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Cgil Area Vasta: Regione convochi un tavolo regionale per l’area Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara

Scalese

Convocare un tavolo di confronto regionale con le istituzioni competenti, per portare all’attenzione del ministero dell’Ambiente, il ministero della Salute e il ministero dello Sviluppo economico il dramma dell’area Sin di Crotone-Cassano-Cerchiara. È quanto hanno chiesto i segretari della Cgil Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, Enzo Scalese, e Cataldo Manfredi, segretario Cgil Area Vasta alla Regione Calabria.

«La mozione presentata in Consiglio regionale – si legge nella nota – a firma di tutti i capigruppo, letta dalla consigliera del Partito democratico Amalia Bruni, riporta al centro dell’attenzione quello che può essere definito un dramma ambientale e sanitario, oltre che sociale, troppo spesso dimenticato: il destino del sito di interesse nazionale di Crotone-Cassano-Cerchiara. Lo stato del Sin è la rappresentazione plastica di come l’inquinamento ambientale, in questa regione, ha messo a repentaglio la salute di migliaia di cittadini nel silenzio assordante delle istituzioni che si sollevano il peso della coscienza convocando periodicamente tavoli di confronto che poi restano dimenticati».

«Parliamo di un’area definita contaminata e classificata pericolosa dallo Stato tanto da richiedere interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee: la speculazione e gli “affari” hanno creato danni irreparabili – hanno detto Scalese e Manfredi –. Nel sito si registra una concentrazione di metalli pesanti come arsenico, cadmio, mercurio, piombo, zinco e non, composti inorganici, composti organici dei vari natura, ivi inclusi gli alifatici clorati, materie prime di natura chimica e metallurgica, residui di lavorazione ad elevato contenuto di radioattività. Infatti, la mozione, riporta dati inquietanti sui rischi per la salute in questa vastissima area, con particolare concentrazione a Crotone: nel sito il tasso standardizzato di mortalità prematura per malattie croniche – oltre che insorgenza di tumori – mostra, rispetto al riferimento regionale un aumento pari al +6.7% nei maschi e +10.8% nelle femmine».

«Il problema del Sin di Crotone, insomma – hanno proseguito – non è mai stato risolto. Nel 2019 venne stipulato il Progetto operativo di bonifica (Pob) Fase 2 che prevedeva, da parte di Eni, l’asporto ed il trasferimento, fuori dalla Regione Calabria, di tutti i rifiuti della bonifica pericolosi per la salute pubblica. Nonostante tale accordo, Eni proponeva, invece, in un secondo momento, di “tombare” parte del sito industriale trasferendo il resto a distanza di pochi chilometri, ovvero in una discarica privata detta Columbra, adiacente tre zone abitate: il centro della Città di Crotone, il quartiere conosciuto come Papanice, il Comune di Cutro. Nella conferenza dei servizi del 9 febbraio 2023 convocata al Ministero competente le istituzioni locali (Regione, Comune e Provincia di Crotone) e gli enti tecnici hanno confermato il deliberato preso con la conferenza dei servizi decisoria e cioè che i rifiuti debbano essere trasportati fuori dal territorio regionale, mentre Eni ha contestato il verbale di diniego alla modifica dell’intervento già deliberato».

«Quando si tratta dell’argomento Bonifica – hanno detto ancora i sindacalisti – bisogna tenere conto non solo della problematica riguardante la salute dei cittadini, cosa sicuramente non di poco conto, ma anche di tutto ciò che ne consegue, in quelli che definiamo aspetti secondari ma che orbitano sempre su questo aspetto. Ad esempio uno di questi riguarda la limitazione che ha il porto di Crotone, nel far transitare imbarcazioni che superano il peso di 4000 tonnellate».

«Questa limitazione è dovuta all’impossibilità di dragare il fondale marino dell’area portuale, proprio per la presenza di sostanze inquinanti che mettono ancora ad oggi, a repentaglio la flora e la fauna marina dell’intera costa Crotonese – scrivono ancora i due sindacalisti –. Si capisce bene, che, “il peso” di questa limitazione, grava sicuramente sia sul turismo non favorendo così l’arrivo di navi da crociera di una certa portata e sia, sul transito delle navi merci, come ad esempio, quelle per il trasporto delle Biomasse, che oggi rappresenta il fiore all’occhiello delle energie rinnovabili in Calabria».

«Tutto ciò ha come conseguenza che, il combustibile in questione – hanno detto ancora – trasportato su imbarcazioni che superano il peso di oltre 4000 tonnellate, venga scaricato nel porto di Corigliano/Rossano e non nel ns porto, per poi raggiungere i siti di Crotone, Strongoli e Cutro, attraverso il trasporto su strada; creando come conseguenze, tempi più lunghi e aggravi notevoli di spese alle aziende energivore, le quali oggi alimentano l’unica economia industriale Calabrese con l’occupazione di circa 2000 unità lavorative tra personale interno ed indotto». (rcz)

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