L’OPINIONE / Giusi Princi: Nessuna esclusione del Sud da Piano Europeo per AV

di GIUSI PRINCI – La notizia secondo la quale il Sud sarebbe fuori dal piano europeo per l’Alta Velocità è falsa e rischia di alimentare un inutile allarmismo fondato su interpretazioni superficiali di materiali divulgativi.

È necessario ribadire che la Calabria è parte integrante della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T) e del Corridoio Scandinavo–Mediterraneo, l’asse strategico che collega l’Europa settentrionale alla Sicilia attraversando l’Italia. L’infografica circolata in questi giorni è una rappresentazione schematica dei collegamenti tra le sole capitali europee e non riflette in modo puntuale la struttura complessiva della rete o le sue diramazioni territoriali. Diversa è, invece, la figura tecnica, parimenti allegata ai documenti ufficiali della Commissione, che mostra con precisione l’intera rete, comprese le tratte meridionali e le dorsali tirrenica e adriatica. In tale rappresentazione, la Calabria risulta chiaramente inserita nei corridoi dell’alta velocità.

La Commissione, inoltre, nel suo documento, definisce il completamento progressivo della rete ad alta velocità entro il 2040, comprendendo anche i tratti meridionali. La Calabria, situata nel tratto terminale del corridoio mediterraneo, rappresenta di fatto un segmento indispensabile per l’intera rete: come lo stesso testo della Commissione esplicitamente riconosce, ogni tratto incompleto o non adeguato comprometterebbe l’efficienza del sistema nel suo complesso. Ne consegue, dunque, la necessità di completare e potenziare anche le tratte calabresi, che sono al centro del piano.

La Commissione europea ha incoraggiato gli Stati membri a utilizzare la Politica di Coesione per sostenere lo sviluppo dell’alta velocità ferroviaria nei loro territori.

La Calabria, in quanto regione destinataria dei fondi della Politica di Coesione, beneficia di tali risorse per l’ammodernamento della linea tirrenica e per il miglioramento dei collegamenti con la dorsale adriatica e la Sicilia, in linea con la strategia europea di riequilibrio territoriale.

Il piano della Commissione attribuisce, inoltre, alla rete TEN-T anche un valore logistico e strategico, comprendendo il trasporto merci e la mobilità militare. In questo contesto la posizione della Calabria, porta d’accesso naturale al Mediterraneo, conferma la centralità della regione in quanto nodo strategico per la mobilità civile, militare e per il traffico delle merci, di cui il porto di Gioia Tauro rappresenta uno snodo chiave.

Auspico, quindi, un dibattito basato su dati tecnici e non su rappresentazioni semplificate o strumentali. Il Sud Italia, e la Calabria in particolare, non sono affatto marginali: sono parte integrante e strategica della mobilità europea. (gp)

(Europarlamentare)

Rigenerazione urbana, la Calabria protagonista di un nuovo modello europeo di sviluppo sostenibile

Non possiamo più permetterci città che consumano spazio, ma dobbiamo costruire città che generano vita. In Calabria questa sfida ha un significato profondo: rigenerare significa restituire dignità agli spazi, creare nuove opportunità per le persone, attrarre giovani, energie e imprese. E significa anche rafforzare una filiera delle costruzioni moderna, sostenibile e capace di coniugare bellezza, tecnologia e partecipazione». È quanto ha detto il presidente di Ance Calabria, Roberto Rugna, nel corso del seminario “Rigenerazione urbana come motore di sviluppo economico e coesione sociale”, promosso da Ance  Calabria con il patrocinio della Regione e il contributo scientifico di ABITAlab, laboratorio di ricerca del Dipartimento di Architettura e Design (dAeD) dellUniversità Mediterranea.

Rugna ha, inoltre, evidenziato la necessità di una visione unitaria e di norme certe:

«Il disegno di legge nazionale sulla rigenerazione urbana rappresenta unoccasione che non possiamo perdere. Serve un quadro normativo organico, che coordini Pnrr, fondi regionali e programmi europei, garantendo tempi certi e una governance trasparente e coerente. Solo così potremo passare dai progetti pilota alle politiche permanenti. E, in questo percorso, il social housing è una chiave strategica: dare casa non significa soltanto costruire edifici, ma costruire comunità».

La rigenerazione urbana, infatti, non può essere intesa come una semplice operazione edilizia, ma come un processo complesso che rimette al centro la persona, la qualità dellabitare e la coesione delle comunità, in una visione che integri crescita economica, sostenibilità ambientale e diritti sociali. È su questi temi che rappresentanti istituzionali, accademici, imprese e professionisti si sono confrontati nel corso dell’iniziativa 23ª European Week of Regions and Cities – #EURegionsWeek 2025, approdata per la prima volta in Calabria grazie allimpegno di Ance Calabria, della Regione Calabria e dellUniversità Mediterranea di Reggio Calabria.

Ad aprire i lavori è stato Michele Laganà, presidente di ANCE Reggio Calabria, che ha richiamato la responsabilità collettiva nella costruzione del futuro:

«Plasmare il domani insieme – ha detto – significa dare forma a una visione comune in cui cittadini, imprese e istituzioni siano parte di un progetto condiviso. Rigenerare non è solo ristrutturare o edificare, ma restituire senso ai luoghi e ricucire relazioni, funzioni e identità».

Nel suo intervento, leurodeputata Giusi Princi ha sottolineato come liniziativa calabrese si inserisca pienamente nel percorso europeo di coesione e sostenibilità:

«Questo evento rappresenta un modello concreto di governance multilivello, quella stessa che lEuropa promuove nel nuovo Quadro Finanziario Pluriennale. La Calabria si sta muovendo nella giusta direzione, costruendo sinergie tra università, mondo produttivo e istituzioni regionali. È così che si fa politica di coesione: ascoltando i territori e trasformando i bisogni in azioni».

Princi ha poi rimarcato il valore del diritto alla casa come principio cardine delle nuove politiche europee:

«Laccessibilità abitativa è oggi larchitrave della politica di coesione: lo spazio fisico deve tornare a essere anche spazio sociale, un luogo dove si costruiscono comunità e si pratica la giustizia sociale. In Europa abbiamo previsto la possibilità di destinare fino al 15% delle risorse alle politiche sociali e alledilizia residenziale pubblica. Solo riconoscendo la casa come diritto universale potremo parlare di una vera rigenerazione urbana».

Il prorettore alla Ricerca dellUniversità MediterraneaMassimo Lauria, ha posto laccento sul ruolo della conoscenza e della partecipazione:

«La nostra università si riconosce nel modello di civic university, unistituzione che non si limita a produrre sapere, ma che costruisce relazioni con la società e mette la ricerca al servizio delle persone. La speranza progettuale è un valore collettivo, che si alimenta solo se impariamo a guardare al futuro con fiducia e corresponsabilità».

Ampio spazio è stato dedicato al contributo della professoressa Consuelo Nava, direttrice del Dipartimento di Architettura e Design e responsabile scientifica di ABITAlab, che ha illustrato i risultati della Strategia ReKAP, sviluppata in collaborazione con ANCE Calabria e le sezioni territoriali di Reggio e Crotone:

«Abbiamo lavorato per costruire un modello calabrese di sostenibilità urbana, basato su conoscenza, innovazione e responsabilità condivisa. Rigenerare significa anche formare persone capaci di prendersi cura del proprio territorio. Il nostro gruppo di giovani ricercatori rappresenta la prova concreta di uneccellenza calabrese che può competere in Europa».

La seconda parte del dibattito, moderata da Michele Laganà, ha visto gli interventi del direttore generale di ANCERomain Bocognani, del dirigente del Dipartimento Programmazione Unitaria della Regione CalabriaFelice Iracà, e del presidente di Unindustria CalabriaAldo Ferrara.

Bocognani ha richiamato la necessità di una visione di lungo periodo:

«Chi non guarda ai prossimi venti o trentanni resta fuori dalle sfide del futuro. Le città del futuro devono essere progettate pensando alla qualità della vita, alla sostenibilità e alla resilienza. La nuova programmazione europea offre loccasione per ridisegnare la politica di coesione, rendendola più flessibile e orientata ai bisogni dei cittadini».

Iracà ha proposto una riflessione innovativa:

«Serve unurbanistica quantica”, capace di adattarsi e di rispondere ai cambiamenti. La sfida è creare strumenti stabili e trasparenti, che rendano attrattivi gli investimenti in edilizia sociale e favoriscano la collaborazione tra pubblico e privato».

Ferrara ha concluso evidenziando il valore della Calabria come laboratorio di sperimentazione:

«La rigenerazione urbana non è solo costruzione di opere, ma costruzione di comunità. In Calabria possiamo e dobbiamo trasformare la complessità del nostro territorio in unoccasione di crescita, diventando un modello nazionale di innovazione, coesione e sostenibilità».

A chiudere i lavori, il presidente Rugna ha ringraziato relatori e partecipanti per il contributo al confronto, sottolineando

«limportanza di continuare a lavorare insieme, in unalleanza stabile tra istituzioni, imprese, università e cittadini, per costruire una Calabria che sappia guardare al futuro con visione e fiducia».

L’OPINIONE / Ernesto Rapani: In Calabria non serve un nuovo aeroporto, ma buon senso

di ERNESTO RAPANI – In Lombardia, regione con dieci milioni di abitanti, ci sono tre aeroporti. In Calabria, con appena un milione e ottocentomila residenti, c’è chi arriva a proporne addirittura quattro. È questo il livello di approssimazione con cui si affrontano i temi dello sviluppo?

La questione non è solo numerica ma di metodo: quando si avanzano proposte che incidono sul futuro di un’intera regione, la prima cosa da fare è studiare. Studiare i flussi, la sostenibilità, le criticità, gli investimenti già in corso. Invece, troppo spesso assistiamo a dichiarazioni che nascono sulla sabbia, senza una visione concreta o un minimo di analisi. È un modo di fare politica che confonde la speranza con la propaganda e promuove divisioni tra territori.

Solo quest’anno l’aeroporto di Crotone ha già movimentato 36166 passeggeri, un segnale importante di crescita e di potenzialità. Un numero che dimostra come lo scalo pitagorico, se sostenuto con infrastrutture adeguate e collegamenti moderni, possa consolidarsi come punto di riferimento per tutta la fascia ionica.

La nuova ondata di discussioni sull’ipotetico aeroporto della Sibaritide non ha alcuna ragione d’essere. Arrivare a dire che si dovrebbe chiudere Crotone per aprire a Sibari è qualcosa che supera ogni logica. Significa non conoscere la geografia, i collegamenti, la storia di questo territorio. Davvero si pensa che un cittadino di Crotone, con l’attuale rete stradale, sceglierebbe di partire da Sibari e non da Lamezia? Costruire un aeroporto a Sibari sarebbe una nuova cattedrale nel deserto. Mentre si parla di questo progetto irrealizzabile, nessuno sembra considerare che a pochi chilometri di distanza si sta lavorando sull’aviosuperficie di Pisticci. Non possiamo permetterci di disperdere risorse e attenzione in iniziative senza futuro. La Calabria ha bisogno di concretezza, non di simboli.

Insisto sul fatto che la politica debba imparare a scegliere, non a moltiplicare promesse. Fare politica non è rincorrere il consenso momentaneo, ma saper dire anche dei no. E oggi il no a un nuovo scalo nella Sibaritide è necessario. L’Enac ha già bocciato quella proposta anni fa, giudicandola fallimentare proprio perché l’esperienza di Crotone è stata difficile. Se uno scalo non riesce ancora a sostenersi, perché dovremmo aprirne un altro?

Prima di avanzare proposte, occorre conoscere a fondo i dati e i vincoli tecnici. Chi parla senza basi rischia solo di creare confusione. Conoscere non significa perdersi nei numeri, ma leggere la realtà e capire i bisogni di chi vive e lavora in questa regione. L’aeroporto non può essere un trofeo elettorale, ma un’infrastruttura utile e sostenibile. Per il senatore, l’attenzione deve essere rivolta alle condizioni che rendono funzionale un aeroporto, non alla quantità degli scali presenti.

Non serve aprire nuovi terminal se non si garantiscono strade e treni adeguati. Non servono piste se i passeggeri non riescono a raggiungerle. Ecco perché bisogna investire su ciò che già esiste, e farlo funzionare.

Bisogna rafforzare lo scalo di Crotone, non abbandonarlo. Aumentare l’utenza, migliorare i collegamenti, creare sinergie con gli altri scali calabresi. È un obiettivo realistico e utile. L’idea è di rendere Crotone produttivo, non di chiuderlo per aprire l’ennesimo progetto destinato al fallimento.

L’aeroporto pitagorico può diventare il riferimento della fascia ionica se messo in rete con infrastrutture moderne. Ma per farlo servono investimenti seri e un impegno condiviso. Non serve inventare nuovi aeroporti, serve far volare quelli che abbiamo.

Lo sviluppo della mobilità aerea non può essere separato da quello ferroviario e stradale. Stiamo lavorando per completare l’elettrificazione della linea che collega l’Alto Ionio a Crotone. È un’opera che consentirà treni più veloci e collegamenti più efficienti. Allo stesso modo, è in corso la realizzazione del primo tratto della statale 106 da Sibari a Coserie. Ora stiamo cercando i finanziamenti per estendere i lavori fino a Crotone. Solo così possiamo rendere lo scalo davvero accessibile e competitivo. L’obiettivo è far decollare Crotone, non creare nuove illusioni. Ogni risorsa pubblica deve essere spesa con criterio. Non si può parlare di sviluppo se non si affronta prima il nodo delle infrastrutture di base. Una regione senza collegamenti rapidi e sicuri non ha futuro, indipendentemente dal numero di aeroporti che possiede. Il potenziamento dell’aeroporto di Crotone  passa anche dai collegamenti. È già allo studio, in via sperimentale, un servizio navetta su gomma tra la stazione di Crotone e lo scalo. Parallelamente, con RFI stiamo lavorando alla riconversione della stazione di Isola Capo Rizzuto da scalo merci a passeggeri, così da consentire in futuro l’arrivo diretto in aeroporto su rotaia. (er)

(Senatore di Fdi)

A Rino Barillari il Premio Armando Curcio per la carriera

di PINO NANO – Rino Barillari oggi viene celebrato e festeggiato qui a Roma dall’Associazione Armando Curcio per via del suo lavoro giornalistico, e soprattutto per il più grande archivio fotografico di cronaca di questo ultimo mezzo secolo e che porta appunto la sua firma.

«Non è stata facile la mia vita – dice –. In più di cinquant’anni di carriera ha subito 162 ricoveri al pronto soccorso, 11 costole rotte, 1 coltellata, 76 macchine fotografiche fracassate, 40 flash divelti e centinaia di manganellate negli anni del terrorismo, soprattutto quando aveva incominciato a seguire anche i vari tumulti di piazza. Chi mi conosce bene sa, insomma, quante liti per strada, quanti incidenti di percorso, quante botte ho ammaccato e quante macchine fotografiche mi abbiano rotto, ma io sono sempre andato avanti, non mi sono fermato mai, e oggi dedico questo Premio a tutti voi, perché siete anche parte della mia vita».

Questo ennesimo Premio alla Carriera conferma che Rino Barillari – oggi lui Consigliere Nazionale della FIGEC – è entrato ormai nel cuore di milioni di persone in ogni parte del mondo senza neanche saperlo, o capirne il vero perché. Una vita da star, una leggenda vivente, un artista visionario, genio e follia, sregolatezza e rigore, sorrisi e tormenti, poesia e tragedia, passato e futuro, un uomo di un fascino debordante e infettivo. A 82 anni compiuti il Re dei paparazzi romani al parterre esclusivo di questo ennesimo Premio alla Carriera racconta sé stesso e la sua vita affascinante in giro per il mondo, sentimentalmente divisa a metà tra Via Veneto a Roma e Via Veneto a Limbadi, il suo paese d’origine in Calabria, dove quando ritorna lo trattano come un divo e un’archistar.

«So che studiano le mie fotografie in ogni parte del mondo – dice sorridendo – e leggo che ho raccontato con le mie immagini 50 anni di storia repubblicana, ma non me ne sono reso conto francamente. Certo mi fa piacere, ma la vita continua».

Le sue foto più famose sono legate all’omicidio Pasolini, al rapimento di Paul Getty Junior, all’attentato a Papa Wojtyla in Piazza San Pietro, all’arresto aberrante, con le manette ai polsi, di Enzo Tortora, alla lunga stagione delle Brigate Rosse, alle tante stragi di mafia che hanno devastato e insanguinato il Sud del Paese.

Il grande Rino Barillari è dunque tutto questo insieme, e molto altro ancora. Se vuoi incontrarlo non hai che da scegliere, ogni sera lo trovi ancora tra Piazza Navona, Campo dei Fiori, San Lorenzo, Via Veneto, e la domenica mattina all’Angelus del Papa in Vaticano «perché tra la folla – sorride – c’è sempre un personaggio importante o famoso da riprendere». 

Guascone e poeta insieme. Rino lo è in tutti i sensi. 82 anni meravigliosamente ben portati. Arrogante, ma solo apparentemente, con questo suo sorriso invece eternamente pronto a rendergli giustizia, accattivante nei modi, ammaliante e avvolgente sempre e comunque. 

«Vogliamo esprimerle – si legge nella motivazione ufficiale del Premio Curcio a Rino Barillari – le nostre più sincere congratulazioni e la nostra ammirazione per questo significativo traguardo, aggiuntivo rispetto ai tanti da Lei già raggiunti».

Il Premio Armando Curcio per la Carriera è ormai arrivato alla XIX edizione, Premio – vi ricordo – fondato dall’editore, giornalista, scrittore, commediografo, Armando Curcio, ha ottenuto un importante encomio da parte della Presidenza della Repubblica e da parte del Senato, ha raccolto inoltre il patrocinio del MUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) dell’ANP (Associazione dirigenti ed alte professionalità della scuola), dell’A.GE (Associazione genitori per la scuola). Del Premio Armando Curcio, sono stati insignite tante donne e uomini del mondo del giornalismo, della cultura, delle imprese, della scuola, del cinema, del teatro; tra i tanti Maurizio Costanzo, Rita Levi Montalcini, Piero Angela, Arrigo Petacco, Mariangela Melato, Emanuele Severino e tante altre eccellenze che, nell’arco della propria carriera, si sono attivate per promuovere, con le loro iniziative, la crescita culturale delle giovani generazioni. (pn)

L’intervista di Calabria.Live al Presidente Roberto Occhiuto

di SANTO STRATI – Buongiorno Presidente.

– È stata una campagna elettorale brevissima, ma intensa. Aspra e feroce, con frequente mancanza di fair play da entrambi le parti. Se dovesse dare una valutazione, spassionata, sul suo impegno – obiettivamente notevole – in questa campagna elettorale che voto si darebbe? Può spiegare, a elezioni vinte, qual è stata – a suo avviso – la strategia vincente?

«Sono un perfezionista, e non mi accontento mai. Quindi mi do 8. È stata una campagna elettorale dura, purtroppo anche cattiva. Io l’ho condotta con grande serietà, raccontando ai calabresi tutto ciò che ho fatto in questi quattro anni e spiegando loro come avrei voluto continuare a cambiare la Regione. Penso sia stata premiata la mia concretezza, la mia autorevolezza, il fatto che i cittadini hanno potuto vedere quanto realizzato dandomi dunque fiducia per i prossimi cinque anni. Non ho fatto promesse roboanti, ho avanzato proposte sostenibili e nelle quali credo».

– Quali ritiene siano state le cose della campagna elettorale che oggi non rifarebbe? Può, comunque darne una spiegazione? Ha teso la mano al suo avversario Tridico, che molto elegantemente le ha fatto i complimenti non appena si è visto come la sua vittoria era ormai scontata. Probabilmente, il prof. Tridico tornerà a Bruxelles. Pensa davvero di poter davvero costruire una collaborazione trasversale con lui?

«Come le dicevo sono un perfezionista. Dunque, rifarei tutto, migliorandolo. Tutti coloro che vogliono collaborare per il bene della Calabria troveranno sempre porte aperte. Spero, in questa legislatura, di avere un’opposizione più stimolante e collaborativa. Negli scorsi quatto anni, tranne qualche rara eccezione, la sinistra non ha mai partecipato attivamente alla vita politica regionale: tanti attacchi politici, nessuna proposta concreta».

– Come valuta il lavoro della stampa in questa campagna elettorale? Da politico navigato è certamente in grado di esprimere un giudizio non affrettato o di maniera. Com’è cambiata la comunicazione politica su stampa, radio e tv da quando lei è entrato in politica? Che giudizio dà sui social, spesso sguaiati e dispensatori seriali di fake news e falsità, pur immediatamente riconoscibili come tali?

«Soprattutto nella fase precedente alla presentazione delle liste abbiamo avuto, contro il sottoscritto, una campagna mediatica e di odio senza precedenti. Per settimane alcuni media hanno inventato di tutto pur di tentare di indebolirmi. Fake news, attacchi, falsità che purtroppo hanno coinvolto anche i miei figli. Qualcuno si è inventato anche un genere letterario, le ‘voci’. Voci che dicevano questo, voci che dicevano quello. Quelle voci sono rimaste voci, chissà se mai esistite, certamente mai verificate, e chi sentiva le voci avrà dovuto fare una scorta di limoni e bicarbonato».

– Quali sono – secondo lei –  i punti del suo programma che hanno convinto i calabresi a ridarle fiducia? O ritiene sia prevalsa soltanto la fiducia conquistata in quattro anni di governo regionale?

«Come le dicevo prima, i calabresi hanno potuto sperimentare in questi quattro anni la mia concretezza. Se dico una cosa, poi la faccio. Altri promettevano migliaia di assunzioni e reddito di cittadinanza per tutti. Io raccontavo i risultati raggiunti nel corso della prima legislatura e lanciavo proposte mirate e precise. È stata premiata la serietà e la visione».

– I primi cento giorni sono, per ogni presidente, un momento importante per indicare il percorso che si intende seguire. Quali sono le sue priorità e quali interventi ha in mente di attuare da subito?

«Una delle prime cose che farò sarà il ‘reddito di merito’. Come ho raccontato in campagna elettorale, la migrazione nella nostra Regione inizia spesso all’Università. Chi va a studiare fuori difficilmente poi torna in Calabria. Eppure abbiamo Atenei straordinari, che il Censis inserisce tra i migliori d’Italia. Dunque voglio dare un incentivo, legato al merito, ai ragazzi calabresi che scelgono le nostre Università: 500 euro al mese a chi sarà in corso con gli esami previsti e avrà almeno la media del 27».

– La sanità è il “lato oscuro” della regione: quale strategia potrebbe trasformare – a suo avviso – quell’ “è” in “era”? Alcune sue scelte molto criticate (tipo il reclutamento dei medici cubani) sono state poi adottate anche da altri governatori…

«Il prossimo obiettivo sarà quello di liberarci dalle camicie di forza del commissariamento prima e del piano di rientro dopo. Subito dopo, tornando dopo 15 anni nel pieno governo della sanità, saremo finalmente nelle condizioni di poter riformare radicalmente il sistema sanitario regionale. Il nostro piano prevede l’accorpamento di tutti gli ospedali provinciali (sia Spoke che Hub) sotto uniche Aziende ospedaliere provinciali, con le Aziende sanitarie provinciali che invece saranno specializzate esclusivamente sull’assistenza territoriale (gestione e organizzazione delle case di comunità e degli ospedali di comunità, delle Aggregazioni funzionali territoriali, dei medici di medicina generale, delle guardie mediche, degli ambulatori, degli erogatori convenzionati di prestazioni sanitarie). Con questa grande riforma avremo un’immediata ottimizzazione organizzativa, nella gestione delle risorse, del personale, dei posti letto».

– Ha in mente un piano di incentivazioni per far tornare i medici calabresi in Calabria? Negli ospedali del Nord o di Roma, solo per fare un esempio, la lingua più parlata è il dialetto calabrese (quello dei medici e quello dei pazienti che vanno lì a farsi curare). E lo stesso vale per gli infermieri e i tecnici di laboratorio: molti hanno le famiglie al Sud e tornerebbero di corsa. È solo un problema di soldi?

«Se in anni complessi siamo già riusciti a realizzare riforme profonde e migliaia di nuove assunzioni, con l’uscita dal commissariamento la Calabria sarà pronta a varare un vero e proprio maxi-piano di reclutamento di medici e infermieri, per dare ancora più forza e futuro alla nostra sanità. Già nel 2026 potremo assumere circa 1.300 unità di personale di cui circa 350 medici, 375 infermieri, 181 operatori sociosanitari e il restante negli altri ruoli.

Avremo, inoltre, un piano strategico per reclutare nuovi medici, attraverso speciali incentivi economici che utilizzeremo per attrarre camici bianchi in servizio o pensionati che vogliono venire a risiedere e a lavorare in Calabria».

– La Calabria le ha ampiamente confermato la fiducia che già le aveva concesso nel 2021. Dopo quell’elezione su “Calabria.Live” abbiamo scritto che aspirava a diventare il Presidente dei calabresi e non della Calabria. A che punto ritiene di essere, oggi, in questo ammirevole proposito? È stato il presidente di tutti i calabresi o di una parte? E in questo caso cosa ha impedito la realizzazione di progetti che avrebbero trasformato il territorio? Fermo restando che ha davanti a sé cinque anni per portare a termine la sua visione…

«Mi sono sempre comportato come il presidente di tutti i calabresi, e continuerò a farlo. Come ho detto subito dopo la vittoria, dopo una campagna elettorale dai toni spesso feroci, adesso la Regione ha bisogno di una fase di pacificazione. Spero di avere un’opposizione incalzante, ma consapevole della reciproca necessità di abbassare i toni, per il bene della Calabria e dei calabresi”.

– Il capitale umano di cui dispone la Calabria è immenso e potrebbe davvero cambiare il volto di questa terra. Lei ha introdotto una narrazione diversa – bisogna dargliene atto – indicando una Calabria positiva che utilizza i suoi giovani e le sue donne per costruire il futuro delle nuove generazioni. Ma intanto ancora troppi cervelli sono costretti a fare la valigia, sapendo che hanno quasi sempre un biglietto di sola andata. Come pensa di fermare quest’esodo che si traduce in un impoverimento del territorio?

«Sta cambiando la percezione della nostra terra, in Italia e nel mondo. Non più come territorio segnato solo da problemi irrisolti, ma come una Regione che vuole e sa raccontare le proprie eccellenze. La Calabria, oggi, non è più la Regione che subisce le narrazioni altrui: è la Regione che scrive la propria storia, che rivendica con orgoglio la propria identità e che guarda al futuro, ai prossimi cinque anni, con la certezza di poter offrire al Paese e al mondo il meglio di sé. Le ho raccontato della mia ricetta per tentare di far restare quanti più giovani possibile. Sul resto continueremo a lavorare per attrarre investimenti e dunque opportunità. Il futuro di un territorio non si costruisce con l’assistenzialismo, ma con lo sviluppo e la crescita. Dobbiamo creare sempre più un habitat regionale ideale per le imprese e per le multinazionali che voglio scommettere sulla Calabria».

– Lo spopolamento non è solo un fenomeno calabrese. Borghi troppo piccoli sempre più abbandonati, dove rimangono solo gli anziani. Cosa ha in mente per rigenerare questi paesi, cui non bisogna sottrarre l’identità ma garantire servizi e innovazione. In quest’ultimo caso la rete è scarsa ed è difficile pensare di promuovere il South Smart Working se non ci sono connessioni a ultra banda che permettano il lavoro da remoto.

«Per contrastare il fenomeno dello spopolamento e favorire il ripopolamento dei piccoli comuni delle aree interne, la Regione attiverà il programma “Casa Calabria 100”, che prevede la concessione di un contributo fino a 100.000 euro destinato all’acquisto e alla ristrutturazione di abitazioni. Il contributo sarà riconosciuto a quanti decideranno di trasferire la propria residenza in un comune delle aree interne, con l’obiettivo di generare nuova domanda abitativa, stimolare l’economia locale attraverso il comparto edilizio e contribuire al rilancio sociale ed economico dei borghi calabresi».

– A Reggio e a Crotone si è tornati a volare. E nessuno può toglierle il merito. Ma non crede che la Calabria abbia bisogno di un grande piano per allargare la ricettività e i servizi turistici? Non basta far arrivare gli stranieri (che irrimediabilmente si innamorano subito di questa terra) ma bisogna offrire loro servizi, logistica, mobilità. E disegnare percorsi alternativi al tradizionale binomio mare/montagna. C’è il turismo culturale, religioso, quello degli escursionisti, etc. E quello delle radici.

«Noi abbiamo portato migliaia di turisti, soprattutto stranieri, con numeri record per tutti gli aeroporti calabresi. Bisogna continuare a migliorare le strutture ricettive, in Calabria abbiamo bisogno di alberghi a 5 stelle, e sulla mobilità: da qualche tempo abbiamo anche Uber. Per sviluppare questi punti occorre stimolare le imprese e attrarre investimenti. Ma mi aspetto tanto dagli imprenditori e dai giovani calabresi che vogliono mettersi in gioco. Noi stiamo mettendo a disposizione la canna da pesca e l’esca, ma adesso serve che qualcuno inizi realmente a pescare».

– I calabresi del mondo sono rappresentati all’interno della Regione da una Consulta voluta da una legge del lontano 2000. La Consulta in 25 anni ha finanziato con grande parsimonia tarantelle e sagre della salsiccia negli Stati Uniti e in Canada, solo per fare qualche esempio, ma in realtà dovrebbe diventare, con le necessarie risorse, il motore propulsore di un modello di attrazione non solo turistica per chi vuole riscoprire le proprie radici, ma un attrattore formidabile per investimenti di calabresi che hanno fatto fortuna all’estero e amerebbero fare impresa nella propria terra. Quale sarà il suo impegno in questo senso? Concorda sul grande patrimonio costituito dai calabresi nel mondo e di quanto possa valere il loro essere testimonial (gratuiti) della propria terra?

«Credo che i calabresi nel mondo rappresentino uno strumento importante per lo sviluppo e la promozione della nostra regione a livello culturale e la Consulta è senz’altro un’opportunità per costruire un ponte necessario per il ritorno dei cittadini calabresi sparsi nel mondo. Io credo molto nel Turismo delle radici. Nel Piano di promozione del turismo 2025 abbiamo inserito, tra le azioni prioritarie, anche il progetto “Turismo delle radici 2025. Il Giubileo dei Calabresi”. La promozione della riscoperta delle origini ha anche ricadute significative da un punto di vista economico e di sviluppo del territorio, soprattutto in termini di contrasto allo spopolamento dei nostri borghi. Mi piacerebbe che la Calabria si vestisse a festa per uno-due mesi all’anno e in questi due mesi potesse accogliere tutti i calabresi di seconda, terza, quarta generazione incentivando l’arrivo in Calabria magari attraverso la contribuzione sui biglietti aerei».

Dalla Calabria la vittoria di Occhiuto è un segnale per il Paese

di SANTO STRATI –La vittoria formidabile, anche se pressoché scontatissima, di Roberto Occhiuto dà un segnale chiaro al Paese, che solo chi non vuole non riesce a captare.

Gli italiani hanno voglia di “centro”, non si fidano più dei Cinque Stelle e di questa sinistra “sparsa” che dovrebbe ripensare a quello che ha presentato, come campo “larghissimo”, nel candidare il prof. Tridico.

E allo stesso tempo i Fratelli di Giorgia dovrebbero capire che la destra “esagerata” non ha futuro e occorre, necessariamente, studiare e avviare un percorso dove il centro abbia un ruolo ben definito.

Un ruolo di tutto rispetto che, volere o volare, solo Forza Italia con i suoi alleati “moderati” è riuscita a comprendere. Non ci voleva una laurea in psicologia per interpretare le aspirazioni del Paese: stanco di una conflittualità perenne destra-sinistra (che in realtà non esistono più come entità politiche) e, a volte, persino trovato a rimpiangere i tempi della “balena bianca”, quando i partiti erano “partiti” e per la politica si usava la maiuscola. Altri tempi e nessun ricambio della classe dirigente che ha costruito il Paese, lo ha fatto crescere, nel confronto (ma anche scontro) dialettico che indicava priorità e percorsi ben delineati per lo sviluppo.

Il campo largo non funziona e solo il PD di Elly Schlein continua a fingere di non capire che le “nozze” con Giuseppe Conte contengono qualcosa che gli italiani fanno fatica a digerire. Quegli italiani che sono stati illusi dal guitto incantatore Beppe Grillo e dal gran regista Casaleggio, ma che ben presto hanno scoperto che le formule, alla fine, sono uguali per tutti i partiti e le chiacchiere pentastellate non facevano certamente rimpiangere i programmi (solo a parole) della prima Repubblica.

Certo, la scadenza elettorale di oggi nella rossissima Toscana ridarà fiato a questa coalizione più raccogliticcia che coesa, ma, tra qualche mese, quando si andrà a votare in Campania, non sono da escludere clamorosi colpi di scena.

Per le elezioni calabresi, la sensazione è che questa coalizione ha giocato con l’idea di perdere, rassegnata a trovare un agnello sacrificale (Pasquale Tridico) che sì è trovato fuori ruolo e disperatamente “abbandonato” in pasto alle volpi del voto (ogni riferimento a Francesco Cannizzaro è espressamente voluto).

Da fine apprezzatissimo docente, qualificato e ascoltato economista, Tridico si è smarrito, probabilmente anche per la mancanza di buoni consiglieri, nel marasma della politica regionale e le sue genuine e sincere intenzioni sono diventate oggetto di meme e di sberleffi (che si dovevano sicuramente evitare) da parte di diversi rappresentanti del centrodestra.

Anche a Napoli il Pd ha abdicato: non ha saputo esprimere un proprio candidato in grado di rappresentare quella sinistra erede di grandi idee (e finte rivoluzioni) che si riconosce nei padri nobili dell’Ulivo (e forse con qualche rimpianto del vecchio Pci).

Fico è un altro pentastellato che non ha mai amministrato e porta in dote una opaca presidenza della Camera, di cui si ricordano più le gaffes che i discorsi, e che non ha lasciato tracce sensibili persino tra i suoi sodali.

Un perfetto “inadatto” per la poltrona di Governatore della Regione Campania la quale sta guidando, con orgoglio un rinascimento partenopeo di respiro mediterraneo e internazionale di cui il Paese dovrebbe essere orgoglioso.

La sinistra, con un nuovo improbabile campo largo, è convinta di raccogliere messe di voti, a prescindere, ma nessuno è in grado di sapere cosa farà De Luca, il Presidente spodestato da una legge “infame”, che avrebbe voluto governare a vita. Appoggerà incodizionatamente Fico, facendo prevalere il senso di appartenenza a un partito che non gli è congeniale, o metterà in atto qualche diabolico scherzetto di cui solo i politici d’alto lignaggio sono capaci?

Il segnale che viene dalla vittoria di Occhiuto dovrebbe aprire gli occhi a Giorgia Meloni. Conquistare la Campania non è una missione impossibile, anche se bisogna tener presente la legge dei numeri e a Napoli, soprattutto, la sinistra ha sempre fatto risultato, ma questo potrebbe avvenire  se la destra di governo capta questa voglia centrista e ne fa un progetto vincente.

Il candidato prescelto, il viceministro Edmondo Cirielli, già generale dei Carabinieri, non è proprio quello che ha una concreta idea di centro, però potrebbe raccogliere il consenso dei moderati che guardano con sospetto all’attuale governo, ma sono completamente delusi da una sinistra che ha smarrito il cammino.

L’eventuale perdita della Campania (ammettiamolo, non è difficile per il campo largo) significherebbe per gli elettori di sinistra l’ammissione che il re è nudo e nessuno fino a oggi ha avuto il coraggio di dirlo. Servirebbe il bambinetto della favola di Andersen a far capire all’attuale dirigenza pd e compagnia varia che non si può continuare a raccontare fandonie.

I calabresi lo hanno capito e, di conseguenza, castigato il campo largo in cui non credevano. Gli italiani, tranne quelli che guardano a Landini come futuro “imperatore” della sinistra (in disarmo), forse non ci metteranno molto a farlo capire – a volte con le lacrime agli occhi da ex compagni fortemente delusi – all’intera sinistra. Che continua a ignorare il bisogno di riformismo che il Paese esprime e la necessità di recuperare un’intesa bipartisan con il vecchio depauperato centrismo d’antan. (s)

 

Ancora ritardi per il ripristino della Diga sul torrente Lordo

di ARISTIDE BAVA – Diga sul torrente Lordo, lo spartito rimane lo stesso anche se cambiano i musicanti. La musica resta uguale e si ferma alle promesse che, da oltre 10 anni, si alternano costantemente ma rimangono sempre tali. E, intanto, quella che doveva essere una grande attrattiva per tutto il territorio della Locride rimane un arido deserto. Il problema del ripristino della Diga, ubicata alle spalle di Siderno era stato sollevato per lennesima volta, nellaprile scorso nel corso di un convegno organizzato dal Corsecom in collaborazione con l’amministrazione comunale.

Si era fatto il punto della situazione e confermato che il Ministero dellAmbiente nello stanziare 32,4 milioni di euro per cinque interventi in Calabria finalizzati al contrasto della siccità aveva destinato 22,2 milioni di quella somma per la diga sul torrente Lordo di Siderno, gestita dal Consorzio di bonifica Alto Ionio Reggino. Peraltro, si era anche parlato di un possibile incremento della somma per garantire la spesa  di circa 25 milioni necessaria a coprire un primo progetto iniziale poi rimodulato ed approvato dalla Direzione generale Dighe proprio per questo importo. È inutile dire che il progetto di ripristino della Diga, a parte i risvolti turistici e ambientali, mirava a migliorare anche la sicurezza e la gestione delle risorse idriche, sostenere lagricoltura e proteggere le risorse naturali, aspetti di notevole importanza per la Locride. Aspetti che, durante il convegno, erano stati evidenziati anche dal Commissario Giovinazzo che aveva evidenziato limportanza di contrastare la siccità precisando che lacqua della Diga era anche destinata al sistema dellagricoltura, priorità definita indiscutibile che, anche per questo motivo, doveva far considerare la Diga un importante patrimonio di tutta la Locride e non solo di Siderno. Superato questo primo step, adesso, si va avanti con lauspicio che vengano rispettati i tempi previsti dallo stesso Commissario Giovinazzo ovvero completamento dei lavori al massimo entro tre anni. Logico domandarsi, dunque, perché dopo un ritardo di più di dodici anni, con un finanziamento già accertato, sono passati anche questi ultimi mesi senza che ci sia stato nessun passo avanti. Vale la pena ricordare anche che l’invaso è stato, a suo tempo, svuotato per quello che sembrava un semplice problema ad una paratoia che inizialmente – così era stato detto – si sarebbe dovuto risolvere in tempi molto brevi. Poi con il passare del tempo e i vari accertamenti effettuati la situazione ha assunto proporzioni notevoli facendo riscontrare un notevole aumento di spesa rispetto a quanto inizialmente era stato preventivato. Adesso, finalmente, pari che la delicata problematica si avvii alla conclusione. Legittimo il timore, dunque, che, continuando a rimanere il problema in una situazione di stasi, la spesa non continui ad aumentare e la burocrazia non continui a frapporsi con la necessità di ridare alla comunità della Locride una struttura di indubbio interesse di cui si è iniziato a parlare ben 40 anni addietro quando lallora Cassa per il Mezzogiorno stanziò 70 miliardi per la sua costruzione. Linvaso venne, poi, realizzato nel 1983 e consentì laccumulo di circa 9 milioni di metri cubi dacqua. È rimasta operativa per molti anni, con benefici di varia natura per la comunità sino a quando, purtroppo, nel 2013 gli ingegneri del Consorzio bonifica si accorsero di alcune crepe nella struttura in cemento armato, probabilmente frutto di alcuni movimenti franosi. Quindi limmediato svuotamento e la sua chiusura. E siamo ad oggi, ad attendere ancora il suo ripristino. (ab)

I Consorzi di Tutela delll’area centrale della Calabria: Mirabilia, ottima occasione di crescita e valorizzazione

Mirabilia è un’ottima occasione di crescita e valorizzazione integrata di prodotti e territorio. È questo il pensiero dei rappresentanti dei Consorzi di tutela dell’Area centrale della Calabria che, sabato, prenderanno parte al progetto Mirabilia, fortemente voluto dalla Camera di Commercio Catanzaro Crotone Vibo Valentia, realizzato in collaborazione con Isnart e in condivisione con Unioncamere nazionale e 21 Camere di Commercio italiane. Sabato è previsto larrivo delle delegazioni di buyer internazionali del settore food&drink e del turismo culturale che visiteranno larea centrale della Calabria e, in particolare, le province di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia di competenza della Camera di Commercio.

Fulcro delliniziativa saranno gli incontri B2B della 13° edizione della Borsa internazionale del turismo culturale e della 9° edizione del Mirabilia Food&Drink che si configurano come una vetrina nazionale e internazionale per la valorizzazione, in una logica eco-sistemica, delle produzioni deccellenza. Centrale, dunque, il coinvolgimento e il confronto con le associazioni e i consorzi nati a tutela di prodotti fortemente identitari dei tre territori.

Le delegazioni di buyer saranno accompagnate in visita in cantine, laboratori, caseifici e frantoi per toccare con mano le peculiarità dellagroalimentare. «È un onore prendere parte a questa manifestazione e rappresentare un prodotto che racchiude la storia e lidentità della nostra terra», ha commentato Vincenzo Vinci, presidente del Consorzio per la tutela del pecorino del Monte Poro DOP.

«Le aspettative dei nostri produttori rispetto a Mirabilia sono alte – ha spiegato – occasioni come questa ci permettono di far conoscere meglio il pecorino del Monte Poro, di rafforzare la fiducia dei consumatori e di aprirci a nuovi mercati. La nostra produzione è in costante crescita e il prodotto si sta affermando non solo in Calabria e in Italia, ma anche allestero, dove cresce la domanda di eccellenze certificate e legate al territorio».

«Il progetto Mirabilia rappresenta una ottima opportunità per promuovere e far conoscere ulteriormente un prodotto che già conta su basi solide poiché copre tutto il mercato nazionale», ha spiegato Giuseppe Laria, presidente del Consorzio di tutela della cipolla rossa di Tropea IGP. «Stiamo parlando – ha aggiunto – di una produzione che si aggira attorno ai 250mila quintali medi lanno e con un valore, indotto compreso, di circa 50 milioni di euro. Chiaramente le aspettative sono molto alte, puntiamo a raggiungere quei consumatori che ancora non ci conoscono e nuove fette di mercato, grazie alla presenza di buyers internazionali».

«Confidiamo che le nostre aziende riescano a chiudere molti contratti» è laspettativa espressa da Pasquale Pugliese, componente del Consiglio dAmministrazione del Consorzio nduja di Spilinga.

«Il nostro prodotto – ha spiegato – si caratterizza per una sua storicità nelle modalità di produzione ed è strettamente collegato allarea di Spilinga, molto differente per sapore da quello prodotto in altre zone della Calabria. La nduja di Spilinga sta trovando progressiva affermazione nei mercati internazionali ma progetti come Mirabilia chiaramente offrono una visibilità enorme e consentono di conoscere i prodotti lì dove nascono».

«Lobiettivo che si propone Mirabilia è assolutamente condivisibile e rappresenta unarma vincente per riuscire a penetrare i mercati», ha detto Pierluigi Taccone, presidente del Consorzio di tutela dell’olio extravergine di oliva DOP Lametia.

«Il consorzio nasce per valorizzare la carolea, una varietà doliva tipica dellarea centrale della Calabria. Si tratta – ha proseguito – di un prodotto costante nel tempo in termini di qualità e salubrità. Nutriamo buone aspettative rispetto a questa iniziativa, ai buyers ci presenteremo con una etichetta unica che raggruppa le produzioni delle diverse aziende agricole e che sta già riscuotendo grande successo in Italia e allestero».

«Ci aspettiamo di raggiungere nuovi mercati e offrire la possibilità a sempre più consumatori di assaggiare questa prelibatezza», ha detto Francesco Scarpino, presidente del Consorzio di tutela del pecorino crotonese.

«Siamo già presenti in Australia e in Canada. Di recente – ha aggiunto – abbiamo raggiunto anche la Francia, patria dei formaggi, è questo un obiettivo che ci gratifica. Il pecorino crotonese è un prodotto certificato e si caratterizza per il suo inconfondibile sapore dolce, un gusto che gli deriva dalla sulla, erba autoctona che cresce nellarea di produzione. È un prodotto che viene molto imitato e per questa ragione siamo stati costretti a rivedere il disciplinare e a marchiarlo allorigine».

«Confidiamo di avviare nuovi rapporti di collaborazione e di commercializzazione. I nostri sono prodotti di nicchia, non puntiamo alla grande distribuzione ma a target mirati nella ristorazione e botteghe artigiane», ha spiegato Natale Carvello, presidente del Gal Kroton. «Nellambito del progetto speciale Mirabilia – ha continuato – proporremo degustazioni di prodotti tipici con lobiettivo di recuperare le tradizioni enogastronomiche locali. Avremo formaggi, ricotta affumicata, salumi, particolari varietà di olive e poi ancora sarde e alici. È un ricco e variegato patrimonio, strettamente connesso al territorio. Lavoriamo in direzione di una riscoperta, anche in chiave gastronomica».

«Mirabilia è unimportante occasione per valorizzare ulteriormente la nostra denominazione e favorire lincontro diretto tra le imprese associate e buyers internazionali», ha commentato Carlo Siciliani, presidente del Consorzio di tutela Vini DOC Cirò e Melissa che vanta la denominazione storica per eccellenza della Calabria, la prima riconosciuta nella regione e oggi anche la prima DOCG calabrese.

«Crediamo che simili iniziative contribuiscano a consolidare limmagine della Calabria del vino nel mondo – ha detto – promuovendo non solo i prodotti ma anche il territorio che li genera, ricco di storia, cultura e accoglienza. Siamo già presenti sui principali mercati nazionali e internazionali nella fascia dei vini di qualità che esprimono identità e autenticità territoriale. È il risultato di una strategia condivisa tra imprese e professionisti del territorio, che hanno scelto di puntare su una narrazione collettiva del Cirò e del Melissa come vini ambasciatori della Calabria nel mondo». (rcz)

L’opinione / Manuela Labonia: La nuova rappresentanza politica quasi interamente femminile segnale di cambiamento

La nuova rappresentanza politica del nostro territorio, quasi interamente al femminile, è un segnale di maturità e di cambiamento per la Calabria. È la prova che la politica, anche nei territori più piccoli e lontani dai centri decisionali, può finalmente parlare con una voce nuova, più autentica, più vicina alle persone. Un riconoscimento al valore, alla competenza e al radicamento delle donne, che siedono in Consiglio regionale – Elisa Scutellà, Rosellina Madeo, Pasqualina Straface, Filomena Greco e Luciana De Francesco – tutte espressione diretta di un territorio che trova una forte rappresentanza di genere. Il risultato di questa tornata elettorale restituisce dignità e speranza a un territorio che ha sempre creduto nella partecipazione e nel merito. Il fatto che siano donne a rappresentarci in Consiglio regionale non è un caso, ma il frutto di una maturazione collettiva. Le donne della Sila Greca e dello Jonio Cosentino sono da sempre protagoniste silenziose dello sviluppo locale: amministrano famiglie, imprese, associazioni e comunità, spesso in condizioni difficili. È stata una campagna elettorale rapida ma non priva di contenuti. Grazie a quanti, nel territorio, hanno sostenuto con convinzione il progetto dellarea riformista guidata da Pasquale Tridico, riconoscendo nel suo percorso una visione nuova di politica partecipata. È stata una proposta coraggiosa, che ha parlato di equità, diritti e territorio, e che ha saputo accendere un dibattito sano, soprattutto tra i giovani e tra chi crede ancora che la politica possa essere servizio e non appartenenza. Ci auguriamo che il presidente Roberto Occhiuto, riconfermato alla guida della Regione, possa avere a cuore quel percorso di crescita equa e omogenea dei territori, senza lasciare indietro nessuno. Allo stesso modo, confidiamo nel lavoro di tutte e di tutti i consiglieri eletti, affinché le istanze di questarea della Calabria trovino spazio e ascolto nelle sedi in cui si decide il futuro della Calabria.

I piccoli comuni rappresentano la spina dorsale della nostra regione. Rilanciare le aspettative delle periferie, dei borghi, dei centri dellentroterra, significa restituire equilibrio e dignità alla Calabria. È su questo terreno che chiediamo continuità e impegno al prossimo Governo della Regione. (ml)

(Sindaca di Pietrapaola)

Alla chirurga Franca Melfi il Premio Brutium 2025

di PINO NANO – A proposito di “Eccellenze”, è dell’altra sera all’Hotel Europa di Rende una manifestazione di alto valore non solo scientifico, per via della presenza degli ospiti invitati, ma soprattutto di alto valore culturale e accademico soprattutto per l’eleganza e lo stile per come la serata si è svolta. Perché la vera “regina” della Tredicesima Edizione del Premio Brutium 2025, promosso dalla Fidapa BPW Italy, che è la Federazione italiana donne arti professioni affari, è stata la professoressa Franca Melfi, uno dei medici chirurghi tra i migliori che abbiamo oggi in Italia.

Non mi si rimproveri per favore se uso il termine al maschile, ma forse dà meglio il senso della storia di questa studiosa calabrese, e credo che Lucia Nicosia, Presidente della Fidapa, non potesse scegliere di meglio per questa tredicesima edizione del Brutium dedicato appunto al mondo delle eccellenze.

Partirei dalla motivazione del premio, che dice testualmente: “Eccellenza calabrese nel mondo, Pioniera della Chirurgia Toracica Robotica, Scienziata e Docente di fama internazionale per l’impegno instancabile nella ricerca e nella medicina, per il contributo straordinario al progresso scientifico e per aver tracciato nuove strade nel campo della salute, mantenendo sempre vivo il legame con le proprie radici. Modello di competenza, determinazione e visione per le nuove generazioni e simbolo del valore delle donne nelle professioni e nella società”.

Siamo soddisfatte – dice oggi la Presidente della Fidapa Lucia Nicosia – «perché questo prestigioso riconoscimento ha celebrato ancora una volta il merito, la cultura, la scienza e l’impegno sociale, illuminando le figure che, con passione, competenza e dedizione, hanno contribuito in modo significativo al progresso della società. È stato insomma un tributo a chi ha saputo trasformare il talento in azione concreta, lasciando un’impronta duratura nella comunità e nel panorama internazionale».

Parterre delle grandi occasioni per questa serata così speciale, straordinario padrone di casa il giornalista Attilio Sabato, direttore di Teleuropa Network ma soprattutto icona del giornalismo televisivo in Calabria. Con lui e accanto a lui anche il Rettore dell’Università della Calabria, Nicola Leone, il direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza Vitaliano De Salazar, la fondatrice del Premio Brutium Tania Frisone, e la presidente del Distretto Sud Ovest della Fidapa Franca Dora Mannarino.

Per Franca Melfi una vera e propria standing ovation, ma assolutamente scontata e meritata. Professore ordinario di Chirurgia Toracica all’Università della Calabria e all’Università di Pisa, nonché direttrice del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare e delle Specialità Chirurgiche dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, Franca Melfi – spiega in sala Attilio Sabato – ha segnato una svolta storica nella medicina europea.

Parliamo infatti della prima donna chirurgo che in Italia ha eseguito i primi interventi toracici con il robot Da Vinci, aprendo nuove frontiere nella chirurgia minimamente invasiva. Basti pensare che la sua dedizione alla formazione – e questo glielo riconosce il mondo scientifico che oggi più conta in Italia – «ha proiettato l’Italia al centro della chirurgia toracica mondiale, plasmando decine di medici provenienti dai quattro angoli del pianeta e trasformando la conoscenza in un patrimonio condiviso di eccellenza e innovazione».

Ma ciò che ha distinto davvero la studiosa Franca Melfi dal resto del suo mondo accademico – sottolineano i vertici della Fidapa – non è stata soltanto la sua straordinaria competenza tecnica, ma «È stato l’equilibrio tra eccellenza scientifica e umanità, tra rigore chirurgico e attenzione costante per ciascun paziente».

Perché negarlo? La sua carriera ha riflettuto i valori cardine della Fidapa, che sono “merito, solidarietà, inclusione e servizio”, la professionalità coniugata dunque a responsabilità sociale e impegno verso il prossimo.

«Sono questi – sottolinea la Presidente Lucia Nicosia – i principi hanno ispirato ogni azione, ogni progetto e ogni iniziativa della Federazione, trasformandosi in pratiche concrete per costruire una società in cui le donne possano esprimere pienamente il proprio potenziale, contribuire al progresso collettivo e vivere in un ambiente di rispetto, equità e opportunità».

C’è ancora molta gente che in Calabria non crede a queste cerimonie, ma queste cerimonie servono per spiegare ai più giovani che non tutto “laggiù” va letto in chiave negativa. Da quando Franca Melfi è arrivata all’Università della Calabria e all’Ospedale di Cosenza ha eseguito centinaia e centinaia di interventi chirurgici che altrimenti ci saremmo solo sognati. È evidente, non da sola e mai da sola, perché dietro un grande chirurgo come lei c’è sempre un team di assoluta grandezza. (pn)