di GIUSEPPE SPINELLI – Con la presentazione del dossier per la candidatura di Tropea a Capitale italiana della cultura per il 2022 si è chiusa la prima importante tappa per il raggiungimento di un obiettivo ambizioso. Tropea è un luogo d’incanto, conosciuto in tutto il mondo, e il riconoscimento del Mibact, ove si riuscisse a ottenerlo, suggellerebbe anni di impegno culturale e proietterebbe non solo Tropea ma tutta la Calabria in un circuito virtuoso di promozione artistica e culturale senza pari.
Il sindaco Giovanni Macrì, che non ha atteso la scadenza, è ovviamente molto fiducioso ma sa bene che non sarà facile anche se ha trovato dalla sua l’impegno personale del Presidente del Consiglio regionale Mimmo Tallini che ha sottolineato l’importanza che questo traguardo riveste per tutta la regione.
Il progetto ha anche un bel nome La Cultura Rinnova ed è frutto di un gruppo di lavoro che, nonostante le difficoltà legate al periodo di isolamento da coronavirus, non si è risparmiato con un impegno costante e ben definito, con il coordinamento della dottoressa Luisa Caronte.
— Cominciamo da lei per capire come si è sviluppato il progetto e quali sono i punti di forza.
«Il progetto – dice la dott.ssa Caronte – nasce da ragioni che risiedono nella consapevolezza che Tropea insieme a tutta la Calabria, sono titolari di un forte giacimento culturale che va promozionato e messo a sistema. E quindi dall’esigenza di riconoscere alla Calabria il possesso di tutto questo patrimonio fatto di tradizioni, arte, cultura, tramite un progetto integrato con la collaborazione di pubblico e privato come partenariato. Quindi sostanzialmente Tropea con il suo brand può servire da traino alla Calabria a farla diventare per la sua millenaria storia, al posto che gli compete con a centro la Città simbolo del centro del Mediterraneo.
La (lotta) sarà dura, con noi altre 43 città che si candidano, e ognuna di esse può vantare una storia importante.
«Nonostante tutto, ritengo, personalmente, che abbiamo tutte le carte in regola per competere proprio per la grande e forte offerta culturale.
Il Progetto si basa su tre di punti forza fondamentali: il primo è il Progetto Pilota, denominato Rinnova-Lab. Nello specifico, punta all’innovazione e a uno sviluppo sostenibile, su questo l’agenda ONU 2030 parla chiaro nel dare delle linee guida, alla quale noi abbiamo guardato con l’intendimento di dare input al territorio, premiando tramite avvisi pubblici chi nello specifico in tutti gli ambiti dimostrerà il cambio di marcia imprenditoriale tramite “innovazione sostenibile”.
Il secondo punto di forza è denominato Il nuovo Gene Culturale. È un progetto di rete, che mette insieme una serie di manifestazioni e d’iniziative culturali pervenute dagli Enti e dalle Fondazioni che hanno aderito al nostro lavoro, che si svolgeranno sia a carattere locale che regionale.
«Il cuore del Progetto che rafforza tutto il Dossier sono i Poli Culturali. Si dividono in quattro settori o contenitori definiti per comodità, dove all’interno troviamo i grandi eventi che si dividono e tendono a realizzare le vocazioni del territorio.
1. Il Polo del pensiero ilosofico, che fanno capo al filosofo di Tropea per eccellenza Pasquale Galluppi.
2. Il Polo del Gusto, a questo proposito non poteva mancare la Dieta Mediterranea.
3. Il Polo delle Arti, importante momento culturale dedicato alla bellezza in ogni ambito.
4. Il Polo dell’Innovazione, al quale con grande orgoglio ha aderito Smau-Italia.
Siamo forti, abbiamo un Progetto che può competere con le altre 43 città».
— Dott.ssa Caronte, importante prospettiva di operatività che si nota nel lavoro svolto, è la collaborazione raggiunta tra Partner Pubblici e Privati, ottimo punto di partenza, lo conferma?
«È stato il mio obbiettivo e dell’intero gruppo di lavoro quello di creare questa esperienza su questo tipo di collaborazioni.
In primis purtroppo bisogna parlare “del vil denaro”, tenga conto che il MIBACT partecipa con 1 milione di euro, questo mette in luce le scarse risorse di cui nel caso si potrà usufruire. Fare, quindi, rete con partner privati diventa fondamentale: la Regione Calabria con l’ultimo Consiglio ha dato il pieno appoggio a questa importante esperienza culturale, tutti noi siamo fiduciosi che ciò si trasformerà in atti concreti.
«Tropea, La Calabria tutta con questo progetto meritano un riscatto sociale, ne abbiamo bisogno per noi e per tutto quello che vogliono fare credere di noi.
Intanto il territorio ha risposto bene anche in questo caso, Aziende, Associazioni, Enti Pubblici di tutta la regione, hanno formato insieme strutture ufficializzando l’appoggio a questo momento storico, per Tropea Capitale della Cultura, per noi ulteriore momento gratificante e di orgoglio.
Penso che fare rete sia l’unico modo per fare un ottimo prodotto di presentazione per la nostra terra.
Ora e in futuro questo dovrà diventare la prassi, solo così la Calabria potrà diventare un vero punto di attrazione in tutti gli ambiti.
Colgo l’occasione per ringraziare tutto il gruppo di lavoro insieme alla dott.ssa Beatrice Lento.
Il Lavoro svolto in sinergia ha prodotto un dossier di notevole pregio, fatto prima ascoltando tutta la Calabria e poi assemblato, ecco perché “Se Vince Tropea Vince tutta la Calabria”.
— Il prof. Giuseppe Lonetti, presidente di Assocastelli, è architetto e docente universitario. Quali sono le peculiarità storiche-Architettoniche di Tropea, che contribuiscono a farle aspirare il titolo di Capitale della Cultura Italiana 2022?
«Mi consenta di approfittare dell’occasione, per ringraziare lei per l’opportunità di parlare di questa bella esperienza, umana e professionale, e di salutare tutto il gruppo di lavoro fatto di persone di alto livello. In primis la Dott.ssa Luisa Caronte, nostra Coordinatrice e tutti gli altri componenti. Con tutti si è potuto condividere un’ambiente di lavoro che mi ha permesso di operare in piena serenità, il quale ci ha permesso a tutti di superare anche qualche difficile momento.
Ringrazio anche il Sindaco della nostra cittadina, l’Avv. Giovanni Macrì che ha avuto l’intuizione e la continuità di perseverare su questo progetto e su questo gruppo, dimostrando una totale fiducia e di affidare alla persona giusta il Coordinamento.
Un importante riconoscimento va all’ing. Leo Mercurio, il quale con molta professionalità si è fatto carico di interfacciarsi con le varie componenti del gruppo di lavoro e non solo.
Parlo di Tropea nel mio ruolo di tecnico, non per come si conosce, ma con ben altre caratteristiche che all’interno del Dossier si sono dovute compensare con una città un po’ nascosta e poco conosciuta.
Avere la responsabilità di tracciare la Storia di questo importante sito Urbanistico, mi ha affascinato e impegnato.
Tropea una delle città rimaste quasi intatta dopo il disastroso Terremoto del 1783, questo dovuto alla grande maestosità che le maestranze avevano realizzato nell’assetto definitivo tra il 600/700.
Questo per dire che la città non è che sia nata in quel periodo, ma la configurazione attuale con alcuni assestamenti dovuti all’Ing. Sintes, inviato dalla Casata borbonica per fare i primi sopraluoghi dopo il terremoto, è la configurazione della città da come si conosce dal 600/700 in poi.
Il luogo ha sempre caratterizzato questa città, il Costone quasi un promontorio a ridosso del mare che ne dà una posizione di sicurezza dal punto di vista della difesa, proprio questa componente ha consentito in millenni di Storia di essere inattaccabile.
La bellezza del luogo è questa simbiosi perenne tra il Costone Roccioso e l’abitato.
Si possono notare bellissime residenze nobiliari a filo della Roccia, parecchie di queste abitazioni hanno due o tre piani sotto il livello di fruizione della città.
La grande capacità di questo sito urbanistico però presenta delle fragilità, esse sono dovute alla modernizzazione, l’accavallarsi per esempio di reti fognarie e stravolgimenti di rifacimenti stradali e altro, possono indebolirne le caratteristiche, quindi massima attenzione e manutenzione costante.
Così come è avvenuto per i ponti, può accadere per i siti storici come Tropea se non costantemente monitorati, con interventi di grande peso i quali non consentono distrazioni e poche disponibilità che i Comuni hanno, ma mirare a una progettazione manutentiva che guardi a una fonte economica importante.
Tropea merita quest’attenzione, no per la sua estensione e densità abitativa, ma per l’importanza culturale per la Calabria, l’Italia e il Mondo.
— Il prof. Ulderico Nisticò è un critico e storico. Nella nostra regione ci sono tante altre città con storia millenaria, perché tutti hanno appoggiato la candidatura di Tropea a capitale della Cultura, quali aspetti storici contraddistinguono questa città nel panorama regionale e nazionale?
«Mi tocca una breve premessa, non è che gli stessi calabresi devono essere portati a conoscere la Calabria, i calabresi (non tutti naturalmente) non hanno la minima idea di quali tesori possiede questa terra.
La caratteristica principale è la varietà, elemento che tante volte viene trattato come un limite, mentre in realtà è una grande ricchezza.
Nel mio caso specifico, io sono del gruppo quello abita sullo Jonio, quindi il più lontano, quando ho letto della candidatura di Tropea ho subito pensato a un ottimo motivo di rilancio per l’intera Calabria, superando però ogni forma di campanilismo.
Tante volte si parla di sinergia, ma operare insieme significa anche rinuncia, noi dobbiamo imparare un po’ a cedere qualcosina per crescere tutti uniti.
Storicamente le due Coste, per quanto apparentemente separate da una Catena Montuosa, in realtà hanno sempre avuto dei rapporti molto connessi, sia per ragioni di commercio, sia per ragioni politiche.
Quando Locri (Greca) non amata, si trovò costipata con Crotone da una parte e Reggio Calabria dall’altra, si proiettò sul Tirreno ed ecco che spuntano, Medma, Matauro, Ipponio e tutta una serie d’insediamenti diffuso. Tuttavia ai miei occhi di storico dilettante, interessa moltissimo la Tropea delle città Medievale e Moderna.
La Tropea che brilla ai miei occhi è la Città Demaniale, dipendente direttamente dal Re, con le sue istituzioni, con una Flotta Navale importante che non solo partecipa alla Battaglia di Lepanto, ma che commercia con l’intero Mediterraneo.
In quell’epoca ha un territorio molto più vasto dell’attuale, con una Diocesi che a scavalco arriva come estensione fino a Amantea, in mezzo c’erano altre due Diocesi, perché ribellatosi ai Normanni, i quali a causa di questo levarono il Vescovo e provvisoriamente aggregarono Amantea a Tropea.
Da questo momento passarono ottocento anni, era il 1818 con il Concordato Borbonico.
Questo legame che va aldilà dell’organizzazione Ecclesiastiche tra territori è sancito specialmente nell’agroalimentare, in effetti troviamo il pomodoro di Belmonte Calabro e nelle cipolle.
Altri elementi, quando per esempio dalle mie parti trovo diffuso il cognome Tropea, è molto probabile che si tratti di persone che dal Tirreno passavano sullo Jonio, anche qui provvisoriamente ma poi mettevano radici.
Tutto ciò ha creato un’osmosi calabrese di cui poco si prende atto dal punto di vista della storiografia ufficiale.
La mia conclusione, parte dallo slogan perfetto della Dott.ssa Caronte: “Se vince Tropea, vince la Calabria”, però bisogna che la Calabria intervenga non nominalmente o con una pacca sulle spalle, ma con interventi concreti.
Solo gli investimenti veri compiono il vero salto di qualità, per aiutare e sviluppare un tesoro ancora d’apprezzare in tutta la sua interezza.
Non solo il denaro serve, ma anche interventi ancora più nobili, trovare le coordinate di storia calabrese che si collegano con Tropea, i collegamenti con la vicino Mileto e quindi i Normanni con Monteleone – Vibo con tutto il suo territorio e poi i legami culturali.
Il nome più significativo è Galluppi, ma non è il solo, pochi prendono atto che fino a questo grande personaggio dell’epoca praticamente la Filosofia Europea era sconosciuta in Italia, perché il grande merito che ha avuto è stato quello che ha lanciato la provocazione culturale all’intera Italia ecco perché Tropea diventa il fulcro di un pensiero innovativo che fa scuola al mondo intero.
Da questa prospettiva, quindi non possono esistere campanilismi, dannosi e inefficienti, ma per essere forti bisogna perseverare nell’unità d’intendi.
Anche la politica deve fare la sua parte, dove ha fatto bene nei secoli e perché la cultura ha determinato le sue scelte.
L’appello che faccio prima di congedarmi, invito tutta la cultura calabrese, le Università, le scuole, la Chiesa e tutte le realtà culturali, agiscano non semplicemente dando l’adesione cosa pur validissima, ma che questa divenga una provocazione partecipata per proporre il valore di Tropea e con questo il valore di tutta la Calabria.
— La dott.ssa Maria Loscrì è la presidente del Club Unesco di Vibo Valentia e dell’Associazione Med-Experience. Quali sono i contributi nel progetto che ha potuto fornire con le sue Associazioni: Club UNESCO di Vibo Valentia e MED-Experience?
«Il nostro contributo si basa su due esperienze su cui puntiamo molto: il primo, Dieta Mediterranea Percorsi di Consapevolezza del Riconoscimento Unesco; l’altro evento è Il Festival del Turismo Sostenibile per lo Sviluppo.
Entrambi sono eventi storicizzati che stiamo portando avanti nel tempo con passione e tenacia.
Noi tutti speriamo che ci siano ricadute importanti sui nostri territori, per far sì che questo possa avvenire bisogna perseverare nella continuità di ciò che si inizia con molta decisione.
Nello specifico, la Dieta Mediterranea è nata in concomitanza con il Comitato Promotore del Club Unesco di Vibo Valentia, proprio in quella fase cominciavamo a pensare a quale contributo potesse dare una neonata Associazione di questo tipo al territorio.
Pensammo alla Dieta Mediterranea, perché riconosciuta e iscritta dal 16 novembre 2010 come Patrimonio dell’Umanità.
In realtà le nostre comunità non si erano rese conto dell’importanza del documento storico che era stato conferito, questa percezione fin d’allora ha fatto sì di puntare su questo tema, avuto non solo per il modo di alimentarsi e con che cosa, ma definito come importante e necessario stile di vita.
Ecco da cosa deriva il nome che abbiamo indicato dal primo momento a questa manifestazione, Percorsi, fatti di un rapporto millenario inalterato tra l’uomo e la natura.
L’obiettivo ambizioso che accarezziamo con questi Percorsi di Consapevolezza, ruota intorno ai giovani, da lì parte il futuro del nostro e di tutti i territori.
Ci sarebbe ancora tanto da dire, ma concludo dicendo che il Comune di Tropea è stato tra i primi firmatari di un Protocollo d’intesa che noi abbiamo proposto nel 2015, sposato da altri 22 Comuni, facendo leva sulla necessaria interazione tra pubblico e privato.
Concludo parlando del secondo evento, Il Festival del Turismo per lo Sviluppo, anch’esso storicizzato evento partito nel 2017, abbiamo voluto dedicarlo a questo tema di straordinaria importanza.
Parlare di Turismo sostenibile significa, parlare dello spostamento di migliaia di persone con il coinvolgimento delle Comunità e quindi protagonisti della trasmissione dei propri patrimoni Culturali, questa è la grande sfida del Turismo Sostenibile.
Quest’anno vi diamo appuntamento a agosto a Villa Elena a Stefanaconi, ambiente molto suggestivo e importante, ci gioveremo anche della presenza di tante personalità».
— Il dott. Dario Godano è archeologo e presidente dell’Associazione Libertas.Qual è stato il suo contributo in questo Progetto?
«Voglio precisare che io e tutti gli altri componenti del gruppo di lavoro, siamo stati scelti dalla lungimiranza del Sindaco di Tropea avv. Giovanni Macrì.
Questa sfida che ha voluto lanciare l’Amministrazione di Tropea, è partita, già da alcuni temi recentemente trattati dagli altri che mi hanno preceduto, puntando su una sinergia d’intendi, di professionisti del luogo e di tutta la Calabria.
Ognuno di loro nella sua specificità professionale, ha iniziato una sfida, per portare avanti il buon nome di Tropea e della Calabria sul panorama Nazionale, dal punto di vista culturale per un ritorno economico e sociale che riscattasse l’intero territorio.
Con la mia Associazione Libertas, partecipo con un evento storicizzato, trattasi della Parata Storica che rappresenta la Battaglia che liberò Tropea il 1615, con l’annullamento dell’atto di vendita della città al principe Ruffo di Scilla – per 191mila Ducati (cifra enorme per l’epoca): nei secoli la città ha sempre mantenuto la sua Demanialità e uno strato sociale e da un Clero di elevata grandezza culturale e ricco.
Tutto ciò gli ha permesso di primeggiare sia nel Regno di Napoli che dopo l’Unità d’Italia.
Le quattro figure emblematiche che vogliamo esaltare dei personaggi illustri di Tropea con mostre e convegni sono: il Cardinale Vincenzo Laureo Nunzio Apostolico seconda metà del ‘500, abbiamo i fratelli Medici Pietro e Paolo Boiano pionieri della chirurgia Estetica e poi altra figura importante il maestro e pittore Albino Lorenzo, ultimo esponente degli impressionisti e innovatore di questa corrente, quest’anno decorre il centenario della sua nascita fu uno dei grandi Patriarca di Tropea dal punto di vista Artistico.
All’interno del Dossier ci sono tanti altri temi che non svelo, spaziano dalle tradizioni a tanti altri eventi storici che scoprirete direttamente».
Tropea e la Calabria, inutile dirlo, sono un tesoro da scoprire: se Tropea diventerà Capitale italiana della Cultura molti gioiranno, ma quelli che non la conoscono capiranno il perché della vittoria. ′ (gsp)