Mimmo Lucano sulla marcia di Riace: Un giorno che resterà nella storia

8 ottobre – L’ex-sindaco Mimmo Lucano (è sospeso dal prefetto di Reggio) com’è noto non ha potuto lasciare la sua abitazione durante la manifestazione di sabato a Riace, perché ancora ai domiciliari. Ha fatto pervenire ai cinquemila che sono arrivati a Riace un messaggio attraverso Chiara Sasso, coordinatrice della Rete dei Comuni Solidali. Ecco il messaggio integrale, letto dalla Sasso.
«È inutile dirvi che avrei voluto essere presente in mezzo a voi non solo per i saluti formali ma per qualcosa di più, per parlare senza necessità e obblighi di dover scrivere, per avvertire quella sensazione di spontaneità, per sentire l’emozione che le parole producono dall’anima, infine per ringraziarvi uno a uno, a tutti, per un abbraccio collettivo forte, con tutto l’affetto di cui gli esseri umani sono capaci. A voi tutti che siete un popolo in viaggio verso un sogno di umanità, verso un immaginario luogo di giustizia, mettendo da parte ognuno i propri impegni quotidiani e sfidare anche l’inclemenza del tempo. Vi dico grazie. Il cielo attraversato da tante nuvole scure, gli stessi colori, la stessa onda nera che attraversa i cieli d’Europa, che non fanno più intravedere gli orizzonti indescrivibili di vette e di abissi, di terre, di dolori e di croci, di crudeltà di nuove barbarie fasciste. Qui, in quell’orizzonte, i popoli ci sono. E con le loro sofferenze, lotte e conquiste. Tra le piccole grandi cose del quotidiano, i fatti si intersecano con gli avvenimenti politici, i cruciali problemi di sempre alle rinnovate minacce di espulsione, agli attentati, alla morte e alla repressione. Oggi, in questo luogo di frontiera, in questo piccolo paese del Sud italiano, terra di sofferenza, speranza e resistenza, vivremo un giorno che sarà destinato a passare alla storia. La storia siamo noi. Con le nostre scelte, le nostre convinzioni, i nostri errori, i nostri ideali, le nostre speranze di giustizia che nessuno potrà mai sopprimere. Verrà un giorno in cui ci sarà più rispetto dei diritti umani, più pace che guerre, più uguaglianza, più libertà che barbarie. Dove non ci saranno più persone che viaggiano in business class ed altre ammassate come merci umane provenienti da porti coloniali con le mani aggrappate alle onde nei mari dell’odio.
Sulla mia situazione personale e sulle mie vicende giudiziarie non ho tanto da aggiungere rispetto a ciò che è stato ampiamente raccontato. Non ho rancori né rivendicazioni contro nessuno. Vorrei però a dire a tutto il mondo che non ho niente di cui vergognarmi, niente da nascondere. Rifarei sempre le stesse cose, che hanno dato un senso alla mia vita. Non dimenticherò questo travolgente fiume di solidarietà. Vi porterò per tanto tempo nel cuore. Non dobbiamo tirarci indietro, se siamo uniti e restiamo umani, potremo accarezzare il sogno dell’utopia sociale. Vi auguro di avere il coraggio di restare soli e l’ardimento di restare insieme, sotto gli stessi ideali. Di poter essere disubbidienti ogni qual volta si ricevono ordini che umiliano la nostra coscienza. Di meritare che ci chiamino ribelli, come quelli che si rifiutano di dimenticare nei tempi delle amnesie obbligatorie. Di essere così ostinati da continuare a credere, anche contro ogni evidenza, che vale la pena di essere uomini e donne. Di continuare a camminare nonostante le cadute, i tradimenti e le sconfitte, perché la storia continua, anche dopo di noi, e quando lei dice addio, sta dicendo un arrivederci.
Ci dobbiamo augurare di mantenere viva la certezza che è possibile essere contemporanei di tutti coloro che vivono animati dalla volontà di giustizia e di bellezza, ovunque siamo e ovunque viviamo, perché le cartine dell’anima e del tempo non hanno frontiere. Hasta siempre».

Continuano, peraltro a pervenire messaggi di solidarietà e vicinanza a Mimmo Lucano. Il giornalista Sandro Ruotolo ha scritto su FB: «”Sei tornato pugno chiuso. Con Mimmo Lucano, sindaco di Riace, arrestato per umanità. Non ti vedevo da tempo. Sei tornato a dirci che c’è speranza, che c’è voglia di resistere, che c’è orgoglio, che c’è bisogno di riscatto. Quelle tue dita deboli che si uniscono sono potenti, ci indicano la forza dell’unità. Bentornato pugno chiuso.»
Ieri su Il Fatto Quotidiano Furio Colombo ha scritto nella pagina dei commenti col “Io difendo il sindaco Domenico Lucano”: «Non so se Domenico Lucano abbia imparato da Danilo Dolci o da Marco Pannella che quando una cosa è umana, doverosa e necessaria la fai anche a tuo rischio e pericolo. Ma certo la vita di Lucano è una vita di gesti folli (traduci: riconoscere subito i diritti di chi diritti non ne ha). Come Danilo Dolci, come Pannella. Benché oggi la Repubblica italiana se ne vergogni, Dolci è stato in prigione. E Pannella è stato più volte in punto di morte perché usava la sua arma non violenta del digiuno, per restituire diritti negati, per esempio far diventare umane le condizioni di vita nelle carceri italiane. Lucano sapeva benissimo che stava urtando contro i limiti della legge. Ma non contro la Costituzione, che ha evidentemente ispirato ogni suo gesto di soccorso ai profughi. Il suo muro da abbattere era una legge detta “Bossi-Fini” (i nomi dicono molto) che anticipa il Paese sovranista in cui stanno trasformando l’Italia. Lucano non si è domandato se devi avere l’autorizzazione della Prefettura per offrire un rifugio e il sostentamento a chi non ha più nulla. Ha anche capito, subito e da solo, contro un mare di indifferenti e di ciechi, che nuovi esseri umani che vengono a popolare un piccolo Paese bello e morente come Riace sono un soccorso che tu ricevi in cambio del soccorso che dai».