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GIUSEPPE REALE (1918-2010)

IN QUESTI GIORNI avrebbe compiuto cento anni. Originario di Maratea, l’on. Giuseppe Reale (1918-2010) è il classico esempio dell’intellettuale prestato alla politica e che alla politica offre tutto il suo bagaglio di cultura e di competenze. Pur non essendo calabrese (era nato il 12 giugno 198 a Maratea), l’on. Reale si è conquistato sul campo una cittadinanza di diritto, battendosi per la Calabria e, in particolare, per Reggio, suo collegio d’elezione. Era stato eletto a Catanzaro il 5 giugno 1958 per la Democrazia Cristiana e la sua militanza nello Scudo Crociato l’ha mantenuta fino alla VI legislatura (ossia fino al 4 luglio 1976) quando decise di non ricandidarsi, senza però rinunciare ad essere una voce critica e propositiva per tutto il Mezzogiorno.
È una persona speciale, tra i calabresi che meritano attenzione e rispetto, e che i giovani dovrebbero conoscere, ma le poche iniziative a lui dedicate non compensano la lunga attività per la crescita culturale e lo sviluppo di Reggio e di tutta la Calabria. Spicca su tutte l’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio da lui fondata nel 1984 e poi riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, nel 2007. Di Unistrada (l’acronimo che contraddistingue la Dante Alighieri) l’on. Reale  è stato anche Rettore e poi presidente onorario. Non si deve però dimenticare che si deve a lui anche la creazione dell’Accademia di Belle Arti di Reggio, nel 1967, che – partita solo con una scuola di pittura e una di scultura – ha raggiunto poi importanti traguardi per rilevanza e qualità della formazione: prima in Calabria e terza nel Meridione dopo Napoli e Palermo.
Giuseppe Reale fu tra gli artefici dello sviluppo dell’aeroporto reggino, trasformato da scalo militare a importante aeroporto dell’area dello Stretto: oggi soffrirebbe per il declassamento dello scalo e sarebbe stato il primo a guidare l’ondata di indignazione per l’incredibile abbandono dell’aeroporto, destinato probabilmente alla chiusura se non ci saranno immediati interventi. Reale fu anche sindaco a Reggio, per un breve periodo, nel 1993, ma molti anni prima, nel 1970, si batté strenuamente durante la rivolta per contrastare lo spostamento del capoluogo di regione a Catanzaro. Convinto europeista pubblicò a lungo la rivista Parallelo 38, una voce attenta alla cultura del Mezzogiorno, che coglieva luci ed ombre di una rinascita sempre più apparentemente lontana. Ha lasciato una bella traccia di sè, ma le istituzioni lo hanno poco onorato durante la sua lunga vita e pressoché dimenticato dopo la sua scomparsa.
Ci piace riportare quanto scrisse di lui l’editore Domenico Laruffa, ricordandolo subito dopo la scomparsa (16 maggio 2010), in un ricordo pubblicato dal blog “Editoria calabrese” a cura di Demetrio Guzzardi: “Tenacissimo, assai colto, lungimirante, e anche di non facile carattere, più volte deputato al Parlamento, parlamentare europeo, non ha pensato ad arricchirsi, anzi credo che spesso abbia impiegato le risorse personali per realizzare le sue iniziative. E sì, ciò che agli altri poteva sembrare impossibile, non lo era per lui. Aveva una fede incrollabile. Tenace, ho scritto poc’anzi. Lo ricordo in incontri casuali sui treni, stanco ma sempre attivo, oppure in tipografia, dove correggeva le bozze dei suoi lavori e poi aspettava che qualcuno lo accompagnasse a casa, infatti non guidava. Era piccolo e tozzo di statura, gli occhi chiari e sognanti, pochi capelli, un parlare lieve, misurato, e un carattere di ferro. Un vero meridionale. Lucano di nascita e calabrese di adozione.
“Lo conobbi fin da ragazzo, – scrive Laruffa – durante le sue campagne elettorali nella Democrazia Cristiana; ma il mio destino s’incontrò con lui nel 1973, quando, capo dell’ufficio sviluppo dell’editore Giuffré di Milano, ricevetti una cartolina della redazione della sua rivista Parallelo 38 con la quale mi si chiedevano alcuni libri in omaggio per recensione. Gli mandai i libri e scrissi: “Ti ricordi di me?”. Dopo meno di una settimana lo vidi arrivare nel mio ufficio di Milano: “Vuoi venire a Reggio Calabria per dirigere la casa editrice Parallelo 38?”. A quel tempo nella regione c’era solo l’editrice Pellegrini, Rubbettino faceva i primi passi come editore. Reale sosteneva che per lo sviluppo della Calabria, oltre l’università ci volessero anche le case editrici; e Reggio non ne aveva nemmeno una.
E così tornai in Calabria. Parallelo 38 in sostanza non esisteva come casa editrice di libri. C’erano ancora nell’aria i lampi della rivolta della città per la questione del capoluogo; Reale la riconosceva come “protesta”, non come “rivolta”, e aveva pubblicato il suo Reggio in fiamme e poi Buio a Reggio di Gigi Malafarina,  Franco Bruno e Santo Strati, e un saggio tradotto da un autore inglese: L’IRA, armata rivoluzionaria irlandese. L’avvio della nuova iniziativa editoriale fu durissimo, l’Onorevole non disponeva dei mezzi finanziari necessari. Ci fu un primo socio: Nicola Maiellare di Chiaravalle Centrale che aveva la più attrezzata tipografia del tempo; e poi arrivò anche il famoso chirurgo prof. Renato Caminiti, che in quegli anni si era già impegnato nel campo dell’editoria televisiva, e altri soci minori.
“Ma le cose non andarono come si sperava; comunque l’iniziativa visse per otto anni e furono pubblicate, con le sigle Parallelo 38 e Editori Meridionali Riuniti, centinaia di monografie. Dopo la messa in liquidazione della società, decisi di fondare la mia editrice “Dott. Domenico Laruffa Editore”.
L’on. Reale, intanto, teneva in vita la sua rivista Parallelo38, non solo ma iniziò a pubblicare con quella sigla anche una serie di monografie, credo una trentina, in una collana: “I grandi calabresi”: un’attività editoriale ininterrotta fino al gennaio 2010, la vigilia della malattia che poi lo avrebbe condotto alla morte.
In tutti gli anni successivi, fino a poco prima della sua scomparsa, ho mantenuto i contatti con lui. Non lesinava consigli, raccomandazioni. Tutto sommato era soddisfatto perché dal suo seme era germogliata un’iniziativa culturale che cresceva. La sua capacità di vedere le cose con una grande visuale, aperta al mondo intero, mi rimproverava, quasi, perché voleva che il respiro della mia editrice ormai divenuta una SRL, fosse più ampio, saltando letteralmente i confini regionali e nazionali. Cosa difficile, forse impossibile, che lui aveva però immaginato realizzabile.
“Con la sua rivista Parallelo 38 raggiunse e collegò tra loro molti suoi amici in tutta Italia, diede forza alle umane lettere e in particolare alla Lingua Latina, lasciandovi spazio per il mondo dei giovani, per i quali aveva fondato a Roma, negli anni ‘60, credo, un centro universitario per gli studenti calabresi, ospitando un gruppo di studenti, molti dei quali si sarebbero poi affermati nel mondo del giornalismo, dell’università, delle professioni.
“Bussando alle porte dei ministri aveva ottenuto Conservatorio di musica e Accademia di Belle arti, insieme con altri aveva gettato le basi per l’Università statale e poi per l’Università per stranieri. Una delle sue ultime “invenzioni” fu la Banca Popolare delle Province Calabre, una banca ispirata all’etica per aiutare l’economia locale. La realizzò insieme con i suoi amici e con la sua solita fede non disgiunta dalla forza della volontà. Bussò anche alla porta dei proprietari della cave di Carrara e ottenne gratis il marmo necessario per erigere il monumento al Parallelo 38, il parallelo di Atene, di Seul e S. Francisco e poi del monumento dedicato a S. Paolo, recentemente innalzato sulla collina di Pentimele.
“Pensò ai monumenti perché certo del valore delle idee, convinto del potere dei simboli: il parallelo 38 era per lui simbolo di civiltà, dal Mediterraneo e dalla Grecia al sud dell’Asia e poi alla California. Poi ha voluto che S. Paolo, vanto della città, fondatore della chiesa reggina, fosse riconosciuto e ricordato. Che quella colonna fosse vista da lontano dai naviganti.
“Giuseppe Reale ha dimostrato con la sua vita di quanto si possa riuscire a fare con la forza delle idee e della fede. Combinazione di idealismo, fede e concretezza, ha con umiltà realizzato grandi cose per la comunità specialmente nel mondo della cultura. Diceva che non poteva esserci progresso e civiltà, vera democrazia senza cultura”. (rpe)

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