Analisi del montaggio cinematografico, tecniche da usare, dare senso alle immagine sono solo alcuni aspetti trattati questa mattina, nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti dal maestro Cristiano Travaglioli, pluripremiato montatore e collaboratore più prezioso di Paolo Sorrentino, protagonista del seminario “La lingua scritta della realtà”.
Un incontro promosso dalla professoressa Matilde De Feo, film-maker e docente di Progettazione Multimediale che, insieme al direttore Piero Sacchetti, ai docenti di Storia del Cinema Carla Ascione, di Tecniche di ripresa Giacomo Triglia, di Fashion Design Marina Lebro e di Semiologia dell’Arte Eduardo Grillo, ha voluto approfondire il linguaggio cinematografico e la sua natura interdisciplinare, con un’attenzione particolare al racconto immaginifico, al montaggio narrativo e a quello concettuale.
«Cristiano Travaglioli ci porta all’interno dei concetti più importanti che sono legati al cinema del regista Sorrentino attraverso il linguaggio del montaggio – afferma la professoressa De Feo – Un intenso seminario di 7 ore nel quale il noto montatore, apre il file dei suoi lavori agli studenti dell’AbaRC per far capire quanto il montaggio sia fondamentale per costruire un film ma, soprattutto, come può favorire la narrazione ed incidere sullo sviluppo dei personaggi. Questi seminari sono sicuramente un’opportunità non solo per la comunità studentesca ma per tutto il territorio e l’incontro odierno è di buon auspicio perché dal prossimo anno, nascerà in Accademia la prima scuola di cinema».
E’ uno scambio aperto e costruttivo quello voluto dal montatore recanatese Travaglioli (la cui collaborazione con Sorrentino ovviamente costituisce solo una parte della sua attività) con gli allievi, i docenti e i tanti aspiranti film maker perché «si può sempre imparare ed arricchirsi delle esperienze altrui».
«Restituisco ai ragazzi parte della mia esperienza attraverso molti film che ho montato ma, quello che più mi interessa, è di creare riflessioni profonde. Non c’è un unico relatore ma tanti relatori pronti a concedere intuizioni e racconti – conclude Travaglioli -. Non esiste una tecnica precisa per fare un buon montaggio, dipende molto dalla sensibilità della persona incaricata in quel momento a montare e del materiale girato che, una volta visto, suggerisce il modo in cui deve essere interpretato. Sono legato a tutti i film che ho montato anche se “Il Divo” è quello del mio vero svezzamento mentre quello più imperfetto, che ha avuto una lunga lavorazione, quasi due anni, molto interessante e dove si sono create amicizie profonde è “Fascisti su Marte” di Corrado Guzzanti: è stata un’esperienza indimenticabile». (rrc)