Saccomanno (Lega) annuncia nuove opportunità per i piccoli Comuni

Il commissario della Lega in Calabria Giacomo Francesco Saccomanno annuncia nuove opportunità per i piccoli Comuni grazie al Fondo investimenti stradali del Ministero guidato da Matteo Salvini.

«Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) – dice Saccomanno – ha annunciato l’apertura di un’importante iniziativa a sostegno dei piccoli comuni italiani. Con l’obiettivo di migliorare la sicurezza e la manutenzione delle strade comunali, è stato istituito un fondo speciale, denominato “Fondo investimenti stradali nei piccoli Comuni”. Questo fondo è destinato ai comuni con una popolazione fino a 5.000 abitanti e prevede il finanziamento di interventi fino a 150.000 euro. L’avviso pubblico, pubblicato il 13 marzo 2024, dettaglia le modalità di accesso al fondo e invita i comuni interessati a presentare le loro istanze. Le candidature possono essere inoltrate attraverso la piattaforma dedicata (https://stradepiccolicomuni.mit.gov.it), a partire dalle ore 12.00 del 14 marzo 2024 fino alla stessa ora del 29 marzo 2024».

Continua la nota: «Il Ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini, ha espresso il proprio impegno nel supportare i piccoli comuni che spesso si trovano in difficoltà nel gestire la manutenzione delle infrastrutture stradali. Questo fondo rappresenta un passo significativo verso l’assicurazione di strade più sicure e ben mantenute, contribuendo così alla qualità della vita dei cittadini e alla sicurezza di chi percorre le strade dei piccoli comuni d’Italia».

«Con questa iniziativa – conclude Saccomanno – il Mit dimostra ancora una volta la propria attenzione verso le esigenze delle piccole realtà comunali, riconoscendo l’importanza di investire in infrastrutture fondamentali per lo sviluppo e la sicurezza del territorio nazionale». (rrm)

AUTONOMIA, IL “RICATTO” DI LEGA VALE
DI PIÙ DEI DIRITTI DEI CITTADINI DEL SUD

di PIETRO MASSIMO BUSETTANei prossimi giorni la Camera dovrà esaminare il decreto legge sull’autonomia differenziata. Il percorso va avanti senza intoppi malgrado dal Paese e in particolare dal Sud si levino voci di dissenso rispetto ad una riforma che  è definita “Spacca-Paese”. 

A nulla sono valse le tante perplessità sollevate da diverse prestigiose Istituzioni. La Banca centrale  ha invitato a procedere «con la necessaria gradualità» sulla strada dell’autonomia differenziata, «diversamente, vi sarebbe il rischio di innescare processi difficilmente reversibili e dagli esiti incerti» . 

La Svimez rafforza il pensiero «l’Autonomia differenziata non solo penalizzerà i cittadini del Sud ma indebolirà anche le regioni del Settentrione». È una visione, quella dell’Associazione che guarda all’intero Paese.

Luca Bianchi, direttore di Svimez (l’Associazione per lo Sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno), demolisce così la riforma portata avanti dal ministro Roberto Calderoli, che arriva adesso alla  Camera per essere approvata a tappe forzate. 

Si sono anche dimessi quattro esperti dall’organismo tecnico voluto dal ministro leghista  per individuare i Livelli essenziali delle prestazioni (Lep), necessari per attuare l’Autonomia differenziata. Nomi “pesanti” visto si tratta di Giuliano Amato e Franco Gallo, ex presidenti della Corte Costituzionale, Alessandro Pajno, ex Presidente del Consiglio di Stato, e Franco Bassanini, ex Ministro della Funzione pubblica, che hanno annunciato il passo indietro con una lettera inviata al Ministro del Carroccio e al Presidente del Comitato di esperti sull’Autonomia differenziata, Sabino Cassese

Ma si è mobilitata anche l’intellighenzia meridionale con una 24 ore di interventi per raccogliere firme contro. 

«Il Coordinamento per la democrazia costituzionale (Cdc), presieduto dal professore Massimo Villone, esprime grande soddisfazione per avere raggiunto e largamente superato le firme necessarie (ne bastavano 50mila, ne sono giunte oltre 65mila), in anticipo rispetto alla conclusione della campagna per la presentazione della legge costituzionale di iniziativa popolare – per la modifica in particolare degli articoli 116, terzo comma, e 117, primo, secondo e terzo comma del Titolo V della Costituzione – contro l’autonomia differenziata voluta dal Governo e da alcune Regioni del Nord». 

Infine la manifestazione recente, fonte di tante polemiche, a Roma, per iniziativa di Vincenzo De Luca ha mobilitato molti sindaci «L’autonomia calpesta e offende il Sud». È un’accusa durissima quella lanciata dai Sindaci del Meridione, scesi in piazza a Roma per protestare contro l’autonomia differenziata. 

Circa un migliaio i primi cittadini convocati in piazza Santi Apostoli dal Governatore della Campania e dall’Anci campana per dire no alla riforma. Una mobilitazione ampissima di un Sud che comincia a capire cosa rischia con questa riforma mentre, come un bulldozer,  il ministro va avanti con questa riforma che possiamo chiamare secondo porcellum. Questo excursus per dimostrare come le voci contrarie sono tante e molto autorevoli. 

Malgrado ciò si continua in un percorso che viene approvato perché il ricatto della Lega di far cadere il Governo pesa sulla maggioranza. 

Il Presidente del Veneto Luca Zaia avverte gli alleati: «l’accordo sull’autonomia è uno dei pilastri di questa maggioranza, insieme al presidenzialismo e alcune altre riforme. Se non passasse verrebbe meno l’oggetto sociale della maggioranza. E oggi non ho nessuna ragione di pensare che con serietà non si affronti il tema», dice il Governatore leghista.  

Fra l’altro la riforma viene nascosta dietro una esigenza di efficienza, ma é invece chiaro che il tema di fondo è quello di trattenere il cosiddetto residuo fiscale, spostando il diritto costituzionale di avere le stesse risorse per ogni cittadino alla prevalenza dei territori, che si fanno piccoli  Stati e che trattengono le risorse che vengono prodotte nella Regione interessata. 

Il vecchio progetto di Bossi che partiva dalla secessione e che adesso si attua invece tenendosi la colonia ben stretta ma con diritti di serie B. È una vera e propria fuga con un bottino, che tutto il Paese ha contribuito a creare. Prodromico alla formazione di una macroregione del Nord, che avrebbe il suo Sud nella Toscana, Umbria forse e che, a parere dei leghisti, ma anche dei politici dell’Emilia Romagna, adesso formalmente pentiti, potrebbe competere meglio con il cuore produttivo europeo della Baviera e d’Ile  de France. 

I dati dimostrano invece che aver puntato solo sulla locomotiva del Paese ha portato a crescite molto contenute e assolutamente meno rilevanti di quelle di Francia, Germania e persino Spagna. 

Il tema, che sopratutto Fratelli d’Italia deve porsi, vista la sua vocazione unitaria, é se si può consentire ad una Forza, che rappresenta poco meno del 9% degli elettori e poco meno del 5% degli aventi diritto al voto, di costituzionalizzare la spesa storica e mettere le basi per una possibile divisione del Paese senza ritorno, per un mero calcolo politico degli altri partner governativi. 

In una realtà comunitaria che ha bisogno invece dell’Italia, uno dei Paesi fondatori, e del suo contributo per una progressiva maggiore  forza dell’Unione, in una situazione sempre più complessa, che vede una Federazione Russa protesa a mire espansionistiche che bisogna bloccare, anche con un esercito comune. Siamo molto lontani dalle visione  di Altiero Spinelli, ma che va recuperata e che è l’unica con un futuro. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

La Lega si ritrova, con il sottosegretario Durigon, nella sede di Confindustria a Reggio Calabria

Lo stato maggiore della Lega si ritrova a Reggio Calabria alla presenza del sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon. L’occasione è stata utile anche per dare il benvenuto nel partito ad Antonino Caridi passato da Forza Italia al Carroccio. Caridi passa, di conseguenza, anche al gruppo consiliare della Lega a Palazzo San Giorgio.

«La Calabria – ha detto Durigon – è una regione fantastica dove ho tanti amici, la Lega qui è ben radicata e quindi sarò sempre più spesso in Calabria, Sicilia, Campania e credo che il nostro radicamento nel sud stia andando molto bene. La Calabria sarà sempre più forte».

Il suo tour prevede anche un appuntamento a Messina e non è un caso. Il tour sulle sponde delle due città infatti serve a ribadire quanto il Ponte sullo Stretto sia un’opera fondamentale per la Lega. In primis per il suo leader e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini.

«Il Ponte sullo Stretto – dice Durigon – è sicuramente l’elemento fondamentale per la crescita di tutto il Paese Italia, perché crediamo che nelle grandi infrastrutture si può sicuramente radicare un rinnovo del potenziale Italia. Noi per avere l’Italia che continua a essere nel G7 ed avere una grande forza nel G7, abbiamo bisogno di queste infrastrutture e soprattutto del sud che acceleri. Abbiamo vissuto stagioni di incentivi sul Sud, e si è evinto invece che c’è bisogno di grandi infrastrutture».

Il Commissario regionale della Lega Giacomo Francesco Saccomanno vuole far pesare la Calabria anche in vista delle prossime candidature per le elezioni europee di giugno. «È un momento importante, questo, in cui si decideranno le sorti anche a livello europeo, quindi, bisogna tutti quanti andare a occupare gli spazi per poter portare avanti quella che è la politica in questo momento del partito su quelle che sono le esigenze dei territori e in particolare delle categorie che in quel momento stanno soffrendo come gli agricoltori».

Alla luce dello scontro Succurro-Loizzo (deputata della Lega), l’Autonomia differenziata torna ad essere tema all’ordine del giorno. Ma qui Saccomanno rassicura spiegando che il provvedimento sarà un po’ diverso rispetto a quello approvato. «Tutto questo clamore – è il pensiero di Saccomanno – lo ritengo un inutile schiamazzo che poi non serve a niente, perché ai cittadini non si danno notizie precise, ma si danno invece notizie che sono soltanto slogan partitici per le elezioni. Se si dovesse riuscire a definire i lep e trovare le risorse verrà fatto quello che in 50 anni il sud non ha mai avuto. Noi ci troviamo agli ultimi posti di tutti i settori per incapacità o comunque per difficoltà degli anni passati. Io dico per mancanza di amministratori all’altezza, ed ora forse si potrà finalmente coprire questo divario che esiste tra il nord e il sud e quindi andiamo avanti con coraggio e con la speranza che veramente si possa raggiungere quella parità che finora non c’è stata».

La presidente azzurra della Provincia di Cosenza è inserita nel discorso della senatrice Tilde Minasi: «Succurro fa parte di un partito che ha votato in Senato l’Autonomia differenziata. Ma faccio una premessa, questa è una legge quadro, quindi ancora siamo all’inizio di un percorso. Non c’è nessun obbligo per le Regioni poi di andare in autonomia. Quindi se uno vuole non cambia niente ma io credo che invece questa sia una grossa opportunità perché ovviamente si partirà tutti dallo stesso livello, perché i Lep si stanno lavorando e quindi saranno finanziati e ovviamente poi partendo da uno stesso livello sarà responsabilità degli amministratori poter sfruttare l’opportunità di autonomia perché questo vuol dire che noi avremo modo di poter mettere in risalto quelle che sono le nostre peculiarità rispetto al passato e quindi puntare su quello che è il nostro potenziale che non è poco come Regione Calabria».

«Raccogliamo le tante adesioni e ci prepariamo a questa campagna elettorale per l’Europa e quindi cercheremo di farlo nel migliore dei modi – rassicura Filippo Mancuso, presidente del consiglio regionale della Calabria anche lui presente al raduno della Lega nella sede di Confindustria a Reggio Calabria – C’è chi vuole aderire al nostro progetto, e noi dobbiamo cercare tutti insieme di far cambiare quel retropensiero che c’è in molti cittadini che ci osservano, per far diventare questo partito un partito del territorio, un partito che si batte per i calabresi nel nostro territorio e quindi ecco cercare effettivamente di far diventare la lega una sigla che rappresenti in questo territorio, la Calabria e i calabresi». (rrc)

L’OPINIONE / Mimmo Nunnari: Sud, l’occasione perduta del Governo Meloni

di MIMMO NUNNARI – Condividere il progetto di Calderoli (Lega) sull’Autonomia differenziata senza che prima siano stati adeguatamente “risarciti” i territori meridionali per i secolari saccheggi subiti a favore del Nord significa obiettivamente schierarsi contro il Sud, cioè contro quel terzo abbondante del Paese storicamente lasciato ai margini della vita nazionale da tutti i Governi di tutti i colori politici.

Significa mettere il sigillo con la parola fine su una questione antica e mai risolta come quella meridionale risalente ai tempi ormai lontani del processo di unità nazionale. Perché questo sta accadendo e pochi se ne stanno rendendo conto. La questione del Sud passata senza che le sia stata prestata alcuna attenzione nel ventennio del regime fascista durante il quale il presidente del Consiglio Benito Mussolini preferì investire ingenti risorse pubbliche per colonizzare e modernizzare l’Africa sottraendole al Sud è continuata dopo anche nell’Italia libera nell’indifferenza dei Governi della Repubblica nonostante la Costituzione si ispiri ai principi di democrazia, di libertà, di eguaglianza e di pluralismo.

Ancora oggi di conseguenza il Paese con il più grande patrimonio culturale del mondo e una grande tradizione umanistica da nord a sud continua a essere considerato lesempio più tipico quanto incomprensibile di due Stati in uno. Un’anomalia, in tutto l’Occidente democratico. Che questo ambiguo capitolo di storia italiana si stia ora chiudendo definitivamente, e nel peggiore dei modi, cioè senza un sostanziale tentativo di riequilibrio economico e sociale tra i territori, prima che diventi realtà la mascherata secessione del Nord, è un punto di non ritorno, forse non compreso nella sua importanza storica dalla politica, dai media e dagli intellettuali. Il Governo Meloni si sta cucendo addosso la pagina di storia della disintegrazione del Paese: quella che riporta l’Italia all’epoca preunitaria degli staterelli.

Chi vivrà vedrà cosa ci sarà scritto nei libri di storia fra cinquant’anni o cent’anni. Magari ci sarà scritto che ha vinto un leader che si chiamava Umberto Bossi l’uomo che sognava la secessione del Nord. Aveva la la grande occasione di passare alla storia riavvicinando il Sud al Nord, Giorgia Meloni, e l’ha persa. Accettando i disegni leghisti ha finito con l’accettare l’idea che la questione del Sud è qualcosa di immodificabile, come immodificabili di conseguenza sono le diseguaglianze territoriali. Va detto per onestà intellettuale che non è che il primo Governo di destra della storia repubblicana stia facendo peggio dei Governi del passato, rispetto al Sud; anzi, c’è chi a sinistra ha fatto molto più male inseguendo il Nord per tattica politica allo scopo di scavalcare la Lega e prendersi il merito di una rivoluzione istituzionale in senso federale: vedi lapprovazione infausta del titolo V della Costituzione che ha dato allo Stato una fisionomia più federalista. 

Ma adesso, con l’Autonomia differenziata in dirittura d’arrivo, ci sarà una svolta sulla questione meridionale che farà definitivamente la differenza col passato. Si sancirà , in sostanza, con l’Autonomia non preceduta da un giusto riequilibrio territoriale, che l’annosa questione del Sud diventa irrisolvibile, e perciò è come se fosse inesistente. Tutto ciò sta per accadere paradossalmente con una presidente del Consiglio come Giorgia Meloni interprete di una destra nazionalista che tenderebbe nel suo progetto politico a teneri uniti gli italiani poggiando sull’idea del binomio patria e nazione.

Che nel retroscena di tutto ciò ci sia un neppure tanto nascosto patto di scambio tra reciproche convenienze [autonomia per la Lega e premierato per FdI] è la conferma che siamo sempre nell’Italia Paese dell’identità malcerta, dell’unità incompiuta, dell’astuzia machiavellica e di quel realismo politico un po’ provinciale che porta a fare ciò che conviene al di là della morale, delletica o del bene comune. 

Comunque vadano a finire i progetti di riforma dell’Autonomia e del premierato – e non è detto che vadano in porto – resta il fatto che il Governo Meloni perde l’occasione che sarebbe stata storica di riequilibrare  i rapporti disarmonici tra le aree arretrate e le aree avanzate del Paese e in più non tiene conto delle ragioni che avevano convinto l’Europa a concedere all’Italia l’importo più elevato del Recovery Fund tra i Paesi Ue, proprio per  riportare il Sud dell’Italia ai livelli di autosufficienza e di sviluppo degli altri territori della nazione. (mnu)

L’OPINIONE / Vincenzo Capellupo e Daniela Palaia: Da che parte stanno i leghisti catanzaresi?

di VINCENZO CAPELLUPO E DANIELA PALAIA – Gli ineffabili leghisti catanzaresi, sempre a caccia di visibilità a buon mercato, si producono nello strabiliante (per loro) elenco degli incontri del sindaco Fiorita nell’ambito della sua attività di rappresentanza. Lasciando per un attimo da parte i riconoscimenti conferiti agli sportivi o agli artisti catanzaresi, che ben più di certa politica fanno onore alla città, sarebbe interessante sapere dai seguaci di Capitan Salvini, sempre pronti a dare consigli, come dovrebbe comportarsi un sindaco di fronte all’annuncio di una visita da parte di un ambasciatore.

Perché è così che funziona: l’ambasciata contatta il gabinetto e comunica che il tale diplomatico sarà in Comune in tale giorno a tale ora. Sono al corrente i leghisti catanzaresi di questo protocollo condiviso nel mondo? Sembrerebbe di no, visto che si stupiscono del numero di incontri tra Fiorita e le varie rappresentanze estere. In ogni caso, anche a prescindere dalla loro cultura istituzionale, dovrebbero essere lieti di tanto interesse nei confronti di Catanzaro. Sempre che abbiano a cuore le sorti della città. Ma anche qui, il dubbio, sorge.

Quanto poi agli interventi del sindaco su temi di politica nazionale, non è la prima volta che i leghisti catanzaresi storcono il naso a fronte delle prese di posizione di Fiorita. Peccato per loro, però, che quelle stesse posizioni vengono quasi regolarmente rilanciate dalla stampa italiana, che evidentemente le trova degne di rilievo, visto che a parlare è il primo cittadino di un Capoluogo di Regione e non di un piccolo Comune delle aree interne, che pure merita il massimo rispetto. Anche qui però, evidentemente, le piccole invidie politiche e l’ansia di propaganda in saldi di fine stagione giocano un ruolo. Oppure, ciò che disturba le camicie verdi nostrane è il fatto che il sindaco tocchi ogni volta nervi scoperti mettendoli in qualche imbarazzo. Esattamente com’è accaduto di recente a proposito del ponte sullo Stretto e delle risorse sottratte al Sud per garantire a Salvini il suo giocattolo preferito.

E allora, se proprio vogliamo misurarci nel fare elenchi, più che contare gli incontri di rappresentanza del sindaco, torniamo alle risorse depredate al Mezzogiorno dal Governo. Si comincia con il fondo perequativo infrastrutturale, destinato a scuola, sanità, trasporti, reti idriche (dice qualcosa ai leghisti catanzaresi questa voce?): 4 miliardi e mezzo stanziati fino al 2033 tagliati dalla legge di bilancio e diventati circa 900 milioni. Poi c’è la rimodulazione del Pnrr: 16 miliardi che erano destinati per metà ai Comuni del Sud per i piani urbani e l’efficientamento energetico.

Soldi deviati altrove con l’impegno generico che le risorse verranno recuperate attraverso altri canali. Dunque un taglio certo oggi in cambio di una semplice e aleatoria promessa per il futuro. Andando avanti nell’elenco, arriviamo ai quasi due miliardi sottratti al Fondo di Sviluppo e Coesione come quota da far gravare su Calabria e Sicilia per costruire l’ottava meraviglia del mondo: il Ponte, sempre lui. Infine l’Autonomia Differenziata: il Ddl Calderoli andrà in aula al Senato la prossima settimana e delle risorse per garantire i Lep prima di frantumare definitivamente il Paese, nemmeno l’ombra.

Insomma, ma di cosa stiamo parlando? Ma davvero Riccio e compagni pensano di poter continuare a lungo con il loro disco rotto, con la loro demagogia, con la loro propaganda, con le loro critiche bislacche fondate sul nulla? Con i loro elenchi senza capo né coda? Piuttosto spiegassero e si giustificassero di fronte all’opinione pubblica di tutto ciò che è ben più tragico elencare. Spiegassero se stanno dalla parte di Catanzaro e del resto del Mezzogiorno o se badano solo a garantirsi un posto al sole. (vc, dp)

[Vincenzo Capellupo e Daniela Palaia sono consiglieri comunali di Catanzaro]

Porto di Gioia Tauro, la Lega calabrese sfida il Pd: «Solleciti Gentiloni»

«E’ emblematico che nelle stesse ore in cui a Roma il vicepremier Matteo Salvini zittiva per sempre la propaganda contro il Ponte sullo Stretto, al porto di Gioia Tauro il nostro europarlamentare Valentino Grant dava una lezione di coerenza a quei partiti che con una mano hanno votato a favore di scelte scellerate contro lo sviluppo della Calabria e con l’altra erano là, nella stessa piazza, per stracciarsi le vesti illudendosi di prendere in giro il popolo».

E’ quanto dichiara Roy Biasi, responsabile regionale Enti Locali della Lega, all’indomani della manifestazione di protesta contro la norma con cui Bruxelles tassa i vettori navali per le emissioni nocive prodotte.

«Si è trattato – prosegue il dirigente della Lega che è anche sindaco di Taurianova – di una grande mobilitazione che, al fianco delle istituzioni che l’hanno organizzata e delle forze sociali che l’hanno sostenuta, ci ha visto partecipare a testa alta e senza doppiezze assieme al nostro rappresentante a Strasburgo, inneggiando sì alla necessaria unità che ora occorre trovare per cancellare le scelte ideologiche che penalizzano il primo porto italiano per traffico di container, senza però tacere sull’ecofollia di cui ancora una volta le sinistre hanno dato prova».

Biasi ricorda inoltre che «il gruppo parlamentare Identità e Democrazia, a cui aderisce la Lega, non ha votato la direttiva che dal gennaio prossimo obbligherà le compagnie di navigazione ad aderire al sistema di tassazione per compensare gli effetti nocivi della produzione di Co2, coerentemente con la visione pragmatica che sul tema della transizione ecologica il segretario Matteo Salvini sta impostando pure nel suo ruolo di governo, ma ciò evidentemente non è bastato visto che ieri in piazza non hanno rinunciato a sfilare anche i rappresentanti regionali della sinistra a cui, a questo punto, ha fatto bene il governatore Roberto Occhiuto a ricordare che, dopo la svolta ottenuta dal governo Meloni nella riunione dei ministri europei dell’Ambiente, la speranza di ottenere una moratoria che salvi il porto di Gioia Tauro dalla crisi passa dalle scelte che farà il commissario Paolo Gentiloni, espressione della maggioranza che ha voluto questa tassazione nemica dell’economia europea».

Per Biasi «coerenza vorrebbe che il Pd, adesso, in nome della unità vera che la Calabria ha manifestato sul tema, si rivolgesse direttamente a lui essendo responsabile degli Affari economici dell’Ue, ribadendogli il ruolo straordinario che nello shipping europeo ha il porto calabrese e la crisi mortale che rischia nel caso in cui la tassazione rimanesse nell’attuale configurazione che favorisce i porti di scalo concorrenti sulla costa africana del Mediterraneo». (rrc)

Il centrodestra reggino: Reggio non ha presentato piano per dimensionamento scolastico

Il Coordinamento Provinciale di Forza Italia, Fratelli d’Italia e La Lega hanno denunciato come «Reggio Calabria è l’unico Comune dell’Area Metropolitana a non avere presentato la proposta di piano di dimensionamento scolastico alla Città Metropolitana».

«Assurdo, ma vero – dicono i Coordinamenti –. È solo a termini abbondantemente scaduti che la Giunta comunale guidata dal Sindaco f.f. Paolo Brunetti, in particolare nella persona dell’assessore Lucia Anita Nucera, si è ricordata di deliberare il piano di dimensionamento, e senza previo confronto con le parti».

«Da fonti molto attendibili abbiamo appreso, infatti – continua la nota congiunta – che è solo in una tarda notte di qualche giorno fa che il Comune di Reggio ha partorito, nelle segrete stanze di Palazzo San Giorgio, la delibera sul piano di dimensionamento scolastico del territorio di riferimento, vale a dire a termini già scaduti e soprattutto senza avere  ascoltato i dirigenti scolastici e senza avere quindi permesso alle scuole (e relativi genitori dei Consigli di istituto) di deliberare la loro proposta. Ha attuato, sostanzialmente, una scelta “unilaterale”».

«La cosa assume fattezze ancor più sconcertanti – hanno detto ancora – se si considera che è dall’estate che l’assessore al ramo, Nucera, blatera sull’argomento creando solo confusione, appellandosi a deroghe numeriche inesistenti e promettendo ciò che non avrebbe mai potuto garantire per legge. Nel frattempo, ha dimenticato però di allestire un piano adatto alle esigenze reali del territorio. Se invece di incaponirsi, l’Assessore avesse approfondito la questione, con buon senso, avrebbe potuto tutelare il Comune che rappresenta, che – scandaloso dirsi – è l’unico di tutto il territorio della provincia di Reggio Calabria a non avere presentato alla Città Metropolitana una proposta di dimensionamento entro i termini previsti». 

«Qualche notte fa, messa alle strette dai fatti e capendo che comunque la Città Metropolitana aveva già elaborato – si legge – sostituendosi all’Amministrazione e quindi all’Assessore al ramo, una proposta di piano anche per il Comune di Reggio, non solo ne ha fatto deliberare uno fuori tempo massimo, non solo non ha dato alle scuole la possibilità di rappresentare le proprie esigenze come avrebbe dovuto fare, ma ha presentato una proposta che tende a tutelare solo le scuole degli “amici”».

«Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare – viene evidenziato – mentre la Città Metropolitana, pur con le difficoltà legate al momento non facile, si è comunque confrontata con i territori e con i sindacati, il Comune invece ha preferito non ascoltare gli indirizzi, i bisogni, scegliendo prima la strada del non fare e poi quella del fare in ritardo, salvaguardando gli “interessi di bottega”».

«Lucia Nucera farebbe bene ad interessarsi seriamente di Scuola – hanno rilanciato – con cognizione di causa e competenza, perché le scuole del Comune di Reggio Calabria  sono totalmente allo sbando: mensa scolastica non ancora avviata; bambini disabili a cui non è stata assicurata l’assistenza specialistica; studenti della scuola “Pitagora” letteralmente in mezzo ad una strada in quanto il Comune chiudendo la loro scuola per inagibilità, non ha ancora provveduto a trovare contestualmente una soluzione alternativa. Chi come l’Assessore invoca la Costituzione su cose inesistenti, dovrebbe piuttosto sapere che non possono essere lasciati a casa per giorni gli studenti senza  garantire loro locali alternativi, senza tutelare il loro diritto allo studio. È questa la Costituzione a cui si appellano le famiglie di centinaia di ragazzi ad oggi lasciati in mezzo alla strada. È questa la Costituzione che il CentraDestra intende tutelare, non quella dell’improvvisazione e del supporto ai conoscenti»

«Alla luce di tutto ciò, pertanto, come Coordinamenti provinciali reggini della Coalizione di CentroDestra, congiuntamente chiediamo a gran voce le dimissioni immediate dell’assessore comunale – hanno concluso – colpevole di una condotta non certo all’altezza delle circostanze». (rrc)

Saccomanno (Lega): Partito acconto ai lavoratori del Porto di Gioia Tauro

Il commissario della Lega, Giacomo Saccomanno, ha ribadito come la Lega è «accanto ai lavoratori e aziende del Porto di Gioia Tauro».

«Il pericolo che il porto di Gioia Tauro – ha detto – possa essere fortemente danneggiato dalla direttiva europea che impone una pesante tassazione ai fini della tutela ambientale obbliga tutti a partecipare alla manifestazione di Gioia Tauro a difesa della importante e fondamentale infrastruttura. Sin dalla approvazione della suddetta normativa la Lega ha sostenuto le ragioni italiane di tutela dei porti e si è posta in contrasto con le suddette indicazioni, al contrario di PD e 5Stelle che hanno, invece, votato a favore della stessa».

«I 21 europarlamentari del Carroccio – ha proseguito – hanno manifestato il proprio dissenso ed hanno bocciato la proposta che, però, è passata grazie ai voti del PD e dei 5Stelle. Oggi, tutti al capezzale del porto di Gioia Tauro per cercare di trovare una difficile soluzione. Ma, “piangere sul latte versato” appare ipocrito e non risolve i gravi errori di una sinistra che non ha mai tutelato gli interessi della propria nazione».

«La Lega sarà, quindi – ha concluso – a Gioia Tauro per proseguire il percorso di difesa dei diritti dei tantissimi lavoratori che rischiano di perdere il posto, delle aziende che hanno creduto nello sviluppo della struttura, negli italiani che credono nella propria nazione e che si impegnano a contribuire alla crescita e valorizzazione del sud, pur non condividendo una gestione poco attenta dell’A.P». (rcz)

L’OPINIONE / Giuseppe Gelardi: Porto di Gioia Tauro a rischio chiusura, urge intervento del Governo

di GIUSEPPE GELARDI – Il primo gennaio 2024 segnerà l’entrata in vigore della direttiva dell’Unione Europea sul sistema di scambio delle quote di emissione (ETS) per il settore marittimo. Secondo questa direttiva, la tassazione sarà calcolata non solo in base al tipo di nave, ma anche in base alla distanza percorsa. In particolare, sarà applicato uno sconto del 50% se lo scalo di partenza o destinazione si trova al di fuori dell’Unione Europea, mentre sarà applicata la tassazione completa se si tratta di porti comunitari. Questa nuova normativa ha già portato a segnali di rilocalizzazione, poiché le compagnie di navigazione stanno già pianificando l’attività di trasbordo container sulla sponda opposta del Mediterraneo, in Nord Africa.

È fondamentale trovare una soluzione per salvare il porto di Gioia Tauro.

Il Governo deve intervenire tempestivamente per evitare il rischio di chiusura di questo importante scalo marittimo.

La situazione attuale richiede un’azione immediata per preservare l’occupazione e l’economia della regione.

Il porto di Gioia Tauro ha un ruolo strategico nel Mediterraneo e la sua chiusura avrebbe conseguenze negative non solo per la Calabria, ma anche per l’intero paese. È necessario adottare misure efficaci per incentivare le compagnie di navigazione a mantenere le loro attività nel porto e per attrarre nuovi investimenti. La salvaguardia di Gioia Tauro richiede un approccio olistico che coinvolga non solo il Governo, ma anche le autorità locali, le associazioni di categoria e gli operatori portuali. È necessario promuovere una strategia di sviluppo a lungo termine che renda il porto più competitivo a livello internazionale, migliorando le infrastrutture, semplificando le procedure burocratiche e promuovendo la formazione e l’innovazione nel settore marittimo. Inoltre, è importante sottolineare l’importanza di una cooperazione internazionale per affrontare le sfide globali legate al cambiamento climatico e alle emissioni di gas serra.

La direttiva ETS per il settore marittimo è un passo importante verso la riduzione delle emissioni, ma è necessario garantire che le misure adottate non penalizzino eccessivamente i porti europei, compromettendo la loro competitività. La situazione attuale richiede un’azione immediata per salvare il porto di Gioia Tauro. Il Governo, insieme alle autorità locali e agli operatori portuali, deve adottare misure efficaci per preservare l’occupazione e l’economia della regione. Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere una strategia di sviluppo a lungo termine che renda il porto più competitivo e sostenibile. Solo attraverso una cooperazione internazionale e un impegno comune sarà possibile affrontare le sfide attuali e future legate al settore marittimo. ν

[Giuseppe Gelardi è capogruppo della Lega  in Consiglio regionale]

Saccomanno (Lega): La Calabria di fronte a sfide che chiedono soluzioni concrete e innovative

Il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, ha ribadito come «la Calabria, come molte altre regioni italiane, si trova di fronte a sfide significative che richiedono soluzioni concrete e innovative».

Dal palco di Pontida, infatti, Saccomanno ha evidenziato come «la presenza di numerosi giovani ha dato un segnale di vitalità e impegno per il futuro della Calabria. Il vice premier Matteo Salvini ha tenuto un discorso incentrato sulle prossime elezioni europee e sull’importanza di cambiare la politica europea. Questo tema sarà al centro della nostra battaglia politica. La principale linea d’azione che intendiamo seguire è affrontare i molteplici problemi che affliggono la Calabria, tra cui la famiglia, l’occupazione e, in particolare, la riorganizzazione della politica sociale e europea».

«L’occupazione è un’altra priorità, poiché la disoccupazione giovanile – ha proseguito – e la mancanza di opportunità lavorative rappresentano una grave minaccia per il futuro dei nostri giovani. Inoltre, la riorganizzazione della politica sociale e europea è essenziale per affrontare le disuguaglianze e promuovere lo sviluppo sostenibile della Calabria. Dobbiamo lavorare per ottenere fondi e risorse adeguate per investire in infrastrutture, istruzione, sanità e servizi sociali, al fine di migliorare la qualità della vita dei cittadini calabresi».

«La nostra battaglia politica sarà guidata da una visione di rinnovamento e cambiamento, con l’obiettivo di costruire una Calabria più forte e prospera. Siamo consapevoli che non sarà un percorso facile, ma con determinazione e impegno possiamo fare la differenza. In conclusione, la riunione di oggi a Pontida ha rappresentato un momento importante per la Calabria – ha concluso – con la partecipazione di numerosi rappresentanti politici e l’energia dei giovani. Siamo pronti a lottare per un futuro migliore per la nostra regione, affrontando i problemi della famiglia, dell’occupazione e della politica sociale ed europea». (rrm)