La catanzarese Marisa Fagà ai vertici dell’Associazione Ande

di PINO NANO – «Siamo una associazione politica apartitica unica in Europa, fondata nel 1946 a Roma da Carla Orlando Garabelli, che aveva conosciuto da vicino, negli Stati Uniti, la “League of Women Voters”. Oggi le associazioni aderenti, sparse in tutta Italia da Trieste a Marsala, continuano l’impegno di sempre, a favore della partecipazione al voto, favoriscono il dialogo con le forze politiche e si dedicano alla riflessione ed alla formazione sui temi grandi e piccoli legati alla qualità della vita ed alla giustizia sociale per una valorizzazione della persona in un contesto di civile convivenza. Particolare attenzione è dedicata alla discussione sulla parità di genere in una realtà in rapidissima, sostanziale trasformazione».

Marisa Fagà non ha mai perso il carisma della donna guerriera, e oggi all’età di 82 anni torna protagonista assoluta del dibattito politico nazionale da Presidente dell’Associazione Ande, Associazione Nazionale Donne Elettrici, e che da sempre difende i diritti delle donne. 

Proprio in questi giorni, l’Ande Nazionale ha rinnovato, al suo interno, le cariche elettive e Marisa Fagà è stata riconfermata presidente. È stato anche eletto il nuovo Direttivo così composto: Pina Amarelli, Vice-Presidente Vicaria; Fausta Luscia, Vice-Presidente; Patrizia Ferro, Segretaria; Nadia Longo, Tesoriera. 

«Discutiamo in pubbliche assemblee delle tematiche fondamentali che coinvolgono la polis – sottolinea Marisa Fagà ragionandone insieme ad esponenti di partiti e di studiosi dei processi socio-politici di ogni orientamento, con l’obbiettivo di formare opinione, di fare brainstorming della borghesia. Ci serviamo dei media ed in particolare del mezzo televisivo (in alcune regioni abbiamo rubriche fisse Ande), che è oggi uno dei mezzi più efficaci per orientare il pensiero, tra i più capaci di dare visibilità».

Ma non solo questo. «Partecipiamo – aggiunge la neo presidente – a progetti comunitari, con finalità riconducibili alla necessità di formazione di cultura politica, convinte come siamo che far politica non sia un mestiere, bensì un servizio, che non sia improvvisazione, approssimazione, o carriera, bensì studio, elaborazione, confronto, preparazione».

L’Associazione Ande, in campo da 79 anni, fondata da Carlotta Orlando nel 1946 con l’intendimento di offrire uno spazio fisico ed ideale di formazione e partecipazione, rivendicando una convinta autonomia dai partiti è una realtà profondamente politica. Nel triennio scorso ha continuato a combattere l’indifferenza e l’assenteismo nell’elettorato per assicurare alle donne italiane ordine democratico e progresso sociale nelle libertà individuali. 

«In questa stagione in cui la politica è caratterizzata da linguaggi violenti  – e qui Marisa Fagà rispolvera il carisma della sua storia politica e di donna di governo –  è cambiata la natura del confronto, in quanto, spesso, essa non è in ascolto della società e i partiti sono sintonizzati su una frequenza più burocratica. Pertanto l’Ande è impegnata a promuovere l’attività delle cittadine italiane che desiderano acquisire maggiore coscienza politica e a difendere la tutela delle libertà democratiche, premessa di ogni processo civile».

«Ma noi – sottolinea Marisa Fagà – siamo soprattutto un’associazione europeista, importante è il nostro ruolo a difesa dei valori istitutivi dell’Unione Europea; molto significativi sono i convegni realizzati recentemente, a Napoli (L’Europa siamo noi), Milano (Europa: quali prospettive?) e Bologna (Europa ed Occidente nel nuovo ordine mondiale), per individuare percorsi che possano rendere l’Europa di oggi più coraggiosa, realizzando un piano di azione volto ad affrontare questa fase difficile e delicata di transizione».

È stato eletto anche il nuovo Consiglio composto da 25 Consigliere rappresentative delle numerose associazioni territoriali presenti in tutto il Paese (da Marsala a Trieste) nelle persone di: Ombretta Natali – Abruzzo; Carolina Depaoli – Agrigento; Carmela Moretti – Bari; Luigina Meneghetti – Bassano; Stefania Alfieri – Bologna; Fausta Luscia – Brescia; Carmelina Luigina Audino – Catanzaro; Rosanna Labonia – Cosenza; Anna Dongarrà –Enna; Milena Romagnoli – Genova; Nadia Longo – Lecce; Cristina Caiulo – Lecce; Simona Maddalena Manca –Lecce; Clara Ruggieri – Marsala; Pinarosa Cerasuolo – Milano; Giuseppina Amarelli Mengano – Napoli; Clarissa Campodonico – Napoli; Agnese Battistuzzi – Padova; Marianna Amato – Palermo; Paola Catania – Palermo; Maria Anna Fanelli – Potenza; Francesca Piazza – Roma; Marialuisa Lagani – Soverato; Marina Cioli – Trieste; Martin Roberta – Verona.

Sono state, altresì, nominate le Consigliere d’Onore nelle persone di: Etta Carignani, Adele Campagna Sorrentino, Pina Grasso, Maria Luisa Capasa, Marina Lilli Venturini e Benedetta Castelli.

La Presidente Fagà, ringraziando l’Assemblea per la stima e la fiducia riconfermatele, ha quindi auspicato di «promuovere nuovi futuri incontri per seminare il domani, con l’obiettivo di accendere un sogno collettivo che dia sicurezza e speranza in questa fase storica in cui è urgente riprendere un negoziato globale in un mondo multipolare». (pn)

L’ADDIO / Giancarlo Susinno, prof. emerito dell’Unical

di FRANCO BARTUCCI – L’Università della Calabria più sola per la scomparsa del prof. Giancarlo Susinno, una delle figure più rappresentative, molto vicina all’Università della Calabria fino agli ultimi giorni della sua vita, scomparsa a Roma circondato dall’affetto dei suoi familiari.

Il prof. Susinno è stato per l’Università della Calabria una figura di prestigio che per la sua area di ricerca l’ha inserita nei circuiti internazionali.  Arrivò all’UniCal nel 1987 con l’incarico di docente straordinario di Fisica Generale, proveniente da un’esperienza ventennale presso il CNEN e l’INFN nel campo della Fisica Subnucleare. L’anno successivo viene nominato direttore del dipartimento di fisica.

In qualità di direttore del dipartimento di fisica promuove a metà maggio del 1988  un convegno dibattito sul tema: “Il ruolo nuovo delle scienze nei grandi progetti di collaborazione internazionale”, avendo come ospite il prof. Antonino Zichichi per parlare dei “Grandi progetti della fisica subnucleare”; mentre lo stesso prof. Susinno illustra i contenuti della partecipazione del dipartimento di fisica al progetto LAA del Centro Europeo di Ricerca Nucleare. In quella circostanza il prof. Zichichi disse dell’UniCal e del prof. Susinno: «Il fatto che l’università della Calabria sia presente con un gruppo di validi ricercatori, guidati dal prof. Susinno, in un progetto di così vasto interesse come la fisica subnucleare, che rappresenta la nuova frontiera della scienza, è segno di coraggio e capacità a sapere affrontare i problemi più difficili. La strada dell’inserimento nei circuiti internazionali della scienza e della ricerca passa proprio attraverso l’impegno costante verso i problemi difficili che questa presenta. La scoperta di nuove leggi fondamentali della natura e di nuovi fenomeni è sorgente di nuove autentiche innovazioni di pensiero e sviluppo civile. Per progredire in tale cammino sono necessari laboratori complessi ed acceleratori di grande energia».

Il 30 maggio 1991 viene eletto Preside della Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali per il triennio accademico 1991/1994, subentrando al prof. Nicola Uccella. Il suo curriculum è abbastanza nutrito per esperienze internazionali, partendo dal progetto “Gran Sasso” LAA-ZEUS, ricoprendo la funzione di responsabile della componente “Large Area Devices for Muon Detection. Ha, inoltre, ricoperto la responsabilità della realizzazione della strumentazione necessaria al riconoscimento dei muoni, prodotti nell’esperimento ZEUS, in preparazione per lo studio delle interazioni elettrone – protone presso il collisionatore HERA nel Laboratorio DESY di Amburgo.

Durante la presidenza della Facoltà di Scienze ha garantito la sua presenza in tutti gli organismi in cui era necessaria la sua partecipazione di conoscenza scientifica. Mi piace ricordarlo anche in una delle ultime conferenze stampa che ho curato per l’Università e precisamente il 9 ottobre 2008 nel corso della quale ebbe modo, alla presenza del rettore Giovanni Latorre, di illustrare il contributo scientifico che l’UniCal ed in particolare il dipartimento di fisica, diretto in quel momento dal prof. Pierluigi Veltri, davano alla realizzazione del progetto del super acceleratore di particelle LHC (Grande Collisore di Adroni) presso il Cern di Ginevra. Si tratta del gigantesco anello, composto da quattro rivelatori, lungo 27 km e sepolto a circa 150 metri di profondità, con il quale si è dato inizio ad una nuova era della ricerca scientifica mondiale; nonché alla realizzazione del più grande e sofisticato rivelatore, denominato Atlas.

In questo momento mi piace ricordare anche il suo impegno diretto che diede alla costituzione dell’Associazione Internazionale “Amici dell’Università della Calabria” fin dagli inizi come socio promotore, in quanto atto di amore verso l’UniCal, nella quale ha creduto fino all’ultimo respiro della sua vita e vi spiego il perché, tanto che la presidente, prof.ssa Silvia Mazzuca, della stessa Associazione, nell’apprendere la notizia, mi ha informato e stimolato a tracciarne la memoria.

Una volta terminato il suo impegno di lavoro nell’UniCal, in quanto entrato in quiescenza, pur tornato a vivere nella sua Roma, ci ha sempre stimolato ad occuparci nel raccontare la storia dell’Università della Calabria e promuoverne l’immagine in positivo con orgoglio. Cosa che ho fatto soprattutto, grazie all’accoglienza di “Calabria live”.

Nel momento in cui l’Associazione “Amici UniCal” decise il 10 giugno 2024 di conferirmi la pergamena alla carriera di responsabile dell’Ufficio Stampa dell’UniCal, tenne a voler partecipare all’evento ricamandomi dei meriti quale primo responsabile di tale ufficio della nostra Università, che fu la prima nel 1980 con Bucci Rettore ad istituirlo in campo nazionale tra le Università Statali. Mi ha manifestato grande interesse ogni qualvolta uscivano i miei servizi su “Calabria.Live”, in cui parlavo degli eventi del nostro Ateneo. Come ha detto la prof.ssa Silvia Mazzuca, attuale presidente dell’Associazione Internazionale “Amici dell’UniCal”, ci mancherà molto e non solo per noi, a seguito del suo modo di essere uomo di scienza e maestro educatore, oltre che per la sua umanità.  (fb)

Il crotonese Massimo Proietto nuovo Vice Direttore di Rai Sport

di PINO NANOIn Rai è tempo di nomine e quindi di addii e di nuovi arrivi. Ieri i nuovi direttori delle quattro testate giornalistiche, Pierluca Terzulli (Tg3), Roberto Pacchetti (Tgr), Federico Zurzolo (RaiNews) e Paolo Petrecca (RaiSport) hanno presentato nella giornata al consiglio di amministrazione Rai il loro rispettivo piano editoriale con il pacchetto dei vicedirettori prescelti, nomine che verranno presentate ai rispettivi cdr, sono gli organismi sindacali, nelle prossime ore.

A RaiSport la squadra dei vicedirettori a disposizione di Paolo Petrecca vede in campo insieme a Marco Lollobrigida, Auro Bulbarelli, Riccardo Pescante, Annalisa Bartoli, Andrea De Luca il giornalista calabrese Massimo Proietto, crotonese dalla testa ai piedi.

Nato a Crotone il 20 gennaio 1974, giornalista professionista iscritto all’Ordine della Calabria dall’11 marzo 2009, Massimiliano Proietto dopo una lunga gavetta nelle emittenti televisive private, è approdato a Rai 1 lavorando per quasi cinque anni a Bologna nella Testata Giornalistica Regionale della Rai. Dal 2018 è Cavaliere al Merito della Repubblica per riconosciute qualità professionali.

Tra le ultime esperienze ricordiamo quella di giornalista e inviato su Rai1 de “La Vita in diretta”. Tra gli appuntamenti più importanti della sua carriera Massimo ha condotto dallo Sferisterio di Macerata “Musicultura”, il festival della musica popolare e d’autore, trasmesso dalla Rai. 

La sua gavetta inizia a 16 anni nelle tv private, per poi approdare dopo anni come inviato, a Rai1 in programmi quali “Sabato&domenica”, “Uno Mattina in famiglia” e “Linea Verde”, conducendo inoltre importanti programmi dedicati al festival di Sanremo. Per Rai1 e Rai International ha condotto da Loreto il primo concerto in memoria di Giovanni Paolo II “Totus Tuus”. Conduttore e autore storico del premio televisivo “Meeting del Mare”. 

Ha trascorso cinque anni a Bologna, alla Tgr Emilia Romagna, per poi passare a RaiNews nella testata AllNews, con l’allora direttore Antonio Di Bella. Recentemente ha condotto dal Teatro Ariston di Sanremo il festival “SanremocantaNapoli”. Ha condotto la prima e seconda edizione del festival cinematografico “CineMediterraneo” con la presenza di Pupi Avati, Michele Placido, Laura Morante, Isabella Ferrari, Alessandro Preziosi, Francesco Scianna, Adriano Giannini, Giorgio Verdelli e Ricky Tognazzi. 

Conduttore della decima edizione de “La Primavera del cinema italiano“ a Cosenza con la partecipazione di Lodo Guenzi, Pupi Avati, Pilar Fogliati, Edoardo Leo, Mario Martone, Roberto Andò, Giulia Andò, Marco Bellocchio, Riccardo Milani e Matteo Garrone. Da diverse edizioni è alla conduzione del “Bergafest” di Reggio Calabria dove è stato insignito dall’Accademia del Bergamotto quale Ambasciatore del prezioso agrume nella sezione “Giornalismo televisivo”. Proseguendo con i riconoscimenti ha vinto il premio “Massimo Marrelli” per la “Comunicazione e giornalismo” e il premio “CrotoneOk 2021” quale personaggio dell’anno insieme al cantautore Sergio Cammariere. 

Ma è stato anche inviato su Rai2 del programma “I Fatti Vostri “ diretto da Michele Guardì. Attualmente è in forza a Rai Sport, nella redazione calcio, alla conduzione di “C Siamo” storica trasmissione dedicata alla serie C girando i campi d’Italia. Al neo Vice direttore calabrese di Rai Sport gli auguri e i complimenti di tutti noi. (pn)

L’ADDIO / Mario Carbone, scompare un testimone del ‘900

di PINO NANOSe ne è andato anche lui, il grande Mario Carbone, fotografo regista e direttore della fotografia tra i più famosi del 900, aveva appena compiuto i suoi primi 101 anni di vita, era nato in Calabria, a San Sosti nel 1924, e da lunghissimi anni viveva ormai a Roma in uno dei quartieri più belli della capitale, e dove ieri è morto.

Le sue opere sono oggi conservate in importanti archivi e collezioni, tra cui il MoMA di New York, e sono oggetto di crescente interesse da parte della critica e del pubblico di mezzo mondo.  

La grande mostra che nel 2024 l’Archivio insieme alla Galleria d’arte Ellebi di Cosenza gli ha dedicato in occasione dei suoi 100 anni, rimane una testimonianza preziosa del suo straordinario lavoro, del suo sguardo e del suo impegno. Il progetto Carbone 100, una grande mostra diffusa, realizzata in vari luoghi istituzionali della sua terra natale, ha avuto il merito di riportare all’attenzione nazionale l’attualità e la vastità dello sguardo di Carbone, e ha dato avvio a un percorso di valorizzazione e diffusione della sua opera che si intende proseguire in altre regioni italiane.

Mario Carbone è stato uno dei protagonisti della fotografia e del cinema documentario italiano del secondo Novecento. La sua lunga carriera lo ha portato ad attraversare il Paese con uno sguardo lucido e partecipe, capace di restituire per immagini i mutamenti più profondi della società, della politica, dell’arte e della cultura italiana. 

Giovanissimo, Mario Carbone apprende il mestiere fra Cosenza e Milano, per poi stabilirsi a Roma, città in cui vive fino alla morte e nella quale si immerge, sin dagli anni Cinquanta, nella scena culturale più vivace dell’epoca, senza mai recidere il legame con la sua terra natale, e il Sud. 

E’ a questi anni, infatti, che risale l’incontro con Carlo Levi, con cui compie un viaggio in Lucania nel 1960. Le fotografie realizzate in tale occasione sono entrate nella storia, non solo per il loro valore – artistico, umano, sociale – intrinseco, ma anche per aver accompagnato il grande telero di Levi oggi esposto a Palazzo Lanfranchi, a Matera.

Nei decenni successivi, Mario Carbone documenta con sensibilità e rigore eventi fondamentali del nostro tempo, dalle lotte contadine, operaie e sociali del secondo Novecento all’alluvione di Firenze, fino ai movimenti artistici contemporanei. Insieme ad Elisa Magri, compagna di vita e direttrice della Galleria d’Arte Ciak, punto di riferimento tra gli anni Sessanta e Ottanta per gli artisti della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo, Carbone tesse legami profondi nel mondo dell’arte.  Documenta instancabilmente performance ed eventi artistici di grande rilievo, quali il Decennale del Nouveau Réalisme (Milano, 1970) la Prima Settimana della Performance (Bologna, 1977). 

Regista e direttore della fotografia di numerosi film e documentari, a Mario Carbone si devono cortometraggi e serie educative per la scuola e per la Rai, tra cui Artisti allo specchio, e opere premiate nei più importanti festival nazionali: Tra i numerosi riconoscimenti ricordiamo tre Nastri d’Argento, per I vecchi (1959), Stemmati di Calabria (1964) e Firenze, novembre ’66, film con cui vinse anche il Premio San Marco alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1967.

Mario Carbone è stato un grande testimone del suo tempo, un interprete attento delle trasformazioni individuali e collettive del nostro Paese. La sua macchina da presa e il suo obiettivo hanno saputo cogliere con intensità il movimento della storia e il volto delle persone che quotidianamente, con piccoli e grandi gesti, hanno contribuito alla sua scrittura.

C’è solo da augurarsi che il Grande Archivio che oggi porta il suo nome continuerà il lavoro di tutela, di valorizzazione e di diffusione della sua eredità culturale, nella consapevolezza- dice suo figlio Roberto- che il patrimonio da lui costruito rappresenta oggi un bene collettivo da restituire, custodire e tramandare. (pn)

 

IL RICORDO / Antonio Golini, insigne demografico calabrese

di GIUSEPPE DE BARTOLO

Si è spento a Roma alletà di 87 anni Antonio Golini, noto demografo di origine calabrese. Golini era nato infatti a Catanzaro nel 1937 e di queste sue origini calabresi andava molto fiero.

Si era laureato giovanissimo a Roma in Scienze statistiche ed attuariali e fresco di laurea era entrato a far parte dellentourage di Nora Federici, la più autorevole demografa del secondo dopoguerra, che era stata a sua volta allieva di Corrado Gini, il più illustre e autorevole tra gli studiosi di statistica e demografia della prima metà del Novecento, conosciuto in tutto il mondo scientifico per il suo coefficiente di Gini“ sulla distribuzione della ricchezza.

Entrato nel mondo accademico come assistente, collabora insieme al compianto Marcello Natale, altro assistente della Federici, alla terza edizione delle Lezioni di Demografia, il primo e più completo manuale di demografia del secondo dopoguerra. La Federici nella prefazione al volume li ringrazia entrambi per aver contribuito alla redazione dellopera con una accurata revisione critica del testo e con intelligenti suggerimenti”.

Quella di Golini è stata una brillante e veloce carriera accademica: giovanissimo diventa professore ordinario e successivamente, dal 1982 al 1987, Preside della Facoltà di Statistica. Ha svolto le funzioni di Presidente dellIstat per due anni ed è stato il Fondatore dellIstituto di Ricerca della Popolazione Irp, Istituto nato per promuovere i rapporti tra demografia e società, di cui è stato Presidente per molti anni. Accademico dei Lincei, Golini univa alle grandi capacità di studioso della Demografia, scienza alla quale ha apportato importanti contributi, altrettanti eccezionali doti di divulgatore dei fenomeni demografici, infatti è stato uno dei primi studiosi a denunziare allopinione pubblica le conseguenze della denatalità in Italia.

Molto noto anche a livello internazionale, ha rappresentato lItalia nella Commissione delle Nazioni Unite sulla popolazione. Antonio Golini veniva volentieri nella sua terra di origine e a questo proposito mi piace ricordare che negli anni 90, in occasione di un incontro da me promosso sul tema a lui caro dellinvecchiamento demografico, volle recarsi nella sua natia Catanzaro, utilizzando addirittura la ferrovia a scartamento ridotto che allepoca, attraverso un suggestivo territorio, collegava ancora senza interruzioni Cosenza con Catanzaro. (gdb)

[Giuseppe De Bartolo è già ordinario di Demografia all’Unical]

L’ADDIO / Nino Marazzita, il principe del Foro di Roma Capitale

di PINO NANO – Nino Marazzita era, e rimarrà per sempre credo, il vero Principe calabrese del Foro romano. Avvocato di grande tradizione, di grande spessore, di grande fascino.

Uomo intelligente, arguto, preparatissimo, e non solo in tema di diritto, che era il suo pane quotidiano, ma il suo studio era una sorta di mecca sacra, dove trovavi di tutto, grandi giornalisti, artisti famosissimi, grand commis di Stato, imprenditori magistrati e inquirenti che avevano affidato a lui le proprie disavventure professionali. 

Nino Marazzita era l’uomo che non aveva mai dubbi. Era l’avvocato che ognuno di noi sogna di poter avere nei momenti peggiori della sua vita, perché Nino riusciva sempre a trovare spazio e tempo per un sorriso e un conforto da dare a chiunque bussasse alla sua porta. Era una sorta di sacerdote confessore, a tratti psichiatra e assistente sociale, ma in questo era rimasto calabrese fino al midollo, tu arrivavi da lui e lui ti accoglieva come se tu fossi suo amico da tantissimi anni. Mai un segnale di supponenza, mai una stizza di rabbia, mai una reazione fuori dai limiti. 

Cortese, educatissimo, avvolgente e ammaliante. Quando io ho avuto il privilegio di conoscerlo per la prima volta lui era già un uomo potentissimo. Ricordo che non c’era politico di alto rango che non lo chiamasse per chiedergli un consiglio, erano gli anni di Craxi, della Milano da bere, della Roma dalle mille tentazioni, e in questo bailamme di lustrini e di potere vero, Nino Marazzita era la stella polare di quel momento. Negli anni ’80 la sua fama era travolgente, e per via delle sue infinite partecipazioni a programmi e trasmissioni televisive era diventato il legale dei vip forse più ricercato d’Italia.

Nino Marazzita aveva il senso della misura, aveva la capacità di scindere il suo lavoro dai suoi rapporti personali, e quando nel suo studio, o in Parlamento dove spesso lo si poteva incontrare, o in Cassazione dove di fatto lui viveva per lavoro, gli capitava di incontrare un palmese o un reggino, allora la sua vita si fermava.

Ti portava al bar, ti faceva una festa incredibile, rispolverava ricordi di famiglia, aneddoti di paese, la Varia, La festa di San Rocco, la piazza principale di Palmi, i bar-pasticceria che stanno di fronte al palazzo di giustizia, la Chiesa madre, i sacerdoti che l’anno animata e vissuta. Era come se in realtà la sua vita si sdoppiasse, metà a Palmi, metà a Roma, e viceversa. Era questa la vera magia della sua vita. Che aggiunta ad una eloquenza d’altri tempi, erudita e forbita, faceva di lui una sorta di Solone moderno. Che meraviglia. 

Era nato a Palmi il 2 aprile 1938 e lo studio che oggi qui a Roma, al numero 9 di Via Vincenzo Tangorra, porta il suo nome nei fatti era stato fondato negli anni ’20 a Palmi, da suo padre, l’avv. Giuseppe Marazzita, altra icona del mondo giudiziario reggino e calabrese, sindaco, consigliere provinciale, senatore della Repubblica, vice presidente dell’Istituto autonomo delle case popolari e giudice aggregato della Corte Costituzionale. Figlio d’arte, insomma, sotto tutti i profili immaginabili.

A dare la notizia della sua morte è stato suo figlio Giuseppe, avvocato come lui, sul suo profilo fb, e con questa dolcezza: «Oggi mio padre ha combattuto con la grinta di sempre l’ultima battaglia, quella che nessuno può vincere. Lascia un grande vuoto, insieme al ricordo indelebile della sua intelligenza, della sua ironia, della sua grande umanità e della sua dolcezza».

Un padre famosissimo, che era stato avvocato di parte civile nel processo per l’omicidio dello scrittore Pier Paolo Pasolini e che aveva rappresentato la famiglia di Rosaria Lopez nel processo per il massacro del Circeo. Ma era stato anche il legale di Eleonora Moro nel processo sull’omicidio di Aldo Moro. Tra i suoi assistiti – scriveva ieri l’inviato di Repubblica – «personaggi che andavano da  Jaen Paul Sartre, a Corrado Alvaro al settimanale “Il Male”, a Franco Pazienza, ex agente del Sismi, a personaggi famosi dello spettacolo, come Antonio Lubrano, Gioia Scola, Rita Dalla Chiesa, Claudio Amendola, Isabella Rossellini, o politici importanti come l’ex ministro della Giustizia Claudio Martelli».

Intellettuale sofisticatissimo, giornalista e scrittore insieme, Nino Marazzita ha diretto la rivista giuridica ‘L’Eloquenza’, fondata dal prof. Giuseppe Sotgiu, di cui è stato allievo nei primi anni della professione. Ma dal 1985 al 1995 ha condotto una serie di trasmissioni radiofoniche su Radiouno, tra cui ‘Uno studio per voi’, rispondendo ai quesiti degli ascoltatori su questioni giuridiche. Ha collaborato per anni con la rivista di criminologia “Detective & Crime”, con la rivista ‘Polizia e Democrazia” e condotto per Rai Notte la rubrica televisiva ‘L’Avvocato risponde’, su Rai Due, nella quale esaminava quesiti giuridici proposti dai telespettatori. È stato, inoltre, consulente e ospite quasi fisso per “Italia: istruzioni per l’uso” su Rai Radio 1 e RaiNews, condotto da Emanuela Falcetti, mentre dal 2013 al 2019 aveva fatto parte del cast giuridico del tribunale televisivo di Canale 5 e Rete 4, ‘Forum‘ e ‘Lo Sportello di Forum’. Autore infine, insieme a Matilde Amorosi, del volume ‘L’avvocato dei diavoli: da Pietro Pacciani a Donato Bilancia: un protagonista racconta quarant’anni di crimini e misteri italiani’, edito da Rizzoli nel 2006 e in cui troverete per intero il fascino della toga che Nino Marazzita indossava in tribunale per mestiere e in televisione per svago, senza mai lasciarla neanche un solo istante della sua vita. 

Non so cosa il figlio Giuseppe e sua sorella Silvia decideranno di fare, ma lo immagino ai funerali romani avvolto per l’ultima volta nella sua vecchia toga, con questo su eterno sorriso da guascone e bohémienne d’altri tempi. (pn)

Addio a Franco Abruzzo, «un calabrese che ha dato molto prestigio alla nostra terra»

di PINO NANO – «È morto Franco Abruzzo, un calabrese che ha dato molto prestigio alla nostra terra. Giornalista giudiziario come pochi, insieme con Martinelli e Bianconi inventò questa branca della professione. Per 18 anni è stato presidente dell’Ordine della Lombardia difendendo a spada tratta i principi del nostro lavoro».

È un post di Bruno Tucci, storico inviato speciale del Corriere della Sera, che sabato pomeriggio sul mio whatsapp mi comunica la morte di Franco Abruzzo, una delle icone del giornalismo italiano, un cronista che per oltre mezzo secolo è stato per tutti noi, un mito e un esempio. 

Franco Abruzzo, per la mia generazione, era il giornalista calabrese più famoso d’Italia, ed era il cronista cosentino più caparbio, più cocciuto, più preparato e forse anche più irriverente, che lavorasse a Milano. Un numero uno, in senso assoluto, una vera e propria enciclopedia del mondo del giornalismo italiano, e soprattutto un difensore dei nostri diritti oltre ogni possibile immaginazione.

Il 3 agosto scorso aveva compiuto i suoi primi 85 anni, lucido effervescente spinoso e agguerrito come lo era quarant’anni fa.

I suoi funerali si terranno oggi, lunedì 14 aprile, alle 10 nella chiesa di San Giovanni Battista a Sesto San Giovanni, in via Umberto Fogagnolo 96. 

«Un vero grande maestro del giornalismo italiano». Detta da Bruno Tucci questa frase ha un valore doppio. Franco se ne è andato via nella giornata di sabato nella sua casa di Sesto San Giovanni, dove ormai viveva dal lontano 1967. La definizione che più amava di lui era questa: “Un giurista prestato al giornalismo”. In realtà a sua vita è quasi un romanzo. 

Era nato a Cosenza il 3 agosto 1939, e ha continuato a informarsi delle vicende della sua città natale fino all’ultimo giorno della sua vita. A 18 anni lascia Cosenza per Milano. E a Milano si laurea con 110 e lode in Scienze politiche e storiche. Giornalista professionista dal 3 febbraio 1963, inizia la professione il primo ottobre 1959 presso le redazioni calabresi dei quotidiani “Il Tempo” e il “Giornale d’Italia” per poi trasferirsi, nel 1962, a Milano, dove dal giugno 1965 al novembre 1983 lavora (come cronista giudiziario, caposervizio di cronaca giudiziaria e caposervizio al “Politico” e ai “Fatti della Vita”) a “Il Giorno“,attraversando e vivendo le stagioni di tre famosi direttori diversi, Italo Pietra, Gaetano Afeltra e Guglielmo Zucconi

Dal dicembre 1983 al marzo 2001 lavora a “Il Sole 24 Ore“, Gianni Locatelli lo vuole come capo redattore centrale, articolista e inviato. Nel luglio 1975 viene invece assunto da Eugenio Scalfari come cronista giudiziario di “la Repubblica”, incarico a cui presto però rinunciò. Nel 1978 con Walter Tobagi e Massimo Fini fonda la componente sindacale di “Stampa democratica” e tra il 1975 e il 1982 farà più volte parte del CdR de “Il Giorno”, del Consiglio e della Giunta dell’Associazione lombarda dei Giornalisti nonché del Consiglio nazionale della Fnsi. Nel novembre 2010 viene eletto consigliere dell’Associazione lombarda dei Giornalisti, e questo – ricorda Franco – a distanza di 35 anni dalla prima volta.

Franco Abruzzo è stato insomma tutto e il contrario di tutto, almeno nel mondo del giornalismo italiano. È stato consigliere dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia dal giugno 1986 al giugno 2007, e ne è stato soprattutto lo “storico” presidente, per oltre 18 anni ininterrotti, passando indenne per sette elezioni diverse, dal 15 maggio 1989 al 7 giugno 2007. Nel maggio 2010 viene eletto per l’ottava volta consigliere dell’Ordine di Milano.  

Dall’ottobre 1986 al maggio 2007 diventa direttore di “Tabloid“, mensile dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, ma dal maggio 1989 al maggio 1991 è stato anche autorevole e carismatico presidente dell’Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo, l’ente senza scopo di lucro che gestisce l’Istituto “Carlo De Martino” per la Formazione al Giornalismo, meglio noto come “Scuola di giornalismo” di Milano.

Come saggista lascia alle nuove generazioni il segno di uno straordinario lavoro professionale: Il giornalista, la legge e l’esame di Stato, edito dall’Associazione “Walter Tobagi” per la Formazione al Giornalismo, Milano 1990, pag. 640; Guida del giornalista, editore Il Sole 24 Ore Libri, Milano 1992, pag. 900; Codice dell’informazione e della comunicazione, editore il Centro di Documentazione Giornalistica. Alle spalle Franco Abruzzo oggi ci lascia anche una lunga scia di avvenimenti eventi impegni e iniziative che segnano profondamente la storia del mondo della comunicazione italiana moderna. Grazie Maestro.

Alla moglie moglie Diana e alle figlie Vittoria e Anna Maria il cordoglio di tutti noi. (pn)

L’ADDIO / Michele Traversa, se ne va un uomo buono

di PINO NANOSi svolgeranno oggi a Catanzaro, domenica 13 aprile, alle ore 16 nella Chiesa dell’Immacolata a Catanzaro, i funerali di Michele Traversa.

Aveva 77 anni e una passione indomabile per la politica. 

Michele Traversa è la storia della città di Catanzaro. È la storia della destra in Calabria. È la storia – non ho dubbi – di uno dei grandi protagonisti della storia politica regionale. 

Michele è la storia della politica di una volta, quando la politica si faceva casa per casa, quartiere per quartiere, strada per strada, sempre ed eternamente al servizio degli altri. Credo che per tutta la sua vita lui abbia sempre pensato agli altri, a risolvere i piccoli problemi della sua comunità, e a costruire la grande città metropolitana di Catanzaro, e lo ha fatto da sindaco, da parlamentare, da presidente della provincia, da semplice sindacalista agli inizi della sua carriera politica.

Michele era così legato alla sua città che una delle sue battaglie politiche più complesse lui la giocò con la Rai. Lui voleva a tutti i costi che Catanzaro avesse una sede decentrata della Rai, e si spese come non mai per realizzare questo suo sogno. Regalò alla Rai una sede al piano terra del palazzo della Provincia, ma i tempi forse non erano ancora maturi perché quella struttura decollasse come lui sperava che fosse.

Io allora ero Caporedattore della Rai in Calabria e ricordo le mille telefonate che mi faceva perché Catanzaro fosse tutti i giorni in televisione. Sembrava il sogno di un bambino, ma lui ci credeva tantissimo.

Era mio grande amico. Gli volevo bene, proprio per questa sua semplicità disarmante nei rapporti con gli altri, per questa sua immensa umanità, per questo suo modo di accoglierti e raccontarti della sua vita. La gente per strada lo fermava e lo chiamava per nome, per la città di Catanzaro lui non è mai stato né “onorevole”, né “presidente”. Era Michele e basta.

Esponente di primo piano del Movimento sociale italiano, era nato a Botricello il 26 aprile del1948, incomincia come sindacalista alla Cisnal e all’Ugl, e poi diventa sindaco di Catanzaro, presidente della Provincia, consigliere e assessore regionale, deputato. 

Quasi superbo il ricordo che ne fa oggi il sindaco della città Nicola Fiorita.

«Mi inchino, commosso, davanti alla figura di Michele Traversa che è stato un grande sindaco, ma soprattutto un Catanzarese vero, animato da un amore sconfinato per la nostra città che ha servito con entusiasmo e onore. È stato un uomo delle istituzioni che ha onorato con la sua politica del fare, da consigliere e assessore regionale, da presidente della Provincia, da deputato e poi da primo cittadino. La diversa appartenenza politica non mi ha mai impedito di coltivare con lui un bellissimo rapporto personale e di riconoscerne i grandissimi meriti, l’onestà, la trasparenza, la capacità di realizzare gli impegni assunti con gli elettori e i cittadini». 

Ha ragione il sindaco Fiorita: «Michele Trraversa ci lascia opere ormai identitarie, la sua più bella creatura, il Parco della Biodiversità Mediterranea. Ma anche il Marca, il Musmi, il circolo ippico e tantissime altre strutture pubbliche che arricchiscono la nostra Catanzaro. La città di Catanzaro gli sarà per sempre grata e mi impegno fin d’ora a individuare le forme più opportune per tenere vivo il ricordo della sua straordinaria esperienza».

Per Maurizio Gasparri, presidente dei Senatori di Forza Italia, «Michele Traversa era un uomo generoso e di cristallina onestà ha ricoperto tanti incarichi, distinguendosi per operosità e capacità di ascolto. Presidente della Provincia di Catanzaro, assessore regionale, sindaco, deputato, dirigente politico e sindacale, ha creato lavoro, ospedali, università, alberghi, parchi, classi dirigenti, amicizia». 

«Uomo del fare – lo definisce Gasparri – che ha raggiunto molti traguardi, ma avrebbe meritato ancora di più. Ne ho apprezzato l’affetto, la lealtà e il sostegno in lunghi anni di militanza e di presenza sul territorio. L’ho visto impegnato su mille fronti, ma lo ricordo in particolare, con commozione, impegnato fisicamente nella realizzazione del parco delle biodiversità di Catanzaro, città che gli deve molto. E quel parco dovrebbe essere dedicato a lui, a un uomo perbene, che ha dato tanto a tutti noi e al quale avremmo dovuto dire e dare molto di più».

Ma mentre scriviamo le agenzie continuano a battere dichiarazioni su dichiarazioni, messaggi e testimonianze di cordoglio di tutto il mondo politico al leader calabrese. Da desta a sinistra. 

Questa vuol dire che era un uomo buono, e che la sua saggezza prevaleva sempre sul gioco contrapposto delle fazioni politiche. (pn)

Mirko Onofrio è il nuovo direttore del Roccella Jazz Festival

«È con grande emozione e onore che annuncio la mia nomina a Direttore Artistico del Festival Jazz di Roccella Jonica per i prossimi tre anni». È quanto ha annunciato Mirko Onofrio, nominato dal Comune di Roccella Jonica, guidata dal sindaco Vittorio Zito, direttore artistico del Festival Internazionale del Jazz “Rumori Mediterranei” di Roccella Jonica per il triennio 2025-2027.

«Un ruolo che affronto con impegno, passione e la consapevolezza dell’importanza storica di questa manifestazione, che ogni anno regala alla nostra comunità e al pubblico un’esperienza unica, ricca di arte, musica e cultura», ha detto Onofrio, la cui nomina «rappresenta, quindi – viene spiegato in una nota dell’Amministrazione comunale di Roccella – un ponte nel segno della continuità tra la tradizione del Festival e le nuove prospettive artistiche, in un’ottica evolutiva che guarda al futuro con ambizione e che mira ad avviare una nuova stagione per il Festival, senza tradire l’identità che lo ha reso un appuntamento imperdibile per gli appassionati di jazz».

«Nelle intenzioni del suo fondatore Sisinio Zito e di chi ne ha proseguito l’opera, Rumori Mediterranei è nato con una forte intenzionalità politica, quella di far uscire un territorio marginale come la Locride dall’isolamento culturale al quale era stato a lungo condannato», ha detto il sindaco Zito, aggiungendo come «e se nonostante le enormi difficoltà incontrate nei suoi 45 anni di vita, la storia del Festival ci dice che questa sfida è stata vinta, la triste cronaca ha affidato a noi il compito di gestire un momento di particolare delicatezza».

«Al termine dello scorso anno, ci ha prematuramente ed improvvisamente lasciati il prof. Vincenzo Staiano, profondo conoscitore della cultura jazzistica internazionale – ha ricordato il primo cittadino – che ha avuto un ruolo di primo piano nella nascita della manifestazione ed ha assunto fin dall’inizio la direzione artistica delle edizioni organizzate direttamente dal nostro Ente».

«E, con la scomparsa del prof. Staiano, Roccella ha perso l’ultimo dei protagonisti di quella straordinaria epopea che ha visto nascere ed affermarsi Rumori Mediterranei. Per tali ragioni – ha proseguito il sindaco – l’Amministrazione Comunale ha dovuto pensare e strutturare forme nuove di gestione della manifestazione capaci di farla proseguire sul solco tracciato, garantendo al contempo spazi nuovi di crescita e sviluppo».

«La scelta di affidare a Mirko Onofrio la direzione artistica della manifestazione per il prossimo triennio si fonda su alcuni criteri guida che ci siamo dati. Il primo – ha spiegato – è stato quello di sondare le disponibilità di musicisti ed esperti che godevano della piena stima e fiducia del prof. Staiano, e che egli stesso avrebbe voluto valorizzare all’interno della manifestazione».

«Poi, chiedere la disponibilità a sposare la linea di fondo del Festival – ha continuato Zito – preservandone la natura costitutiva che non restituisce una semplice kermesse di ensemble o musicisti che è possibile ascoltare dovunque, ma un’oasi di creatività e sperimentazione che dia spazio ai giovani talenti del Mediterraneo».

«Infine – ha concluso Vittorio Zito – abbiamo voluto condividere una tensione etica che guarda alla direzione del Festival come un impegno appassionato e non come un mero incarico artistico. Mirko Onofrio ha tutte queste caratteristiche e per questo lo ringrazio di cuore per aver voluto accettare l’incarico. Sono certo che con il bagaglio della sua esperienza e la forza del suo entusiasmo saprà traghettare “Rumori Mediterranei” nel futuro, creando nuove connessioni tra il jazz e altri linguaggi musicali che contribuiranno a scrivere un nuovo importante capitolo nella storia della manifestazione e a mantenerne intatta l’identità».

«Il Festival Jazz di Roccella Jonica – ha ricordato Onofrio – è un appuntamento di rilevanza internazionale, che nel corso degli anni ha saputo affermarsi come uno dei principali eventi del panorama jazzistico. Sono entusiasta di poter contribuire, con nuove idee e una visione sempre più aperta alle sfide e alle innovazioni artistiche, alla crescita e al rafforzamento della tradizione di questo festival. Desidero esprimere un sentito ringraziamento all’Amministrazione Comunale di Roccella per la fiducia accordatami».

«Con il cuore pieno di entusiasmo – ha proseguito – sono pronto a lavorare insieme a tutti coloro che rendono possibile questo festival, con l’obiettivo di offrire un’edizione 2025, che si svolgerà dal 23 al 31 agosto, che possa rimanere nella memoria di tutti. Mi aspetto che questa nuova edizione rappresenti un momento di grande partecipazione, unendo il meglio della scena jazz mondiale con il calore e l’accoglienza della nostra terra».

«Vi invito, quindi – ha concluso – a non mancare a questa nuova ed emozionante edizione del Festival Jazz di Roccella Jonica, che promette di essere straordinaria, come la tradizione del nostro festival impone».

Sassofonista, flautista e clarinettista, musicista poliedrico e innovativo, Mirko Onofrio è anche un talentuoso compositore, arrangiatore e docente di musica che ha saputo distinguersi nel panorama musicale italiano e internazionale per la sua capacità di spaziare tra generi musicali diversi, pur mantenendo un forte legame con il jazz e la sperimentazione sonora.

Componente stabile della Brunori Sas dal 2009, con il cantautore calabrese ha curato numerosi progetti, come la rielaborazione dell’album “Come è profondo il mare” di Lucio Dalla per lo Sky Arte Festival di Palermo nel 2018, e ha realizzato gli arrangiamenti dell’album “L’albero delle noci”, che contiene l’omonimo brano classificatosi sul podio dell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Proprio grazie alla sua versatilità e alla sua creatività Mirko Onofrio ha collaborato con Manuel Agnelli, Rodrigo D’Erasmo, Roberto Angelini, Giuliano Sangiorgi, Calibro 35, Dente, Serena Brancale, Colapesce, Marina Rei, Cristina Donà e Roy Paci. La sua attività di ricerca, poi, lo ha portato a pubblicare lavori di rilievo, tra cui “Molje: Leon in Jazz” e “Carla Bley: la ragazza che urlò champagne”, editi da Le Pecore Nere/Il Fonicottero.

Oltre alla carriera da musicista, Onofrio si dedica con passione all’insegnamento ed ha maturato una significativa esperienza nella direzione artistica di importanti rassegne musicali.  Nel 2007, fu proprio Mirko Onofrio a ricevere il premio come “Miglior giovane talento” al Festival Jazz “Rumori Mediterranei” di Roccella Jonica, segnando l’inizio di un percorso artistico di successo ed un legame con il Festival che non si è mai interrotto. (rrc)

 

La reggina Grazia Gioé premiata dall’Accademia Internazionale Amici della Sapienza

Prestigioso riconoscimento per la reggina Grazia Gioè, che è è stata fra le personalità insignite dall’Accademia Internazionale Amici della Sapienza, del prestigioso Premio che ogni anno, l’Accademia riconosce ai “Benemeriti dell’Arte, della Scienza, della Cultura, del Turismo e della Solidarietà” che si sono distinti nel panorama nazionale ed internazionale per la loro attività.  La cerimonia di consegna dei Premi, che si è svolta a Messina, è stata tenuta nel Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca.

Grazia Gioè, urbanista ed economista, è stata scelta per essere stata negli anni un esempio di intelligenza scientifica e pioneristica, oltre ad essere di fatto,  la prima donna calabrese ad essersi laureata in Urbanistica, ha al suo attivo una prestigiosa formazione e attività accademica, sia di ricerca che professionale di livello internazionale, svolta fra Italia e Stati Uniti, sia presso la Northeastern University di Boston che al MIT di Cambridge, da sempre considerato la migliore Università al mondo. Infine, il prestigioso riconoscimento ha inteso anche evidenziare, l’impegno che la dottoressa Gioè attraverso la sua attività di ricerca e studio, persegue per lo sviluppo dell’empowerment femminile con la diffusione delle discipline STEM, delle quali ella stessa ne è un esempio. (rrm)