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Il Procuratore Nicola Gratteri a New York per i 40 anni della Fondazione Magna Grecia

Il Procuratore Nicola Gratteri a New York per i 40 anni della Fondazione Magna Grecia

di PINO NANO – «Le mafie? Più agguerrite che mai. Impossibile contrastarle se non si hanno oggi i migliori professionisti del web sul mercato». 

È questo uno dei concetti chiave della relazione del giudice Nicola Gratteri tenuta ieri all’Onu, a New York, per presentare il report della Fondazione Magna Grecia sul Cyber Crime 2024.  Al Palazzo di Vetro dell’Onu si è appena conclusa la conferenza su Le sfide imposte dalla criminalità organizzata nell’era dell’intelligenza artificiale e di internet, promossa da Nino Foti, Presidente della Fondazione Magna Grecia, e che festeggia 40 anni di attività, in collaborazione con la Rappresentanza Permanente d’Italia alle Nazioni Unite, (e Ialf, Iapc, IIC e John D. Calandra Italian American Institute).

Ogni qualvolta Nicola Gratteri arriva a New York, per la stampa americana è un’occasione ghiotta per capire cosa realmente stia accadendo nel mondo delle grandi organizzazioni criminali moderne, e ancora ieri all’Onu Gratteri ha capitalizzato l’attenzione generale dei media internazionali con le sue dichiarazioni forti e documentate. 

Un tempo le lupare, e gli agguati su commissione. Oggi invece i nuovi strumenti di lotta delle mafie in tutto il mondo sono i sistemi digitali. Cose che già sapevamo per averle già sentite da lui, per aver già letto le cose che il magistrato calabrese scrive sui suoi ultimi saggi, ma risentire questi concetti qui a New York, nella sede dell’Onu, riconferma il ruolo chiave del Procuratore di Napoli Nicola Gratteri nella lotta al mondo organizzato del crimine, e ne fa anche qui in Usa, soprattutto nel giudizio della grande stampa internazionale, uno dei magistrati più esperti al mondo di questa materia.

«Una famiglia della ‘ndrangheta – esordisce Gratteri ha assoldato degli hacker tedeschi e rumeni per fare transazioni finanziarie nell’arco di 20 minuti in banche che si trovavano in 3 continenti diversi. Questa è la prova che mentre le mafie oggi si muovono velocemente, le istituzioni purtroppo rimangono indietro nel contrasto all’uso delle nuove tecnologie. Nessuno potrebbe mai immaginarlo, ma abbiamo le prove che con la forte accelerazione delle mafie all’interno del darkweb, queste sono in grado di fare transazioni per tonnellate di cocaina. Ma anche armi da guerra, prostituzione, traffici illegali di ogni genere. Commerciano in oro, e addirittura comprano intere isole… »

Ma c’è di più. «A Napoli – dice ancora il Procuratore Gratteri – ho visto come la camorra è stata in grado di costruire una banca online che ha coinvolto paesi come Lituania e Lettonia e con 6.000 clienti tra Lombardia, Lazio e Campania e ha riciclato qualcosa come 3 miliardi e 600 milioni di euro, di cui siamo riusciti a sequestrare solo 2 miliardi».

E tutto questo è possibile perché «all’interno della banca – spiega il procuratore – è stata usata una tecnologia molto sofisticata di produzione israeliana che solo le polizie più evolute possono permettersi. Pensate che solo uno di questi software costa 5 milioni di euro».

Parla a braccio Nicola Gratteri ai giornalisti americani, che lo seguono in religioso silenzio, ma qui tutti hanno capito ormai che l’uomo è documentatissimo, e soprattutto è più agguerrito che mai.

Le mafie, cavalcando l’onda della digitalizzazione – spiega il “professore” (in realtà la sua sembra una vera e propria lectio magistralis) – «hanno assunto la padronanza dei nuovi strumenti del web riuscendo a proiettare le attività illecite verso una dimensione più eterea e più difficile da controllare da parte delle pubbliche autorità». 

La svolta più significativa coincide con la decisione di molti clan mafiosi di trasferire alcune delle loro attività online. Le vecchie bische, luoghi di gioco e scommesse illecite, spesso situate in zone appartate o nascoste, vengono spostate sul Web, occultando gli ingenti profitti dietro a siti con server in Paesi a fiscalità privilegiata. Spuntano pagine web che consentono di navigare tra gli eventi sportivi disponibili e selezionare quelli su cui si desidera scommettere. E

vengono creati anche casinò virtuali, in cui l’utente può accedere a una vasta gamma di giochi online, come blackjack, roulette, baccarat e slot machine. Diventa un business planetario anche il cosiddetto ‘pezzotto’, dal nome di uno degli strumenti, in pratica un decoder, utilizzati per diffondere in Rete materiale soggetto a protezione della proprietà intellettuale e in particolar modo eventi sportivi di ogni genere. Si stima che siano oltre cinque milioni gli italiani che si servono di indirizzi pirata per vedere le partite della squadra del cuore.

E alla domanda su quale sia lo stato di salute del nostro sistema “difensivo” rispetto alle innovazioni di questi anni, Gratteri non conosce mediazioni, anzi la sua risposta è spietata. 

«L’Italia negli ultimi dieci anni ha fatto passi indietro rispetto a paesi come Germania, Olanda e Belgio, che ora devono aiutarci e ci passano informazioni utili e fondamentali».

Ma come se ne esce da questo Gap? Su questo Nicola Gratteri non ha nessun dubbio, anzi ha una sua ricetta ben precisa. Lo Stato – dice – all’interno dei vari corpi di polizia dovrebbe attrarre più giovani ingegneri informatici e soprattutto dovrebbe pagarli bene, per evitare che vengano assunti dal settore privato. «Stiamo perdendo ormai troppo tempo e tanto campo rispetto a quello conquistato dalle mafie».

Altrettanto scioccanti i dettagli raccontati dopo di lui dallo scrittore Antonio Nicaso, autore insieme a Nicola Gratteri di tutti i saggi pubblicati in questi ultimi 15 anni sulla trasformazione strutturale delle mafie.

«Oggi i cartelli messicani – spiega Nicaso – usano già i droni per uccidere i loro nemici. Il pericolo potrebbe essere quello di applicare ai droni il riconoscimento facciale. Siamo quindi di fronte ad una nuova criminalità che richiede molta più capacità investigativa sul piano tecnologico».

«Sul piano politico invece, il Parlamento – dice invece Saverio Romano, presidente della Commissione bicamerale per la semplificazione – si sta impegnando a legiferare sul cybercrime e sulla cybersecurity perché questo mondo nuovo al quale ci affacciamo ha bisogno di essere regolamentato e occorre una legislazione completa e compiuta». 

È ancora presto naturalmente  per capire quanto tutto questo possa tornare utile al Paese. (pn)

 

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