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Ammendolia (Comitato 22 ottobre): Un tavolo di concertazione permanente sulla Limina a Roma

Ammendolia (Comitato 22 ottobre): Un tavolo di concertazione permanente sulla Limina a Roma

di ARISTIDE BAVALa problematica della chiusura della superstrada Ionio – Tirreno assume sempre più rilevanza sociale.  Con una lettera aperta indirizzata alla presidenza dei sindaci scende in campo anche Ilario Ammendolia, presidente della Associazione 22 ottobre di Siderno, peraltro, già lui stesso anni addietro presidente del Comitato dei sindaci della Locride.

«Credo – scrive Ammendolia – non ci sia alcun luogo al mondo in cui, in anni diversi, si sia concepita, progettata, finanziata e appaltata la messa in sicurezza di tre chilometri di galleria programmando una chiusura di due anni d’una arteria stradale vitale per la Locride ma importante per la Calabria intera. Il tutto senza informare i cittadini del Territorio e senza discutere con le Istituzioni. Ovviamente come tutti auspico l’assoluta sicurezza dei viaggiatori e non ho alcuna pretesa di dare risposte tecniche al problema e tuttavia sono sicuro che queste ci siano».

«Basta non sentire una sola “campana” che poi è quella che porta gravi responsabilità circa la situazione che si è venuta a creare. Ciò detto, pongo un problema molto più serio ed è quello della credibilità dello “Stato”, in tutte le sue articolazioni, in Calabria. Se è vero com’è vero che la Locride è diventata un territorio “difficile” – e non per propria colpa – è altrettanto vero che una frustata in faccia come la chiusura della Limina, potrebbe essere la classica goccia che fa traboccare il vaso. E sinceramente mi auguro che questi trabocchi perché non è accettabile che la men che mediocre classe dirigente tratti i cittadini della Locride e della Calabria tutta come massa inerte, priva di intelligenza e di dignità».

Ammendolia, che è stato anche sindaco di Caulonia precisa che «così facendo sì spingono i cittadini a collocarsi fuori (o contro) lo Stato. Ed è ciò che noi che abbiamo creduto e crediamo nella Costituzione non vogliamo e non possiamo consentire». 

La disanima, a questo punto diventa impietosa, e si sofferma sugli altri grossi problemi del territorio. «Tutto ciò – dice Ammendolia – per una strada sia pure molto importante? No, la chiusura della Limina arriva dopo il disastro della sanità, la distruzione delle ferrovie, la proposta infame di autonomia differenziata, il fallimento nella gestione del Pnrr, la crisi della Giustizia, l’abbandono della diga sul Lordo. E soprattutto arriva dopo aver annullato ogni protagonismo democratico dei cittadini della Locride e ogni credibilità delle Istituzioni in Calabria. La strada Jonio – Tirreno è stato frutto di dure lotte passate. Credo fosse la metà degli anni ’60 quando i cittadini della Locride si riunirono in massa a Marina di Gioiosa occupando lo spazio tra il torrente Torbido e il Lordo».

«Una sola rivendicazione: la strada Jonio- Tirreno. La spinta dal basso si coniugò alle varie sensibilità politiche presenti nelle Istituzioni. La strada si fece malgrado i mille problemi che ci furono e furono superati perché la forza dei cittadini era diventata forza delle Istituzioni. Nel 2010, dopo il delitto Fortugno e dopo i fatti di Duisburg mi sono trovato a ricoprire la carica di presidente della Associazione dei Comuni della Locride. Risale a quel periodo il “progetto d’urto della Locride” che ha portato, soprattutto dopo le intimidazioni alla sindaca Lanzetta, all’approvazione del “Protocollo della legalità” (il nome è stato scelto dal Ministero dell’ Interno)».

«In occasione della firma del documento da parte della Ministra Cancellieri (venuta appositamente a Locri) sono stati solennemente assunti una serie di impegni tra cui, il più importante, la costituzione di un Tavolo di concertazione semestrale presso il Ministero dell’interno per esaminare con gli altri ministeri, la Regione, la Provincia e tutti gli enti ricadenti sul nostro territorio l’attuazione degli impegni presi e sottoscritto. Fu un momento alto e, sinceramente non ho mai capito perché da parte dell’associazione dei Comuni si sia fatto decadere tale tavolo. Da lì comunque sarebbe necessario ripartire».

Quindi la proposta concreta: «Un tavolo di concertazione sulla Limina a Roma e la richiesta di renderlo permanente. Solo così ognuno finirà di recitare a soggetto. Probabilmente a Roma saranno sordi (lo sono da secoli) e allora oggi come mezzo secolo fa sarà necessario chiamare e richiamare all’impegno democratico i cittadini, le associazioni, i partiti, i sindacati. La Chiesa. Oggi come negli anni scorsi la nostra “barricata” ideale dovrà essere la Costituzione. I cittadini della Locride, della Piana e delle altre zone interessate non dovranno mobilitarsi per una giornata ma per il tempo che sarà necessario. Non dovrà essere una lotta generica e lamentosa ma con obiettivi e scadenze sottoscritte e precise».

«Siamo ancora in tempo? Si, lo siamo. Comunque – conclude Ammendolia –  non possiamo arrenderci senza combattere». (ab)

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