di MARIACHIARA MONACO – Quella del prof. Piero Garofalo è una carriera tutta a stelle e a strisce, intrisa però anche di storia e cultura italiana.
Egli dopo aver conseguito il dottorato in studi italiani, presso la prestigiosa Università Californiana di Berkeley, è approdato nel 1999 all’ University of New Hampshire (NH, USA), dove è professore associato di italianistica, e co-fondatore del programma di studio all’estero dell’UNH-in-Italia.
Quest’anno, grazie alla prestigiosa cattedra Fulbrigh, finanziata dalla Fondazione “Italian Diaspora Studies” di Pittsburgh (PA, USA), il cui Presidente è l’imprenditore e studioso Samuel J. Patti, e il cui Direttore Accademico è la Prof.ssa Margherita Ganeri, per un semestre è arrivato all’Università della Calabria, dove ha tenuto un corso sulla letteratura italoamericana.
Non dimentichiamo che il Dipartimento Umanistico dell’Unical, dispone dell’unico centro di ricerca sulla letteratura e la cultura italoamericana di tutto il sistema accademico italiano. Una realtà importante, che attira studiosi provenienti da tutto il mondo, in particolare dagli Stati Uniti d’America, proprio come il prof. Garofalo.
Un cerchio che si chiude, viste le sue origini calabresi: «Mio nonno è partito dalla Calabria nel 1907, è stato in America per tre anni e poi è tornato. Mentre mio padre e mia madre, diversi anni dopo, nel 1970, sono partiti definitivamente per gli Stati Uniti».
Lo incontriamo nel suo studio provvisorio, percorrendo il ponte scoperto del Campus, e fin dalle prime battute ci parla del suo passato e delle sue radici:
«Con i miei genitori tornavo quasi ogni anno in Italia, e porto ancora con me le tradizioni di famiglia, gli affetti, i legami. Ho approfittato di questo incarico per conoscere anche meglio la Calabria, e per rivedere persone che non vedevo da anni – continua – quando sono arrivato in America con la mia famiglia, ci siamo ritrovati in una città in cui c’erano pochi connazionali, e probabilmente la mia passione per la cultura italiana si è sviluppata proprio grazie a questo».
Un’infanzia e un’adolescenza, passate a leggere i capolavori della letteratura, e ad osservare le pellicole più famose, come “Roma città aperta” di Rossellini, icona del cinema mondiale: «Fin da subito mi ha colpito la capacità del regista di saper guardare nel futuro, quando era ancora tutto da creare. Si tratta di un film che ha segnato un’ intera generazione e non solo, e a dato un’idea dell’Italia totalmente differente».
Letteratura, cinema, ma anche arte, storia, musica: «Sono cresciuto con le canzoni di Umberto Tozzi e degli 883», confessa.
Il professore ci racconta che, dopo aver studiato all’università matematica ed economia, aveva intenzione di fare il dottorato, ma la passione e le radici hanno avuto la meglio sui numeri: «Ho avuto la possibilità d’insegnare italiano prima ancora di laurearmi, e quell’esperienza in aula mi ha cambiato la vita. Vedere la passione, l’interesse dei ragazzi per la lingua, la cultura, mi ha convertito da economista ad italianista», scherza.
Una decisione presa diversi anni fa, che ha dato l’opportunità al prof. Garofalo, di vivere oggi l’ateneo calabrese: «Qui mi trovo benissimo, i colleghi sono molto gentili, e gli studenti sono molto bravi e impegnati. Per me è un’esperienza unica poter stare qui, in questo ambiente così dinamico».
Un corso, quello di letteratura italoamericana, basato non solo sulla conoscenza di scrittori e scrittrici italoamericani/e, ma anche su documenti storici, epistolari, di chi decideva di partire.
Gli studenti infatti, hanno avuto la possibilità di conoscere le cause che hanno spinto gli emigranti a lasciare l’Italia e quelle che li hanno spinti negli Stati Uniti, per poi immergersi nello studio di autori come Pietro Di Donato, lo scrittore – operaio, il quale nella sua più celebre opera “Cristo fra i muratori”, ha denunciato lo sfruttamento degli operai italiani sui cantieri americani; Gay Talese, il calabrese, padre del New Journalism, il quale durante la sua carriera ha intervistato i personaggi più influenti del mondo dello spettacolo e dello sport americano, come Frank Sinatra e Joe DiMaggio, stella siciliana del baseball; o ancora John Fante, Jerre Mangione, coloro i quali hanno realizzato il sogno americano, senza mai dimenticare le proprie origini, e tanto altro ancora.
Due culture che si mescolano e che col tempo diventano sempre più vicine e più simili, grazie ai loro protagonisti.
«È un modo per far conoscere un passato non molto lontano alle nuove generazioni. Si tratta di raccontare storie di uomini e di donne che hanno affrontato innumerevoli difficoltà, per poter realizzare quello che un tempo era l’American Dream», afferma Garofalo.
Tanta didattica, ma anche tanto affetto, visto il forte legame che si è instaurato con gli studenti:
«Quando tornerò in America mi mancheranno molto i ragazzi, sono sempre stati attenti e partecipi durante il corso – afferma – mi hanno organizzato anche una festa a sorpresa, li terrò sempre nel cuore». (mm)