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BUONA CRESCITA DI IMPRESE IN CALABRIA
MA SI DEVONO SUPERARE RITARDI ATAVICI

Fare impresa in Calabria

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Rilanciare e sviluppare, ulteriormente, il sistema produttivo calabrese. Una sfida che non è impossibile, ma che ha bisogno di un aiuto concreto e, soprattutto, corale.

Come è emerso da uno studio condotto dalla Direzione Studi e Ricerche Intesa San Paolo, «l’economia calabrese, negli ultimi anni, ha mostrato un’evoluzione peggiore rispetto alla media italiana. Più fattori hanno condizionato la dinamica economica della regione. Tra questi spicca la bassa propensione a investire che in prospettiva vincola il potenziale di sviluppo di questo territorio».

«Grazie a una recente indagine condotta sulla rete territoriale di Intesa Sanpaolo che ha coinvolto più di 120 gestori attivi in Calabria – continua lo studio – è stato possibile individuare le priorità per il tessuto produttivo del territorio: spiccano gli investimenti in fonti rinnovabili, l’efficientamento dei processi produttivi, l’ottimizzazione dei contratti di fornitura di energia, l’intensificazione dei rapporti di filiera, la digitalizzazione e il capitale umano. Sempre da questa rilevazione sono emerse interessanti indicazioni di cambiamento: nel corso del 2022, infatti, le imprese calabresi hanno mostrato un’accelerazione degli investimenti in autoproduzione e in efficientamento dei processi produttivi».

«È, inoltre – si legge – evidente una buona attenzione all’adozione di misure dirette a ridimensionare l’impatto ambientale: tra queste spicca la riduzione dei consumi di acqua, implementata dal 47% delle imprese calabresi con almeno 3 addetti, più della media italiana che si ferma al 40%; è poi diffusa la gestione dei rifiuti finalizzata al contenimento e al controllo di inquinanti (41,7% vs 38,8% Italia) e il risparmio del materiale utilizzato nei processi produttivi (38,2% vs 35,2% Italia). Al pari di quanto osservato in ambito italiano, è ancora basso l’uso di materie prime seconde (15,6% vs 14,2%)».

«Anche in Calabria emerge la centralità delle filiere produttive, particolarmente diffuse nel settore agro-alimentare – continua ancora lo studio –. In Calabria sono 39 le produzioni DOP/IGP, di cui 20 cibi e 19 vini. In particolare, spicca la Cipolla Rossa di Tropea che è tra i primi dieci prodotti ortofrutticoli italiani DOP e IGP per valore della produzione (14 milioni di euro nel 2021). Il territorio calabrese primeggia in Italia anche nella produzione di olive (25% del totale nazionale, seconda regione dopo la Puglia per ettari) e agrumi, in particolare arance (il 26% del totale italiano), clementine (70%), mandarini (39%), bergamotto (100%). Grazie a queste eccellenze, l’export agroalimentare della Calabria è più che raddoppiato dal 2008 al 2022, passando da circa 120 milioni di euro a quasi 290».

«Nei primi sei mesi del 2023 ha superato i 160 milioni di euro – conclude lo studio – con una crescita del 19% a prezzi correnti rispetto allo stesso periodo del 2022. In prospettiva, la regione deve superare almeno in parte i suoi ritardi nel digitale e nell’innovazione, dove occupa le ultimissime posizioni in ambito italiano. Va poi affrontato il tema del capitale umano: ogni anno la Calabria perde giovani laureati che vanno a lavorare in altre regioni italiane o all’estero. Tra il 2012 e il 2021 sono stati complessivamente persi 20.564 giovani laureati tra i 25 e i 34 anni che hanno cercato opportunità lavorative altrove. La percentuale di NEET, inoltre, tocca punte molto elevate in Calabria ed è stata di poco inferiore al 30%».

Da questi numeri è stato presentato l’accordo sottoscritto tra Intesa San Paolo e Confindustria, proprio sul tema della sostenibilità, della transizione energetica e della digitalizzazione delle Pmi. L’accordo mette a disposizione 1,5 miliardi di euro per le imprese calabresi, nell’ambito dei 150 miliardi di euro del plafond nazionale.

Ad aprire i lavori, i saluti di Aldo Ferrara, Presidente Unindustria Calabria, Giuseppe Nargi, Direttore Regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo, e Domenico Vecchio, Presidente Confindustria Reggio Calabria.

Gregorio De Felice, Chief Economist di Intesa Sanpaolo, ha analizzato le prospettive dello scenario economico italiano e della Calabria; Anna Roscio, Executive Director Sales & Marketing Imprese di Intesa Sanpaolo, ha illustrato i contenuti dell’accordo nell’ambito del percorso congiunto tra banca e associazione a favore delle imprese. Emanuele Orsini, Vice Presidente per il Credito, la Finanza e il Fisco di Confindustria, e Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, si sono confrontati nel dibattito conclusivo su competitività, innovazione e sostenibilità. Sono i tre driver indicati dal protocollo nazionale per promuovere anche sui territori l’evoluzione del sistema produttivo in coerenza con le linee guida del Pnrr, ponendo al centro della collaborazione azioni a supporto delle aziende calabresi in ambito di digitalizzazione e innovazione, rafforzamento della struttura finanziaria e patrimoniale, potenziamento delle filiere e sostenibilità.

Inoltre, con il programma ‘Motore Italia Transizione Energetica’, Intesa Sanpaolo ha approntato una serie di iniziative per incentivare gli investimenti in energia da fonti rinnovabili e favorire i processi di autonomia energetica delle imprese italiane aumentandone la competitività e generando benefici economici, ambientali e sociali.

Per Orsini, «lo scenario economico è in forte rallentamento, con un PIL che, secondo le previsioni del Centro Studi Confindustria, crescerà dello 0,7% nel 2023 e dello 0,5% nel 2024. Pesa in particolare l’attuale stallo degli investimenti che nel 2022 segnavano un +9,7% – trainando la crescita del Paese – e che invece nel 2023 sono scesi a +0,5%, con una stima di ulteriore peggioramento nel 2024 (- 0,1%), bloccati, tra gli altri fattori, dal forte aumento dei tassi, che frena la domanda di credito e dall’incertezza normativa».

«Ma gli investimenti sono cruciali – ha rimarcato – per affrontare e completare la transizione sostenibile e digitale in atto. Per questo è essenziale che la manovra di bilancio oggi in discussione contenga misure mirate realmente in grado di favorirli, per promuovere competitività e crescita delle imprese italiane. Vanno in particolare confermate e rafforzate le garanzie pubbliche per Pmi e midcap, occorre una riforma dell’IRES tesa a premiare gli investimenti e serve varare un grande piano Transizione 5.0, finanziato dal Pnrr. Si dovrà poi assicurare un efficace e tempestivo funzionamento della Zes unica del Mezzogiorno, che potrà giocare un ruolo determinante per trainare lo sviluppo dell’economia meridionale. La partnership tra Intesa Sanpaolo e Confindustria rappresenta, in questo quadro, un volano essenziale per supportare investimenti, ineludibili per agganciare le transizioni e sostenere la crescita delle imprese».

Barrese, invece, ha ribadito la necessità di «valorizzare le potenzialità del Sud Italia, che rappresenta la settima area europea nel comparto manifatturiero e ospita un quarto delle filiere del Paese. Confindustria e Intesa Sanpaolo condividono questa esigenza e offrono soluzioni concrete e modulabili per le nuove necessità delle Pmi calabresi».

«Il rinnovato accordo con Confindustria punta a garantire un accompagnamento congiunto e il sostegno finanziario necessario per realizzare piani di crescita, di innovazione e di transizione energetica nell’ottica della sostenibilità – ha concluso –. Gli elementi alla base di questo accordo rientrano nell’ambito del nostro impegno complessivo ad attivare, nell’arco del Pnrr, erogazioni a medio-lungo termine per oltre 410 miliardi di euro, di cui 120 destinati alle Pmi».

Il presidente di Confindustria RC, Domenico Vecchio, ha evidenziato come «l’attenzione che le banche rivolgono alla città metropolitana di Reggio Calabria, deriva dal fatto che, in ballo ci siano importanti risorse, perlopiù assegnate per la transizione ecologica e sostenibile, ma anche perché, le stesse banche, rivolgono sempre particolare attenzione agli industriali aderenti a Confindustria Reggio Calabria, che hanno il polso della situazione, frutto di tanta esperienza, lungimiranza e conoscenza di questo territorio».

«Abbiamo più volte detto che la soluzione per far ripartire l’Italia sia far partire il Sud – ha ricordato –. Intesa Sanpaolo, anche in virtù dell’accordo sottoscritto con Confindustria, si sta attivando per instaurare rapporti di collaborazione importanti, con gli imprenditori dell’area metropolitana. Noi ci faremo trovare pronti, per recitare a dovere il nostro ruolo».

«L’attenzione e il sostegno della Banca all’economia calabrese sono costanti, sia sul fronte del supporto alle famiglie che sulle azioni di sviluppo e crescita del tessuto imprenditoriale», ha ribadito Giuseppe Nargi.

«Infatti abbiamo già accompagnato oltre 1.000 imprese clienti della Direzione Regionale ad aggiudicarsi bandi del Pnrr. Continueremo a sostenere gli investimenti in progetti all’avanguardia nel Sud e a favorire la crescita sostenibile dell’industria turistica e gli insediamenti produttivi nella Zona Economica Speciale – ha concluso –. Intesa Sanpaolo ha infine costruito, grazie al contributo dei due Innovation Hub meridionali, una rete di relazioni territoriali con imprese, incubatori, centri di ricerca e università che ne ha consolidato il ruolo di principale banca per il Mezzogiorno».

Ma non sono solo gli industriali e Intesa Sanpaolo a guardare al futuro delle Pmi. Nei giorni scorsi, infatti, l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì, ha presentato l’avviso per sostenere gli investimenti produttivi, rafforzare la competitività delle nostre imprese e creare posti di lavoro.

«Iniziamo quindi – ha specificato Varì – a spendere le risorse del Programma regionale Calabria 21/27, le risorse comunitarie, a vantaggio delle imprese. Il Bando pubblicato oggi, ‘sostegno agli investimenti in impianti e macchinari delle Pmi’ consentirà alle imprese calabresi di ampliare e rinnovare attrezzature ed impianti, renderli innovativi e conformi alle esigenze dettate dalla transizione ecologica e digitale. Ha una dotazione di 25 mln di euro e ogni impresa potrà effettuare investimenti tra 30 e 500 mila euro con possibilità di ottenere un fondo perduto tra il 50 ed il 60%».

Stesso discorso per la BCC Mediocrati. La banca, infatti, ha erogato 15 milioni di euro per 600 pratiche di microcredito. Numeri emersi nel corso del Piccolo Festival della Microfinanza di Fuscaldo, in cui sono stati snocciolati dati importanti: Con il percorso gratuito di formazione all’autoimpiego “Yes I Start Up” sono state finanziate 840 attività. 1960 imprese sono nate, invece, grazie all’intervento dell’Ente Nazionale per il Microcredito (ENM). Per quanto riguarda Resto al Sud, in totale, sono stati 47mila i progetti presentati, 6800 in Calabria. Di questi ne sono stati approvati 2250, il 44% nella provincia di Cosenza.

Il microcredito rappresenta, dunque, uno strumento di sviluppo economico che permette l’accesso ai servizi finanziari alle persone in condizioni di povertà ed emarginazione. Nell’ultimo rapporto Istat sulla povertà aumentano le famiglie in condizione di disagio in Italia e in Calabria, più che altrove, sale vertiginosamente la soglia della povertà assoluta. La microfinanza può diventare, pertanto, uno degli strumenti per emanciparsi, per raggiungere autonomia economica, per crearsi un lavoro e soprattutto può essere un’occasione per i giovani.

«Lo spopolamento è il dramma dei nostri paesi – sottolinea la portavoce e ideatrice del Piccolo Festival della Microfinanza, Katia Stancato che proprio per questo sceglie come location della kermesse piccoli centri come Fuscaldo – a questo dramma rischia di sommarsi una desertificazione del talento. Senza questo non ci può essere leadership, né imprese in attesa. Se ci lasciano i giovani non è solo un danno produttivo, ma anche un danno creativo. Il Mezzogiorno non solo deve restare, ma deve anche progettare. L’auspicio è costruire insieme un Mezzogiorno che ama il Mezzogiorno. La nostra piccola manifestazione vole essere un tassello di cambiamento per i nostri territori». (ams)

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