di ORLANDINO GRECO – Non posso che dare atto e merito all’impegno che la Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, sta mettendo nel riconoscere l’estrema urgenza e necessità di abbattere il divario Nord-Sud. Sin dall’inizio del suo mandato ha mostrato una certa fermezza su alcuni punti fondamentali, come quello sull’autonomia differenziata. La stessa in merito al disegno di legge sull’autonomia differenziata ha risposto, nei giorni scorsi, ad una interrogazione parlamentare presentata durante il Question time nell’Aula di Montecitorio.
La Ministra ha evidenziato come tre siano le questioni imprescindibili: finanziamento dei LEP, abbandono della spesa storica e coinvolgimento del Parlamento. Sono temi, questi, di cui L’Italia del Meridione, da anni, si è fatta portavoce e su cui poggia il suo programma politico che non è attestazione o rivendicazione di una ormai anacronistica ‘Questione meridionale’ ma mira ad una generale assunzione di responsabilità.
Una Questione che ha mostrato il suo vero volto e i meccanismi, quanto mai perversi e ben strutturati a discapito delle regioni del sud, con i quali è stata portata avanti, legittimando misure come la spesa storica. Populismo e sovranismo, escludono per definizione forme di secessione politica che viene così tradotta in secessione economica, lasciando apparentemente intatto l’assetto democratico e istituzionale ma di fatto sovvertendo e violando principi fondanti della nostra Costituzione. Ma entrambi sono arrivati al capolinea e nelle loro ‘rivendicazioni’ hanno trovato ferma opposizione, da parte di chi, meridionali o no, hanno ben compreso le reali conseguenze di quella mancata ‘unità’ in termini di equità territoriale, perequazione e giustizia sociale.
Se la riforma delle Autonomie ormai non è più rinviabile e deve trovare compimento attraverso una Legge, questa deve essere pensata in maniera tale da escludere sperequazioni tra le regioni, in particolare nelle risorse destinate alla copertura dei servizi primari, e quindi continuando a creare cittadini di serie A o B.
L’elemento imprescindibile, quindi, è e rimane il superamento e poi l’eliminazione della spesa storica, riequilibrando il rapporto popolazione-spesa pubblica che determina i livelli essenziali delle prestazioni e di assistenza, così come deve essere ridefinito il fondo perequativo, per colmare le distanze tra i territori più ricchi e quelli più poveri.
In questo momento storico, più che in altri, bisogna stare in campo, incalzare e sviluppare una visione univoca che abbia come obiettivo, ciò che oggi ci viene richiesto con linee guida chiare e precise dalla stessa Comunità Europea: abbattere i divari! Che vanno ben oltre i gap infrastrutturali, la mancanza o meno di servizi, ma definiscono il riconoscimento di quella parte del Paese dimenticata e defraudata.
Bisogna intercettare e far convergere le forze più avvedute e lungimiranti, facendo partire dal Sud una proposta forte, concreta e positiva ed inequivocabili per far capire a tutti che questo Paese o cresce insieme o, insieme, perisce. (og)