giovani, innovazione, e rigore assoluto per la qualità (altissima: l’export in tutto il mondo la certifica da solo). Basile ha conquistato i giapponesi, gli imprenditori agricoli del sol levante lo adorano e lo invitano continuamente a spiegare presso università, aziende, gruppi di ricerca, come si può realizzare questo sistema di economia circolare, dove la regola principe si basa su un principio semplice e, insieme, rivoluzionario: dalla terra alla terra. (s)

Salone del Gusto, le specialità di Calabria conquistano tutti i visitatori

24 settembre – Ultima giornata del Salone del Gusto Terra Madre di Torino e primo provvisorio lusinghiero bilancio della partecipazione della Regione Calabria: le specialità gastronomiche calabresi sono state apprezzatissime dalle migliaia di visitatori che hanno affollato lo stand regionale e i riscontri sono tutti positivi.
Letteralmente preso d’assalto lo stand di Fattoria della Piana: tra gli ospiti lo chef Valerio Braschi, vincitore di MasterChef 2017, che ha apprezzato moltissimo Pecoritaly, il nuovo nato della cooperativa diretta da Carmelo Basile. Il giovane chef si è trattenuto a lungo nello stand, intrattenendosi con la delegazione giapponese proveniente da Kobe, ospite di Fattoria della Piana.


Tutti gli stand del padiglione Calabria, comunque, sono stati sempre molto affollati: sono stati tantissimi, italiani e stranieri, a venire attratti ed incuriositi dalle gustose produzioni tipiche calabresi. Molto apprezzati anche gli incontri condotti da Federico Quaranta e dalla critica gastronomica Eleonora Cozzella.
Le attività dello stand Calabria sono partite con un dibattito su “I vini dei presidi Slow Food: il Moscato di Saracena e lo Zibibbo di Pizzo”, tenuto dal docente di Estetica e filosofia del gusto, etica ed estetica del cibo dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo Nicola Perullo, che ha chiacchierato insieme al divulgatore agricolo Arsac Gennaro Convertini e a Silvio Greco, docente di Sostenibilità ambientale presso l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. Lo stesso Silvio Greco, immediatamente dopo, ha parlato al pubblico presente di “Tutela dell’ambiente”, insieme a Piero Sardo, presidente della Fondazione per la Biodiversità di Slow Food, a Giacomo Giovinazzo, dirigente generale del Dipartimento Agricoltura e Risorse agroalimentari della Regione, e a Maurizio Rodighiero, presidente di Slow Food Calabria. Nel dibattito è intervenuto anche il conduttore-chef della trasmissione televisiva “Linea Verde” Peppone.
Nel pomeriggio di ieri riflettori puntati su “Il concetto e le buone pratiche di accoglienza ed inclusione sociale in Calabria”, insieme a Giovanni Manoccio, delegato alle Politiche dell’immigrazione della Regione Calabria, che si è confrontato con il giornalista Maurizio Pescari, Giacomo Giovinazzo e Maurizio Rodighiero. Durante l’incontro si è parlato naturalmente del “Modello Riace”, simbolo per eccellenza dell’accoglienza calabrese, ma anche di altri territori regionali che fanno dell’inclusione sociale un principio ed una preziosa risorsa.
Non è mancato un intermezzo musicale allo stand istituzionale della Regione Calabria con il concerto, targato Peperoncino Jazz Festival, di Sasà Calabrese, che ha presentato il suo cd “Conserve”.
Ultimo appuntamento della giornata di ieri “Dalla tradizione al futuro: il progetto calabrese dei borghi e la valorizzazione delle aree interne”, discusso dal Dg Giacomo Giovinazzo insieme a Maurizio Rodighiero e a Carmine Maio, sindaco di Carfizzi, un borgo calabrese della provincia di Crotone. I relatori hanno spiegato che la Regione Calabria ha destinato oltre cento milioni di euro alla valorizzazione dei borghi calabresi, per recuperare e mantenere vive le tradizioni e la cultura di questi comprensori, che costituiscono dei poli turistici unici. A fine giornata brindisi con le aziende agroalimentari presenti a Torino, per festeggiare gli ottimi riscontri della partecipazione della Calabria alla manifestazione.


Molto apprezzate anche le degustazioni a cura di P.E.C.C.O, la Piazza Etica Calabrese Contadina e gli show cooking e le degustazioni a cura della Federazione Italiana Cuochi. Sulla tavola “Scialatelle al ferretto con polpette”, “Fileja con il ragù di salsiccia di suino nero”, braciolette di maiale, patate, peperoni e funghi porcini. E ancora degustazioni e spiegazioni della storia e delle qualità del caciocavallo silano Dop e dei salumi Dop calabresi e di suino nero: capocollo, pancetta, salsiccia e soppressata.
Per i più golosi, invece, Panettone al vino Passito Greco di Bianco e farcito con gelato al Torrone di Bagnara, “Nacatole” di San Giorgio Morgeto, “Torta Aspromonte”, a base di mandorle e farcita con marmellata al bergamotto, “Bocconotto di Mormanno al fagiolo bianco poverello”.
Nei calici, infine, uno spumante Magna Grecia Metodo classico, novità calabrese degli ultimi anni, da vitigno autoctono “Mantonico”, della zona della Locride; birre artigianali calabresi; un cocktail al cedro, uno a base di olio d’oliva extravergine aromatizzato al limone di Rocca Imperiale ed uno al peperoncino.
Oggi, con la conduzione di Federico Quaranta, si continuerà a degustare prodotti e pietanze tradizionali. Interessante il seminario di stamattina ”Castanicoltura: non tutto il male vien per nuocere”, a cura della Divulgatrice agricola Arsac Vincenzina Scalzo. (rcz)