di FRANCESCO RAO – Da qualche tempo, nei confronti della Calabria e dei Calabresi piovono considerazioni destinate ad essere prevalentemente lette dagli stessi come giudizi poco edificanti. A tali circostanze, viene riservata una minore attenzione sottesa ad intravedere proprio nella critica la capacità di trarne una crescita.
Viviamo un Secolo particolare, animato da una comunicazione spinta da una velocità destinata a generare più disinformazione che informazione. La contrazione generata da tale dinamica, contribuisce perlopiù ad ingigantire il superfluo mediante la pervasività dei social, mentre annulla nel giro di poche ore temi e fatti di forte rilevanza economica, politica e sociale. Bastano pochissimo per dare forma ai soliti pretesti messi in atto per generare delegittimazione, inquietudine ed insicurezza. In contropartita, per raggiungere l’attenzione degli attuali fruitori dei sistemi di comunicazione, bisogna sperare soltanto in un miracolo.
In questi giorni, l’attenzione dei Calabresi e di molti politici è stata polarizzata da una affermazione di Corrado Augias. Il durissimo richiamo sulla Calabria, di conseguenza anche sui Calabresi, è stato manifestato dal noto giornalista e scrittore durante il programma “Quante Storie”, condotto da Giorgio Zanchini e trasmesso da Rai 3. C’è da dire la verità: l’espressione è stata davvero forte. In poche ore i social hanno visto fiorire le numerose richieste di scuse avanzate in tutte le salse – fatto che è mia intenzione rispettare ma non potrò condividere in virtù di una specifica visione che manifesterò in seguito-. Al contempo, non ho registrato risposta alcuna e non è stato visto nessuno in pubblica piazza stracciarsi le vesti affinché l’attuale opportunità chiamata “Recovery Fund”, anziché essere materia che divide il mondo politico possa diventare opportunità per i Giovani e per l’Italia tutta, mettendo anche il Sud sui binari di una crescita tesa ad allineare la Calabria ai modelli di altre regioni della penisola.
A quanto pare, è ancora molto difficile alzare lo sguardo, fare squadra, lavorare in sinergia per individuare strade e strategie tese a governare e nel tempo poter azzerare quel maledetto divario Nord-Sud che abbiamo dovuto subire per ormai troppo tempo.
Il copione, anche questa volta, è stato identico al passato: chiudersi a riccio e continuare a difendersi, mantenendo la testa bassa ed incrementando livori e scontrosità con l’interlocutore. Mi dispiace, questo non può più essere il modello di una difesa d’ufficio, messa in campo per dimostrare l’attaccamento ed il bene per la Calabria. Per quanto mi riguarda, volere il bene della Calabria significa innanzitutto lavorare per farla crescere qualitativamente e culturale iniziando dal basso e, cioè, dal tessuto sociale Calabrese e con esso si dovrà intravedere anche la crescita qualitativa degli esponenti politici pronti ad impegnarsi per promuovere un processo strutturale rivolto alla crescita ed indispensabile per poter uscire dall’isolamento, dalla fitta reti di affari e devianze quotidianamente portate alla luce dal complesso lavoro svolto dagli inquirenti.
Accanto a quanti non si perdono per restituire al mittente le “accuse”, ci sono anche le persone abituate a voltarsi dall’altra parte perché la questione non li riguarda ed infine, c’è un limitato numero di sognatori, impegnati a riflettere su quanto viene detto sul conto della Calabria e dei Calabresi, sperando in un cambiamento.
Prima di entrare nel merito della riflessione, anche se è già chiaro il senso, ricordo a me stesso che oggi è il compleanno di Corrado Augias. Per tanti, quest’ultimo sarà quella persona che ha recentemente “offeso” i Calabresi con la sua esternazione, per altri sarà quel volto televisivo da sempre apprezzato per i sui pregevoli contributi culturali, diffusi mediante televisione e carta stampata, per altri ancora potrebbe essere la sentinella che lancia l’allarme su qualcosa che a breve potrà diventare il punto di non ritorno.
Vista la coincidenza tra il compleanno del noto giornalista e la presente riflessione, senza livori e risentimento alcuno, vorrei porgere i miei più sinceri auguri. Inoltre, senza piaggeria, vorrei dire anche grazie per lo spunto reso mediante l’esternazione che ha fatto saltare i nervi a tanti miei conterranei.
In questa occasione, contrariamente ad altre circostanze dove autorevoli professionisti manifestavano gratuitamente palese disprezzo per il Meridione, prima di scrivere questa riflessione ho riflettuto a lungo. Non sono mancati i confronti con alcuni miei amici, tanto residenti in Calabria quanto con altri amici Calabresi residenti fuori regione. A dire il vero ho sentito di tutto. Ho ascoltato e riascoltato più volte le interviste televisive dello stesso Augias e dopo aver letto con debita attenzione le numerose note diffuse da giornali e social, sabato 23 gennaio, in tarda serata, ho inviato una pec alla Redazione di Rai 3 ed alla segreteria del programma “Quante Storie” chiedendo il diritto di replica in presenza del Dr. Zanchini, conduttore del programma e del Dr. Corrado Augias.
Con molta probabilità, la richiesta cadrà nel nulla e non potrò far sapere a chi ha pronunciato una sua convinzione cosa ne pensa un Calabrese. Per carità, confrontarsi per me non significa convincere l’altro a non pensare con la sua testa ma, al contrario, significa far conoscere un altro lato della medaglia potenzialmente utile per ampliare le idee degli interlocutori ed eventualmente aprire orizzonti molto più ampi per entrambi.
Con molta probabilità persistono ancora quei residui di una mentalità patriarcale, riversati ormai anche nell’agire quotidiano di molte persone, soprattutto in una parte di quanti assumono il ruolo di decisori politici ed intenti a scegliere ignoranti patentati come collaboratori, disposti a dire sempre “si, sono d’accordo” e continuando a mettere da parte quanti, nella diversità di pensiero avrebbero potuto arricchire di contenuti i percorsi di crescita.
In questi giorni, grazie a questa discussione, ho avuto modo di apprezzare una crescente condivisione d’intenti con molte persone dove l’esercizio del discernimento è pratica quotidiana sempre più diffusa. In passato vigeva il fallo di reazione, oggi si inizia ad intravedersi un maggiore ricorso alla ragione anche perché il livello culturale e la consapevolezza di moltissimi Calabresi non è più quello del passato dove l’asimmetria sociale obbligava i poveri a dire sempre si. Oggi, i poveri, nella loro umiltà, non sono facilmente raggirabili come in passato. Seppur persistano deprivazioni culturali e povertà educative, la televisione ha generato in alcuni segmenti sociali quella consapevolezza ed una capacità critica che sfugge alle generazioni più giovani, tempestati da migliaia di notizie postate e condivise sui social forum.
Contrariamente alle pregresse manifestazioni di disprezzo, rivolte alla Calabria ed ai Calabresi, alle quali non è mai mancata una garbata risposta, qualora avessi avuto modo di poter stare al cospetto del dott. Augias, innanzitutto lo avrei ringraziato per le affermazioni esternate nei confronti della mia terra e della gente di Calabria. Sicuramente non avrei esitato a chiedere all’illustre interlocutore quell’aiuto che da oltre 70 anni, questa terra ed i Calabresi non hanno ricevuto dalla politica nell’identica misura utilizzata per il raggiungimento di ben altri obiettivi. Per chiarezza espositiva e per evitare confusione, ne chiarisco il senso: non da oggi, ma da un nutrito passato remoto, i collegi “blindati” della Calabria hanno rappresentato per le segreterie politiche la soluzione volta a consentire l’ingresso in Parlamento ai moltissimi deputati e senatori provenienti da altre regioni d’Italia, propinati al Corpo Elettorale Calabrese con la chiara coscienza che proprio quei rappresentati, eletti in Calabria, avrebbero dovuto conferire priorità al peso politico dei rispettivi partiti e non un impegno per il territorio e per gli Elettori che li avevano eletti.
Sulla scorta di questa realtà, reiterata nel tempo, unitamente alla constatazione intrisa da una quotidianità vissuta dal sottoscritto come analista di realtà territoriali complesse, insieme ad Augias, sottoscrivo la definizione resa dal giornalista “Calabria, terra perduta” intravedendo in questa affermazione non un disprezzo ma un accorato appello rivolto alle forze politiche sane, alla Calabria ed ai Calabresi onesti. Sia ben chiaro, questa volta non esistono giustificazioni plausibili e, per quanti leggendo ciò che scrivo storcono il muso, vorrei ricordare il capitolo sanità della Calabria, ed accanto ad esso la disoccupazione giovanile, i trasporti, la logistica, la qualità della connessione internet che rende difficile lo svolgimento delle attività scolastiche dei nostri studenti, il numero di Consigli Comunali sciolti per infiltrazioni mafiose, dove a pagare il prezzo più alto sono i Sindaci e gli Assessori mentre i burocrati continuano ad avere ed esercitare in maniera indisturbata un crescente potere. La questione ambientale è meglio non citarla: Dio ci ha regalato una bellezza rara e l’egoismo umano si è attrezzato al punto tale per poterla deturpare. Analoga circostanza vale per l’impiego di circa 700 km di coste, sui tre Parchi nazionali della Calabria, sulla bellezza dei Borghi e sulla straordinaria importanza dei saperi, dei sapori e dell’essenze custodite da questa terra.
Con il passare del tempo, abbiamo visto sciupare numerose occasioni ed opportunità con la stessa velocità di come l’acqua scorre sotto i ponti quando i fiumi sono in piena. Tutto ciò è avvenuto con l’assordante silenzio e con una complicità dettata dalla convenienza e non dalla convinzione.
Spesso, lo dico con amarezza, i Calabresi hanno dovuto chinare la testa scegliendo i viaggi della speranza per potersi curare nelle regioni del Nord Italia utilizzando i fondi della Sanità Calabrese; per garantire un lavoro ai loro figli, senza dover baciare le mani al politico di turno o al mafioso del quartiere e duplicando i sacrifici di natura economica, hanno preferito le Università del Nord a quelle Meridionali, perché oltre allo studio ed ai titoli conseguiti, nella loro semplicità le persone più umili avevano intuito l’importanza dei collegamenti tra Università ed aziende come ponte per accedere al mercato del lavoro senza dover essere per sempre in debito con qualcuno e, magari, per esercitare il loro diritto di voto dover attendere l’indicazione di chi aveva reso loro un diritto trasformato in favore.
Con il passare del tempo abbiamo subito la presenza di autentici ignoranti, fatti divenire dal gioco delle varie segreterie politiche, i decisori politici di un sistema dove la mansione della guardiana è superata in quanto sostituita dalla capacità di analisi, programmazione e realizzazione. Insomma, mentre la strada del sacrificio curvava la schiena di quanti sceglievano di studiare per potersi migliore e rendere migliore la bellezza di questa terra, legioni di incapaci, circondati da pappagalli pronti dire si consumavano le attese dei Cittadini rimanendo perennemente richiusi nelle loro stanze ad attendere la fine del mandato.
Amici miei, Vi chiedo scusa per lo sfogo illustrato in questa riflessione. Preferisco non andare oltre a quanto ho scelto di scrivere perché da tempo ho scelto di confidare nell’intelligenza dei miei gentili lettori e di quanti saranno disposti a comprendere il peso delle parole che una persona, culturalmente e professionalmente affermata come Corrado Augias ha voluto rappresentare con una esternazione apparentemente pesante ma indirizzata noi Calabresi con il chiaro pretesto di scuoterci affinché mantenendo dritta la schiena sia possibile avviare un forte cambiamento senza dover più accettare invasioni, domini e soprattutto compromessi. Quest’ultimi, nel corso della storia, hanno ampiamente dimostrato lo scadere qualitativo del risultato bloccando di fatto la crescita. (fr)
[Francesco Rao è sociologo. Vive a Cittanova]