Domani pomeriggio, a Cosenza, alle 18.30, al Terrazzo di Pellegrini Editore, è in programma la presentazione del libro Giustizia è fatta! Ma niente sarà più come prima dell’imprenditore lametino Giuseppe Mazzei.
Intervengono il penalista Franz Caruso e il giornalista Luigi Bisignani.
Il libro è edito da Pellegrini Editore.
Un imprenditore di successo, Luigi Mazzei, al quale, a un certo punto, vengono tarpate le ali. Non perché i suoi brillanti risultati lo abbiano trasformato in una persona arrogante e piena di sé. O perché l’invidia di molti, che avrebbero voluto trovarsi al suo posto, abbia causato un incontenibile moto di ostilità nei suoi confronti. Ci sarà stato con ogni probabilità anche questo sentimento, ma la ragione che lo fa precipitare dall’altare alla polvere è ben più seria e viene descritta nel libro Giustizia è fatta! – Ma niente sarà più come prima, che Mazzei (supportato da Velia Iacovino) ha appena pubblicato per le Edizioni Luigi Pellegrini. La sua è una storia inquietante. Uno caso di malagiustizia che inizia nel 2007, con l’arrivo della Guardia di Finanza nella più importante società del suo gruppo imprenditoriale, per una serie di controlli sui bilanci e sulla contabilità. Quattro anni dopo, a giugno del 2011, arriva lo tsunami che stravolge la vita di Mazzei e della sua famiglia.
La procura di Lamezia, infatti, dispone l’arresto dell’imprenditore sulla base di accuse pesanti: truffa ai danni dello Stato, falso ideologico, evasione fiscale, esportazione di capitali all’estero, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale e false fatturazioni. Il 13 settembre 2017, Mazzei viene condannato in primo grado solo per il reato di bancarotta fraudolenta, per “aver distratto dalla sua società, quando ormai era già in dissesto, 69.029 euro, destinandoli alla Forest, una delle sue partecipate, per consentirle l’accesso a fondi pubblici e realizzare un centro servizi, ma aggravando in questo modo lo stato di insolvenza dell’azienda a danno dei creditori”. A gennaio 2018, i suoi legali, Francesco Gambardella e Paolo Carnuccio, in appello riescono a dimostrare che da parte dell’imprenditore “non c’era stata alcuna volontà di distrarre e dissipare risorse economiche alla Cofain” e che quel finanziamento “rappresentava una scelta per incrementare il business a vantaggio della redditività e del patrimonio aziendale”. Dal che deriva l’assoluzione di Mazzei perché il fatto non sussiste.
“Alla fine”, scrive nella presentazione il direttore de il Riformista Piero Sansonetti, “è risultato come tutti lo conoscono e come all’epoca dei fatti era noto: una persona perbene, un calabrese di cui andare fieri, per quello che aveva dimostrato di saper fare e per le enormi ricadute che, in termini economici e occupazionali, le sue attività producevano. Tutto distrutto, purtroppo, alla fine di una lunga, sofferta carcerazione sociale. Cancellato, dall’elenco delle poche esperienze che in Calabria tengono alto il vessillo della legalità, della trasparenza, della capacità di competere ai più alti livelli imprenditoriali”.
Ma c’è altro, a parere di Sansonetti, che “il caso, gravissimo, assurdo, inaccettabile” di Luigi Mazzei mette in luce; “alcuni interrogativi di fondo, cui necessita dare risposta in modo chiaro e definitivo, in senso favorevole alla Giustizia e ai cittadini. Innanzitutto: chi restituirà all’imprenditore lametino ciò che, con inaudita violenza, gli è stato tolto? Fino a quando sarà consentito che vicende di tale inaudita gravità facciano capolino sulla scena del Paese? E l’ultima, animata da un profondo senso di giustizia; che succederà a chi si è reso responsabile di tanta sofferenza?”. Sono domande che certamente si porranno anche i lettori di questo racconto e che caratterizzeranno le numerose presentazioni del libro già programmate in Calabria e nel resto d’Italia. (rcs)