La Calabria può vincere e superare la sfida della digital divide? Certamente, ma solo se si investe veramente sull’infrastruttura che porterebbe benefici non solo al cittadino singolo, ma anche nella pubblica amministrazione e alle imprese. Allo stato attuale, la nostra regione deve fare i conti, invece, con una grave mancanza di competenze digitali, provocate da una copertura misera della rete FTTH (11,37%) e della rete FTTC (31%).
È quanto è stato osservato da OpenCalabria, facendo riferimento al capitolo XV dedicato al digital divide del Rapporto Svimez Sull’Economia e la Società del Mezzogiorno curato da Francesco Aiello, Graziella Bonanno e Francesco Foglia, dove viene rilevata, in Calabria, una copertura della rete molto inferiore rispetto alla media nazionale, che è del 30%.
«Tenendo conto – si legge – delle quattro leve del decennio digitale dell’Ue fino al 2030 (competenze digitali, trasformazione digitale delle imprese, digitalizzazione dei servizi pubblici, infrastrutture digitali sicure e sostenibili), l’elaborazione dei dati effettuata da Aiello, Bonanno e Foglia rileva che il digital divide è un fenomeno che interessa la dotazione infrastrutturale, la pubblica amministrazione, le imprese e le competenze degli individui e che ritardi si osservano tanto nei confronti internazionali con gli altri paesi quanto tra le regioni italiane».
Per quanto riguarda le competenze digitali, invece, OpenCalabria ha rilevato come mentre «nel Mezzogiorno è elevata la frequenza di persone senza competenze digitali (4,3% della popolazione) o con competenze basse (47,8% dei residenti), mentre nelle regioni settentrionali prevalgono coloro che hanno un alto livello di competenze digitali (32% nel Nord ovest e 30,8% nel Nord est). A livello di singole regioni, gli individui dotati di alte competenze regionali presentano, in media, valori compresi tra il 20,3% in Sicilia e il 36,7% in Valle d’Aosta. Nel caso, invece, di basse competenze digitali le variazioni sono più contenute: i valori medi regionali variano dal 51,6% registrato nel caso della Sicilia e il 33,6% della Valle d’Aosta», in Calabria il 4,4% dei residenti non ha alcuna competenza digitale, mentre il 47,9% ha basse competenze. Il 22,5% ha competenze base, mentre solo il 22,5% ha competenze alte.
Anche sull’uso di internet, la Calabria rimane tra le regioni che utilizzano poco internet: se nel Centro e nel Nord ovest la percentuale di individui che usano Internet è dell’80% e del 79%, rispettivamente, mentre nel Mezzogiorno Internet è regolarmente utilizzato dal 70% della popolazione, nel 2020, in Calabria, il 67% utilizza Internet (nel 2011 la percentuale era del 41%).
«Un aspetto della digitalizzazione – si legge nel report – è l’accresciuto ricorso alla rete per acquisti online, che, nel 2020, interessa il 44% degli italiani. Nel 2011 questa percentuale era pari solo al 16%. L’uso della rete per gli acquisti è sensibilmente aumentato in tutte le macroregioni: nelle regioni settentrionali dal 21% al 50% dei residenti nelle regioni settentrionali, dal 16% al 46% al Centro e dall’11% al 38% dei residenti nelle regioni meridionali. Nel 2011, il 9% dei calabresi effettuava acquisti in rete. In dieci anni tale percentuale è passata al 32% della popolazione che è, comunque, la più bassa in Italia, assieme alla Campania (30%)».
«La naturale implicazione che deriva dall’analisi di questi dati – si legge – e degli approfondimenti inclusi nel capitolo di Aiello, Bonanno e Foglia è che l’obiettivo di colmare il digital divide diventa strategico per accelerare la ripresa economica dell’Italia e per consentire a tutti di trarre pieno beneficio dalla transizione digitale. I tre autori evidenziano come l’impulso all’accelerazione della digitalizzazione del paese provenga dal PNRR, la cui prima missione (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) è specificamente dedicata a questo tema».
«L’esame testuale del Pnrr indica – viene spiegato – che i termini digitalizzazione/digitale-i sono tra i più ricorrenti, a conferma del fatto che l’impianto generale del piano riconosce che la costruzione di un’economia più digitale deve coinvolgere in modo sistemico tutte le aree di intervento: “la digitalizzazione è… una necessità trasversale” che riguarda gli adeguamenti tecnologici di tutti i settori. In tale direzione, specifici interventi si ritrovano in tutte le altre missioni del Pnrr dedicate alle infrastrutture, ai trasporti, al sistema scolastico e alla formazione di capitale umano e alla sanità».
«In estrema sintesi, Aiello, Bonanno e Foglia – conclude il report – concordano che un uso efficiente delle risorse del PNRR potrebbe far compiere nei prossimi anni al Mezzogiorno un progresso rilevante in termini di rafforzamento della digitalizzazione che, in ultima istanza, è oggi più che mai una pre-condizione per consentire nelle regioni meridionali l’avvio in via definitiva di un percorso di crescita duratura e auto-sostenuta». (rrm)