di PAOLA LA SALVIA – La Calabria, simbolo del fascino e dell’antica cultura del Mezzogiorno, si distingue per un patrimonio storico, archeologico e tradizionale di inestimabile valore. Questa Regione è un caleidoscopio identitario, sapientemente forgiato nel tempo dall’incontro e dall’influenza di varie civiltà che hanno lasciato sul territorio un segno indelebile, quali quella ellenica, quella romana e quella normanna.
La stratificazione di lingue, costumi popolari e pratiche religiose ha creato un retaggio unico, ove la tradizione convive in perfetta armonia con la modernità del presente. Questo connubio si esprime nelle feste popolari, dove ancora sopravvivono antichi rituali, nell’artigianato di ceramiche, tessuti e oggetti d’arte creati secondo tradizioni secolari, e in una cucina che intreccia sapori ancestrali con tocchi di modernità. Queste espressioni culturali sono il riflesso di una società che, pur avendo vissuto momenti difficili, ha saputo rinnovarsi e investire nel proprio futuro.
Purtroppo, questa ricchezza viene troppo spesso ridotta genericamente a uno stereotipo: quello di essere prevalentemente “terra di mafia”. È innegabile come una delle organizzazioni mafiose più potenti al mondo, la ‘Ndrangheta, abbia trovato radici proprio in questo territorio, ma questa organizzazione criminale, oggi, è presente in Calabria come nel resto d’Italia (oltre che in molte parti del mondo) rappresentando, pertanto, un problema globale. Perciò la presenza di questo fenomeno criminale non può e non deve oscurare il forte senso di integrità, onestà e impegno civico che caratterizza la maggioranza dei calabresi e oscurare le tante realtà virtuose presenti sul territorio, come imprenditori onesti, associazioni culturali vivaci, giovani innovatori e cittadini che si impegnano per il riscatto sociale della loro comunità.
In un contesto in cui il timore di infiltrazioni mafiose e l’instabilità giuridica compromettono l’immagine di interi territori, gli investitori nazionali ed esteri tendono a concentrare il loro interesse su aree percepite come maggiormente stabili e sicure, e l’assenza di investimenti incide negativamente anche sul turismo, una delle potenziali risorse economiche più importanti della Regione.
Il risultato è un circolo vizioso che crea ripercussioni economiche di notevole rilievo, ove la mancanza di investimenti si traduce in stagnazione economica, riduzioni nelle opportunità lavorative e un progressivo indebolimento del tessuto sociale locale. Infine, il peso degli stereotipi influisce negativamente anche sull’identità della comunità, specialmente quella dei più giovani, che spesso si sentono esclusi e rassegnati a fronte di questa visione pregiudizievole.
È manifesto come in un territorio l’assenza di capitali e di fiducia nel sistema economico e istituzionale non solo rallenta la crescita, ma alimenta anche una spirale migratoria soprattutto tra i giovani che, alla ricerca di un futuro migliore, decidono di abbandonare quelle aree. La fuga di capitale umano impoverisce ulteriormente i luoghi diminuendo le possibilità di sviluppo innovativo e consolidando un clima di sfiducia che si ripercuote su ogni aspetto della vita comunitaria.
Ed è proprio attraverso tali dinamiche che la mafia consolida il proprio potere. È notorio, infatti, come la criminalità organizzata trovi terreno fertile, che le consente di espandersi e di rafforzarsi, proprio in contesti segnati da povertà e arretratezza sociale ed economica.
Per una efficace attività di prevenzione e di contrasto contro la criminalità organizzata lo Stato deve, pertanto, intensificare la propria presenza e operare in maniera più efficace, soprattutto nei territori in cui le organizzazioni criminali cercano addirittura di sostituirsi alle Istituzioni. Di conseguenza, risulta fondamentale migliorare i servizi offerti, potenziare le reti di assistenza sociale e incentivare l’occupazione. Garantire un lavoro dignitoso rappresenta, infatti, uno strumento potente contro il crimine organizzato.
Recentemente in Calabria si è verificato l’ennesimo scioglimento di un Consiglio Comunale e questo accadimento è stato riportato da alcuni media come un fatto che prova come non si riesca ad allontanare la mafia da questa terra. Su tale vicenda è doverosa una riflessione: perché per azioni di singoli bisogna coinvolgere e infangare interi territori? A chi giova tutto questo? Questa narrazione distorta offusca il vero volto di una Regione che, come ogni altra parte d’Italia, ha le sue problematicità ma anche innumerevoli punti di forza.
La vita in Calabria è ben diversa da quella che viene descritta da qualche racconto e i calabresi non ci stanno a vedere la loro identità ricondotta a un singolo stereotipo, che tende a generalizzare e stigmatizzare un’intera comunità sulla base di azioni criminali commessi da una minoranza.
La Calabria è molto più della mafia: la realtà quotidiana, infatti, racconta una storia molto diversa, quella fatta da una comunità che, nonostante le difficoltà economiche e sociali, si contraddistingue per il lavoro onesto, la solidarietà e l’orgoglio per le proprie radici.
In Calabria vi sono molte persone che ogni giorno si impegnano per cercare di creare un tessuto sociale sano e dinamico, lavorando onestamente nei campi, nelle piccole imprese, nel commercio e nel settore pubblico. Le storie di imprenditori validi e onesti e di iniziative di sviluppo economico sono la prova tangibile di una Regione in continua evoluzione e di una popolazione che lotta quotidianamente per il proprio riscatto sociale e quello dell’intero territorio.
In ogni piccolo paese, in ogni città esistono realtà imprenditoriali che scommettono sul territorio, riscoprendo le tradizioni e integrandole con tecnologie moderne e nuove forme di economia. Progetti di valorizzazione del patrimonio culturale e naturalistico, come quelli che hanno portato alla creazione di parchi nazionali e iniziative turistiche, sono il segno tangibile di una terra che non si arrende e che guarda avanti con fiducia.
In Calabria sono numerosi gli esempi di rinascita e di trasformazione di beni e territori che sono stati affrancati alla mafia. Nella Regione, infatti, sono stati realizzati una serie di progetti che hanno saputo trasformare beni confiscati alla criminalità organizzata in strumenti per il bene comune, contribuendo a risollevare territori a lungo oppressi dalla presenza mafiosa.
Un esempio emblematico è rappresentato dal Parco Nazionale dell’Aspromonte, un’area che in passato, per quasi un secolo, è stata tristemente famosa perché teatro di reati efferati, intimidazioni spietate e pratiche mafiose, tra cui i famigerati “sequestri camminatori”.
In particolare, tra gli anni ’70 e ’90 la ‘ndrangheta utilizzò il territorio aspromontano come propria roccaforte non solo per compiere i sequestri di persona a scopo di estorsione (694 sequestri in circa 20 anni) ma anche per perpetrare una strategia del terrore. Tali delitti furono commessi allo scopo di ottenere consistenti guadagni e, allo stesso modo, per affermare il proprio potere e il controllo sul territorio. La stagione dei rapimenti di persone servì ad alimentare in maniera consistente le casse delle ‘ndrine che poterono, successivamente, investire le ingenti somme nel mercato del narcotraffico. Negli anni ’90, infatti, dall’industria dei sequestri di persona la ‘Ndrangheta passò a quella più redditizia del traffico internazionale di droga.
Con il passare del tempo, grazie all’impegno delle Istituzioni, delle Forze dell’Ordine e alla crescente mobilitazione civile, quell’area è stata riqualificata e affrancata alla mafia. La trasformazione del territorio aspromontano, culminata nella creazione del Parco Nazionale, ha rappresentato non solo un processo di riqualificazione ambientale e culturale, ma anche un percorso di riconciliazione con un passato doloroso. La memoria di questi eventi, pur restando una ferita aperta, è stata trasformata in un’opportunità per riscoprire e valorizzare l’identità locale, rigenerando il territorio e restituendolo alla collettività.
Il percorso di riqualificazione ha inoltre stimolato una sinergia tra enti pubblici, privati e cittadini, che con coraggio hanno eradicato la paura e l’omertà da quei sentieri della Montagna, creando un ambiente in cui la partecipazione attiva e il dialogo costruttivo hanno contribuito a dare nuova linfa al territorio.
Oggi l’Aspromonte è un Geosito riconosciuto dall’Unesco e non è solo una risorsa naturalistica e culturale di fama internazionale, ma anche un simbolo di resilienza e di capacità di rinascita, un modello virtuoso di come un’area, un tempo segnata da episodi drammatici e delittuosi, possa rinnovarsi e diventare una risorsa fondamentale per l’intera collettività.
In diverse città della Calabria, come nel resto del Sud d’Italia, alcuni immobili confiscati alla mafia sono stati riconvertiti in centri culturali, musei della legalità e spazi di aggregazione sociale. Queste iniziative non solo recuperano fisicamente i luoghi, un tempo nelle mani della mafia, ma li trasformano in simboli di resistenza e rinascita, e costituiscono dei modelli educativi per le nuove generazioni.
Questi esempi positivi dimostrano come il contrasto alla mafia non può limitarsi esclusivamente all’azione repressiva della Magistratura e delle Forze dell’Ordine, ma deve fondarsi anche sulla capacità di rigenerare e trasformare i territori in una leva per la crescita e la coesione sociale, riaffermando il valore della legalità e della partecipazione attiva.
Tutto ciò testimonia come, superando pregiudizi e rigide determinazioni, sia possibile costruire un patto sociale più solido e inclusivo, capace di valorizzare la storia e le potenzialità dei territori.
La Calabria, è una terra bellissima, essa offre paesaggi mozzafiato, un patrimonio archeologico di valore inestimabile e una tradizione enogastronomica di eccellenza, frutto di un’agricoltura che sa di terra e di sole. È un territorio che, per quanto difficile e complicato, ancora oggi preserva uno sguardo non omologato, ma per troppo tempo l’immagine distorta di una terra dominata da ombre e pregiudizi ha oscurato le tante virtù del suo popolo resiliente e laborioso. La Calabria, infatti, è una di quelle terre che ancora oggi offrono un livello di genuinità che in altri posti è ormai introvabile.
Immaginate di passeggiare per le vie di un paesino antico: i bambini che giocano spensierati per le strade acciottolate, le piazze dove si fermano gli anziani per raccontare storie di un tempo passato, e le botteghe artigiane che offrono prodotti tipici di una tradizione millenaria.
La bellezza della Calabria e dei calabresi si svela a chi ha il coraggio di lasciarsi alle spalle le etichette e i pregiudizi. In ogni angolo, dalla costa cristallina ai monti che si ergono maestosi, si respira un’aria pura, lontana dal caos e dall’inquinamento delle grandi città. È in questi luoghi che si può sentire davvero il calore umano, la genuinità e la solidarietà che contraddistinguono la vita calabrese. Qui, ogni sorriso, ogni gesto di ospitalità e ogni ricetta tramandata di generazione in generazione racconta la storia di una terra fiera e resiliente che contrasta nettamente con la narrativa negativa imposta da certi media.
In Calabria, la libertà non è soltanto un diritto, ma un valore da conquistare quotidianamente attraverso il lavoro e l’impegno, ed i calabresi onesti e laboriosi sono il simbolo della resilienza contro la mafia e le avversità.
Il futuro di questa Regione risiede proprio nei giovani calabresi, essi rappresentano la speranza e il motore del cambiamento: sono loro che con le proprie idee innovative e la capacità di trasformare le difficoltà in opportunità, possono ridare una nuova linfa vitale alla Regione.
È giunto il momento di riscrivere la narrazione di questi territori; occorre che anche i media adottino un approccio olistico, responsabile e articolato, capace di rappresentare la complessità della Calabria e del Sud d’Italia senza cadere in facili generalizzazioni.
Raccontare le storie di successo e la valorizzazione delle sue eccellenze e delle realtà positive sono strumenti fondamentali per ribaltare gli stereotipi e restituire alla Calabria e all’intero Mezzogiorno d’Italia l’immagine che meritano.
Allo stesso tempo, è essenziale potenziare i servizi pubblici e creare opportunità di lavoro dignitoso, soprattutto per i giovani. L’occupazione rappresenta uno degli strumenti più efficaci per prevenire il reclutamento da parte di realtà criminali e per favorire uno sviluppo sostenibile. Investire in educazione, formazione professionale e infrastrutture non solo migliora la qualità della vita, ma contribuisce anche a costruire una nuova identità basata sul merito e sulla creatività.
Infine, occorre sostenere le imprese che operano nella legalità e incentivare il turismo culturale. Solo attraverso un approccio integrato, che unisca interventi economici, culturali e sociali, sarà possibile restituire a questi territori la dignità e il riconoscimento che meritano, promuovendo così un futuro di crescita e inclusione per tutte le sue comunità.
È tempo di dare voce a una Calabria vera, una Regione che si costruisce giorno dopo giorno grazie alla forza dei suoi cittadini, determinati a far emergere il proprio valore e a mostrare al mondo che la bellezza di questa terra risiede proprio nella sua autenticità.
La vera Calabria si riconosce nei volti e nelle storie di chi resta e resiste e, ogni giorno, si impegna nel rispetto della legalità per costruire un futuro migliore. (pls)