Ci voleva un esperto di autopsie per sezionare il corpo ideale di Ulisse, l’eroe omerico, simbolo della voglia di conoscenza e della vita da vivere come un’avventura continua. Il dott. Nicolò – che peraltro è anche un pittore astratto di buon livello – tenta in questo libro di capovolgere l’istinto astratto e s’ingegna a tratteggiare un affresco in prima persona che rivela una vitalità straordinaria.
Le avventure di Ulisse, nella memoria scolastica, sono più o meno presenti in tutti quanti: la sua storia, le continue disavventure, le disgrazie, i mostri e le bellissime, hanno popolato i pomeriggi di studio di tutti i liceali di questo mondo, lasciando spesso pallidi ricordi e spesso scarso entusiasmo, salvo ad aver riscoperto, in età adulta, il piacere di una rilettura da Omero. Operazione caldamente consigliata, dopo aver letto e gustato questo libro.
Antonio Nicolò si avventura in un nuovo racconto di Odisseo, che, senza tradire la narrazione omerica, riesce a intrecciare una storia pressoché originale, scritta con garbo e un piglio di instancabile ricercatore della perfettibilità della prosa, con una messe infinita di nomi e citazioni che non sfigurerebbero in un’opera scientifica. Ma questo è un romanzo, non un’opera di scienza e si fa leggere come tale, avvince e trascina fino alle ultime pagine come se avesse preso ispirazione dai gorghi di Cariddi o dalle lusinghe delle sirene.
La verità è che l’autore, raccontando in prima persona, la storia dell’uomo Odisseo, mostrando una grandissima competenza in cose di mito e di geneaologie olimpiche, analizza virtualmente un corpo che non esiste, ovvero che è solo idealmente presente con le sue debolezze e i suoi ardimenti, con le sue paure e i suoi passionali ardori verso donne bellissime e apparentemente inavvicinabili o fin troppo facili da conquistare.
Il mito di Ulisse è quello della conoscenza e Nicolò ne stravolge in parte il significato costringendo il lettore a conoscere prima l’uomo e poi la sua voglia di scoperta. Il risultato è un libro agile, piacevole e dalle mille sorprese: bastano le tantissime note che a momenti rappresentano un racconto a sé stante, ma che costituiscono una ricchezza aggiuntiva che rende convincente la lettura di questo Odisseo. (s)
LA SCHEDA
Il racconto di Odisseo
di Antonio Nicolò
236 pagg. 14,00 euro
Laruffa Editore (2017)
ISBN 9788872218631
www.laruffaeditore.it
L’ AUTORE
Antonio Nicolò
Medico anatomo-patologo di Reggio Calabria unisce alla professione medica una particolare passione per l’Antica Grecia e la pittura. Le accurate citazioni di mitologia greca che stanno alla base del suo libro rivelano il piacere di una continua ricerca che travalica la leggenda e cerca di ricostruire un mondo popolato di dei affascinanti ma temibili e vendicatori.
Le prime venti righe
Io sono Odisseo, figlio di Laerte, conosciuto nella mente degli uomini per ogni sorta di astuzia e tocca il cielo la mia fama. Abito ad Itaca, chiara nel sole. La serena, rocciosa e aspra Itaca. Lì superbo si erge il monte Nerito, dove il vento scuote le fronde degli alberi; intorno stanno la vicina isola di Dulichio, dove regna un certo Niso padre di Anfinomo, e più lontane Samo e Zacinto.
Itaca è un’isola piena di sterpaglie e sassi. Un’isola fuori mano dove i cavalli non hanno senso di esistere: solo capre e pastori! Li vedi dappertutto.
Io sono colui che conosce molte storie e, anche se sono un grande bugiardo e so dire molte menzogne, non è escluso che io possa (come le muse) raccontarvi anche cose vere. Conosco quello che non ho mai visto o ascoltato e non vi è persona che non subisce l’incanto e la fascinazione dei miei racconti; per questo sono anche in grado di svegliare gli occhi degli uomini che dormono! Dovete sapere che mio nonno Autolico, colui che era un vero lupo, eccelleva fra tutti gli uomini nel furto e nello spergiuro. Sua madre Chione era la figlia di un valoroso re, Dedalione dal carattere bellicoso e violento.
Era talmente bella, che di lei s’innamorarono contemporaneamente Apollo ed Hermes…
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