«Insieme ai colleghi parlamentari del M5S Anna Laura Orrico, Giuseppe D’Ippolito e Dalila Nesci abbiamo presentato un’interrogazione al Ministero dell’Ambiente sulla preoccupante situazione che si è creata in ordine alla gestione del depuratore di Bisignano». Così riferisce il deputato Alessandro Melicchio, primo firmatario dell’atto con cui i pentastellati chiedono al Ministro, tra le altre cose, di intensificare i controlli, anche per il tramite del comando dei carabinieri per la tutela dell’ambiente, sull’attività in corso nel depuratore di Bisignano, con particolare riferimento ai casi già accertati di inquinamento dei fiumi Muccone e Crati.
«La vicenda del depuratore parte da lontano – continua Melicchio – quando nel 1992 fu permesso di installare, su un territorio comunale, un ulteriore impianto per la depurazione di liquami ad alta concentrazione accanto a quello comunale. Nel corso degli anni sono state numerose le proteste dei cittadini e le indagini delle forze dell’ordine hanno paventato il disastro ambientale per il grave inquinamento proveniente dai depuratori. Nel 2009 su disposizione della magistratura di Cosenza fu disposto il sequestro preventivo dell’impianto di depurazione privato e si apposero i sigilli allo stesso, lasciando in funzione solo quello pubblico».
Travagliate anche le vicissitudini giudiziarie relative alla gestione di questo impianto, con ricorsi e controricorsi e tre ditte interessate. Ad aprile 2016, poi, un filone dell’inchiesta “Tempa rossa” evidenziava come i rifiuti pericolosi, ai quali erano stati cambiati i codici CER, partivano dal Centro Oli di Viggiano per Bisignano, per essere smaltiti in maniera illegittima nel depuratore privato della Consuleco. «La verità – precisa il parlamentare pentastellato – è che i risultati delle amministrazioni che si sono succedute alla guida di Bisignano sono pessimi, perché sono loro le responsabilità gestionali sugli affidamenti dell’opera. I controlli effettuati dall’Arpacal sulle acque reflue del depuratore Muccone del 26 agosto 2016 e quelle successive del 16 ottobre 2017 certificano questo fallimento, con il superamento dei valori rispetto ai limiti previsti, in particolare quelli relativi all’azoto ammoniacale, ai tensioattivi e escherichia coli. A febbraio 2018, poi, nonostante il contenzioso giuridico ancora esistente tra la Consuleco e il Comune di Bisignano, veniva presa a noleggio una parte dell’impianto di depurazione della stessa Consuleco, che possiede il depuratore privato i cui reflui pretrattati finiscono poi nel depuratore pubblico».
Questa decisione apre la questione fondamentale per i parlamentari a 5 stelle. «Abbiamo chiesto al Ministro – conclude Melicchio – se non intenda adottare iniziative normative per evitare nella gestione degli impianti di depurazione rischiose sovrapposizioni e conflitti di interesse, considerato che nel caso in questione la Consuleco, ricevendo i reflui pretrattati del suo impianto privato, si trova nelle condizioni di essere controllore e controllato. Bisogna fermare questa pratica che troppo frequentemente amministrazioni di centrodestra e centrosinistra permettono. I partiti devono smetterla di gestire i comuni e le regioni pensando solo al business e non alla salute dei cittadini». (rp)