di MARIA CRISTINA GULLÌ – Serve un impegno comune a rispettare gli aspetti etici dell’intelligenza artificiale. È quanto è emerso dal primo simposio vaticano sull’Intelligenza artificiale, ideato e promosso a Roma da mons. Tonino Staglianò, vescovo e presidente della Pontificia Academia Theologica.
Un incontro ricco di idee e contributi che ha permesso, davanti a una folta plaea di pubblico qualificato, di poter affrontare a 360 gradi tutti gli aspetti relativi alla nuova sfida tecnologica lanciata dall’IA. Già, perché – come ha sottolineato mnons. Staglianò – di sfida si tratta se si vuole affrontare con determinazione la grande massa di problemi che il nuovo strumento comporta. È un utilizzo eccezionale, un’opportunità grandiosa, soprattutto nel campo della medicina e della scienza e per tutto ciò che concerne le valutazioni e le ricerche in funzione predittiva, ma può trasformarsi una una mezza sciagura là dove l’utilizzo distorto dello strumento può prevaricare gli aspetti etici e del rispetto della persona umana. Può diventare un veicolo (incontrollabile) di manipolazione delle idee e della veicolazione di false informazioni (fake news) mirate a distruggere un avversario o a valorizzare (senza che sussistano i presupposti) un personaggio.
La sfida consiste proprio in quetso: nel saper adeguare a criteri etici l’utilizzo degli strumenti innovativi (e per certi versi rivoluzionari) che l’Intelligenza Artificiale mette a disposizione. Al centro di tutto deve restare l’uomo, deve prevalere l’umanità sulla insensibilità delle macchine, deve mediarsi il beneficio in contrapposizione al vacuo, molto spesso irreale, mondo artificiale, per come ci può venire presentato. Non a caso, nelle scorse settimane, Papa Leone XIV ha posto al mondo il focus sulla dimensione etica dell’intelligenza artificiale: «“Stiamo vivendo un’eclissi del senso dell’umano. Accanto al progresso scientifico sono nati interrogativi inquietanti sulla nostra capacità distintiva di comprendere ed elaborare la realtà».
Questo riporta il tutto verso la necessaria adozione di una Intelligenza Sociale Collettiva e Cooperante. Il paradigma della ConCuranza torna prepotentemente al centro del pensiero antropologico delle nuove tecnologie. È su questa linea che è stato organizzato il Simposio Pontificio sull’Intelligenza Artificiale tenutosi il 24 giugno 2025 a Roma, presso la sede della Pontificia Academia Theologica di Palazzo Maffei Marescotti. L’evento, promosso dall’Accademia Teologica Pontificia, dall’Enia (Ente Nazionale Intelligenza Artificiale) e dalla rivista economico-scientifica JPE, sper discutere di “Intelligenza artificiale nell’economia del nuovo Umanesimo: l’impatto sul mondo del lavoro, le implicazioni etiche e la governance”. Ad aprire e chiudere i lavori, è stato S.E.R. Monsignor Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia Teologica, figura centrale nella riflessione su un “nuovo umanesimo” fondato sulla dignità umana e sulla giustizia. A moderare il dibattito, il giornalista ed editore Santo Strati, mentre la presidenza dell’incontro è stata affidata all’accademico pontificio Mauro Alvisi, che – con l’economista Giovanni Barretta – è stato promotore ed organizzatore dell’evento nella Capitale. Nel corso dei lavori (con una dozzina di relatori di chiara fama) è emersa in modo chiaro l’esigenza di orientare lo sviluppo dell’IA verso valori solidi: «L’intelligenza artificiale non deve sostituire l’uomo, ma aiutarlo a esprimere il meglio di sé. I giovani devono essere protagonisti di questo cambiamento», è stato uno dei messaggi centrali. Monsignor Antonio Staglianò, richiamando le parole di Leone XIV ai vescovi italiani, secondo il quale nel dibattito pubblico sull’Intelligenza artificiale l’appello all’etica non è sufficiente, ha messo in evidenza che «nasce da qui l’auspicio che sia l’antropologia cristiana lo “strumento essenziale per il discernimento pastorale».
Da qui l’importanza di una “teologia sapienziale dell’IA” che aiuti tutti gli esseri umani, resilienti alle devastazioni dell’umano nelle tante forme di barbarie esistenti: l’essere umano è “irriducibile” all’androide perché vive di una “dignitas infinita”, in quanto «creato nell’immagine e nella somiglianza dell’umanità di Cristo, sempre presente nell’intimità di Dio, nel generarsi eterno del Figlio dal Padre, nell’amore».
L’accademico pontificio Mauro Alvisi, chairman dell’assise, nella sua introduzione ha inteso sottolineare come «noi non viviamo semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma un cambiamento d’epoca, un cambiamento radicale: si parla, spesso senza cognizione di causa, di intelligenza artificiale che prende sempre più piede, perché è lo senario cogente in cui viviamo, e ha conquistato spazi incredibili sul mercato. Il mercato stesso, tra l’altro, si muove con una deregulation abbastanza simile a quella che s’impose con l’avvento della rete, del web, di Internet. Tant’è che oggi ormai i computer hanno cominciato a parlare tra loro: è il cosiddetto Internet of Things — la rete degli oggetti connessi — che sa ascoltare, vedere, e a cui sono state aggiunte gambe per camminare, ali per volare e ruote per muoversi liberamente nello spazio».
Secondo l’economista Giovanni Barretta, tra i promotori dell’iniziativa scientifica, «va posto l’accento sui molteplici impatti e le conseguenze concrete che l’intelligenza artificiale e le sue molteplici applicazioni avranno sul mercato del lavoro e sul rapporto tra lavoro e reddito, che, probabilmente, si svilupperà secondo logiche e direttrici del tutto diverse, rispetto a quelle che finora abbiamo conosciuto».
Con l’intelligenza artificiale, ha detto l’economista campano, cambia profondamente il concetto di lavoro, il modo stesso di organizzarlo, prestarlo e remunerarlo: «Rispetto a queste nuove sfide, i Governi dovranno compiere, inevitabilmente, delle scelte di campo, che incideranno profondamente sul modo stesso di organizzare la convivenza sociale, garantendo pace e benessere. Infatti, qualora dovesse accadere che con l’avvento dell’AI – per produrre – sarebbe richiesto sempre meno l’intervento umano, sarà legittimo chiedersi dove andrà a finire la remunerazione finora spettata ai lavoratori».
Sui nuovi scenari del mercato del lavoro e della tenuta stessa del sistema sociale, Giovanni Barretta ha aggiunto che «Le possibilità che si intravedono, con effetti radicalmente diversi sul rapporto di convivenza tra comunità e individui, sono sostanzialmente due: uno scenario di crescente iniquità sociale e distributiva, in cui il profitto aggiuntivo generato dall’AI andrebbe retrocesso tutto all’imprenditore; un secondo scenario, di eguaglianza sociale, in cui tale profitto aggiuntivo verrebbe distribuito in modo da contribuire al finanziamento di un reddito base universale. La possibilità maggiormente auspicabile, è quella che si potrebbe definire di coesione e di eguaglianza sociale, in cui il profitto aggiuntivo generato dall’AI venga distribuito in modo da contribuire, ove necessario, al finanziamento di un reddito base universale».
Molto apprezzati gli interventi di Valeria Lazzaroli, che con l’Enia è impegnata sul tema su più fronti, tra cui quella della formazione e di una cultura partecipata dell’AI, di Marco Palombi, economista politico, Paolo Poletti, uno dei massimi esperti in materia di cybersecurity, Rita Mascolo, economista, Filomena Maggino, esperta di statistica sociale, Alessandra Torrisi, designer e Massimiliano Gattoni, Ceo di NeurMind Agi, che ha chiuso brillantemente il terzo ed ultimo panel delle relazioni scientifiche. Ha partecipato al dibattito anche il presidente del gruppo interparlamentare Sviluppo Sud, on. Alessandro Caramiello. Il Manifesto per la pace In ocasione del Simposio è stato presentato e poi firmato dai prim proponenti il Manifesto e Dodecalogo per la Pace nel Mondo”, un documento ispirato ai valori universali della pace, dell’uguaglianza, della giustizia e dell’istruzione, con frequenti richiami alla Sacra Bibbia e ai principi fondanti del vivere comune. Il testo propone dodici impegni concreti per promuovere una cultura della pace in ogni ambito della vita sociale. Il manifesto è frutto dell’impegno congiunto di realtà diverse – dall’Accademia Teologica Pontificia, all’Enia, dall’Unai alla Svimar e all’Intergruppo parlamentare “Sviluppo Sud, Aree fragili e Isole minori”– e sarà presentato a organismi internazionali come le Nazioni Unite. L’iniziativa si inserisce nel solco del progetto artistico per dire “stop alle guerre”, “Pop Peace of Art”, lanciato il 29 maggio scorso dalla Chiesa degli Artisti di Roma, con la partecipazione di Monsignor Antonio Staglianò, teologo di fama internazionale ed autore della Pop Theology, un nuovo linguaggio di evangelizzazione sapienziale, creativa, solidale e concurante della dottrina e dell’esempio del Cristo.
In quell’occasione, il Presidente della Pontificia Accademia Teologica, approfittando del grande valore simbolico del progetto artistico “Pop Peace of Art” (un’opera pensata, creata e dipinta su tela su di una superficie di 10 metri di lunghezza per tre di altezza, da 11 artisti dell’arte contemporanea italiana ed europea del “Silver Studio Art Factory”), aveva ricordato – come ha fatto ieri al Simposio sull’AI – come la pace vada sempre cercata, perché c’è sempre, anche quando non riusciamo a vederla (superando un’impostazione binaria, quasi al pari della fisica quantistica); l’arte, la musica e la pop theology possono aiutarci in questo percorso, con un nuovo linguaggio di evangelizzazione sapienziale, creativa e solidale. (mcg)
