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CORRADO CALABRÓ

QUANDO SI PARLA di Corrado Calabrò si inciampa nell’ordine da dare ai suoi titoli: poeta e giurista o giurista e poeta? In realtà le due cose convivono con grande serenità nella figura di Corrado Calabrò che è stato a lungo conosciuto per le sue grandi doti di illuminato giurista e uomo delle istituzioni (è stato capo di gabinetto in tanti ministeri, cominciando con la la guida della segreteria tecnico-giuridica alla Presidenza del Consiglio dal 1963 al 1968 con Aldo Moro) fino a diventare primo presidente dell’Autorità per le Comunicazioni (AGCOM). Il fine letterato, però, ha finito col prevalere, facendo scoprire accanto all’uomo dello Stato un grande, straordinario poeta. Un cantore della sua Calabria, ma anche un teorico dell’amore: i suoi versi, quando non parlano del mare di Calabria, cui è profondamente legato da un sentimento unico ed invidiabile, tracciano un profilo lirico straordinariamente palpitante di qualunque cosa Calabrò vada a narrare. Siano l’amore, la terra, le genti, le sue parole diventano poesia che avvince e ammalia, con l’incanto di chi “obbliga” all’ascolto per un momento riflessivo, per una sosta immaginaria dove il pensiero non si contorce e non s’affanna, ma approfitta dell’emozione per captare suggestioni e inviti. L’invito, soprattutto, che il poeta rivolge a chi lo sta ad ascoltare, tra sentimenti e drammi interiori, tra passionalità e discernimento, tra malinconia e sogno.
Corrado Calabrò è un calabrese che ama la sua terra e ne è riamato: nato a Reggio nel 1935, sulle rive di quel mare tanto contemplato e così intensamente vissuto in tante liriche, ma potrebbe essere figlio di qualunque parte della Calabria, tanto è il suo sentimento di “calabresità” che lui individua oltre che in se stesso in chiunque – calabrese – si trovi, anche se volontariamente, lontano dalla sua terra. Un sentimento ineguagliabile perché i calabresi sono un caso a parte. La loro diaspora li ha portati in ogni punto del mondo, a conquistare vette inimmaginabili, a mietere successi, a soffrire, a ricoprire ruoli strategici e importanti a tutti i livelli, dalle istituzioni all’industria, dall’arte alla cultura, dalla scienza a tutto ciò che appartiene al genere umano. I calabresi sono dovunque, ma non dimenticano mai – ripeto, mai – la terra che li ha generati. Per questo Calabrò, con le sue liriche riesce a parlare della sua Calabria anche a chi non la conosce o ignora persino in quale punto dell’Europa si trovi: Calabrò è un ambasciatore speciale di questa Calabria positiva e bella, ne porta l’onore della nascita e delle origini, ne esalta i sentimenti, li condivide con i russi di Odessa, o a Città del Capo, o Los Angeles, a Lisbona o in Australia, o dovunque egli vada a raccogliere premi e riconoscimenti per la sua opera letteraria. È un tramite di cui essere orgogliosi, un figlio di Calabria da ammirare, cui ci si può ispirare con la gratitudine di figli devoti.
Il primo libro di poesie Calabrò l’ha pubblicato nel 1960 con Guanda (Prima attesa): sono seguite più di una ventina di raccolte di versi, pubblicate peraltro in oltre trenta lingue. I riconoscimenti internazionali che continuamente gli vengono tributati dalle università di tutto il mondo riaffermano la grandezza del poeta, ma soprattutto mettono in evidenza le qualità dell’uomo. La sua poesia trae appunto forza dal suo modo di essere, semplice, trasparente, genuino, come i suoi versi. Un calabrese tra i più illustri, che non finisce mai di onorare la Calabria e rappresenta un modello, un motivo di emulazione tra i giovani.
La cultura, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è l’unico grimaldello in grado di scassinare il forziere dove sono contenuti tutti i mali della Calabria: una volta aperto e fatte svanire la delinquenza organizzata, la ‘ndrangheta, la mala giustizia, l’omertà e la paura, rimane il terreno fertile per la crescita e lo sviluppo di questa terra. Calabrò, da buon seminatore, ha riempito i solchi, guardando soprattutto alle nuove generazioni, con la convinzione che la poesia, anche la poesia, possa salvare la Calabria e permetterle un salto di qualità. Dove c’è un passato – e, ricordiamolo, la culla della civiltà greca è nata qui – ci sarà anche un futuro. Da raccontare e vivere anche attraverso una voce lirica, unica ed eccezionale, quella di Corrado Calabrò. (s)

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