di SANTO STRATI – La sola idea di sentir parlare di nuovo di privilegi deve aver provocato brividi e mal di pancia a parecchi consiglieri, sia di maggioranza che di minoranza. La frittata, però, è stata fatta e l’unico rimedio possibile, dopo l’approvazione delle modifiche alla legge “pensioni”, è cancellare la «norma vergognosa», con estrema urgenza. E se sabato il presidente del Consiglio Mimmo Tallini aveva convocato la conferenza dei capigruppo per giovedì 4 giugno per discutere sui possibili rimedi, lo stesso ha deciso di anticipare i tempi, convocando una seduta straordinaria del Consiglio per abrogare la proposta di legge di modifica della legge 13 del 2019, quella – per intenderci – che regola i vitalizi che spettano ai consiglieri regionali.
La ragione di tanto imbarazzo è evidente: nonostante le giustificazioni, improbabili e improponibili, risulta chiaro che nessuno ha letto la proposta di legge del consigliere Giuseppe Graziano e tutti hanno firmato distrattamente, dopo una giornata in aula abbastanza lunga e pesante. Pippo Callipo si è sentito ingannato e tuona ricorsi giudiziari, Carlo Tansi (l’ex candidato presidente indipendente) ha parlato di “Partito unico della Torta”, senza contare le immediate proposte di legge “riparatrici” annunciate, in modo trasversale da Pitaro, Di Natale, Minasi e Pietropaolo. E a completare il disastro c’è l’attacco mediatico di tutta la stampa nazionale che non ha fatto mancare gli sberleffi (dovuti) al Consiglio calabrese. I più generosi l’hanno buttata a ridere, pur nella gravità di una norma assurda già a prima vista. Il Corriere.it ieri ha rilanciato la notizia sottolineando che «In due minuti, in Regione è stata votata all’unanimità una legge che estende l’assegno di fine mandato (600 euro netti) anche ai consiglieri dichiarati ineleggibili». E Il Fatto Quotidiano, sabato, con un articolo di Lucio Musolino aveva così raccontato l’ “incidente di percorso” dell’Assemblea calabrese «Novanta secondi netti e la legge è approvata. Il consiglio regionale più veloce del west, quello della Calabria, ha pensato di dare una aggiustatina alla legge che reintroduceva il vitalizio, cambiandogli nome (ora infatti si tratta di una pensione) e che statuiva almeno cinque anni di onorato servizio e almeno sessant’anni di età per raccogliere il frutto del lavoro svolto. Qualche giorno fa, in una fantastica seduta del consesso, una leggina ha previsto per i consiglieri più sfortunati che non riuscissero a completare i cinque anni per via di un accidenti legale, elezione annullata dal Tar, di una congiuntura politica, legislatura sciolta anzitempo, o di una sciagura giudiziaria – improvviso arresto per ordine di un procuratore giustizialista – una via d’uscita, o propriamente via di fuga».
Tallini non ci ha pensato troppo e subito dopo aver annunciato di aver convocato i capigruppo, ha deciso diversamente: «Il Consiglio regionale della Calabria si riunirà in seduta straordinaria mercoledì 3 giugno con un solo punto all’ordine del giorno: l’abrogazione totale della proposta di legge 10/XI con la quale sono state apportate modifiche a due articoli della Legge Regionale 13/2019». Sottolineando l’urgenza di chiarire così all’opinione pubblica che l’Assemblea in alcun modo intende favorire, perpetuare o addirittura ripristinare “privilegi”che sono stati già cancellati.
Il presidente del Consiglio regionale ha rilevato l’esistenza di incongruenze nella proposta di legge 10/XI, nonché un non allineamento alle intese Conferenza Stato-Regioni e Conferenza dei Presidenti delle Assemblee Legislative delle Regioni italiane, e ritiene pertanto «indispensabile che si proceda all’immediata abrogazione delle modifiche introdotte».
«Non possono esserci ombre – ha detto Tallini – sull’azione di un Consiglio regionale appena insediato e che già ha dimostrato di lavorare con impegno e senso di responsabilità in un momento così delicato per la vita del Paese e della Calabria. Errori di valutazione e probabilmente un’analisi superficiale del provvedimento in questione possono e debbono essere riconosciuti con onestà. È però altrettanto necessario dire chiaramente che non c’è stato alcun tentativo di ripristinare i vecchi vitalizi che sono stati aboliti durante la legislatura di Scopelliti e poi adeguati al contributivo con la legge regionale n. 13 del 2019. Siamo in presenza di mistificazioni e strumentalizzazioni, alimentate dalla peggiore antipolitica – ha proseguito il presidente dell’Assemblea calabrese – e da un sistema mediatico nazionale che non perde occasione per demonizzare la Calabria. Non è un caso che proprio nel momento in cui la nostra regione sta uscendo a testa alta dall’emergenza coronavirus, proponendosi come modello virtuoso nonostante la fragilità del sistema sanitario, si cerchi ad ogni costo di accreditare un’immagine negativa della nostra terra. Probabilmente, a certi settori del Nord infastidisce il fatto che una regione del Meridione sia arrivata quasi a contagi zero, grazie all’abnegazione dei suoi abitanti, ma anche grazie alla risolutezza delle autorità regionali. Una regione che si apre al resto dell’Italia, che tenta di fare ripartire il motore del turismo, non deve certo fare piacere all’antipolitica e all’antimeridionalismo».
Il presidente Tallini insiste a sottolineare che «non è stato ripristinato nessun vitalizio. La legge n.13 del 2019 resta pienamente vigente e grazie ad essa il Consiglio regionale della Calabria ha rideterminato ben 189 vitalizi in erogazione con un risparmio di spesa pari ad un milione 250mila euro all’anno. Il risparmio rilevato dalla contabilità dell’ente ad oggi è in linea con le proiezioni di risparmio di spesa quantificate nella relazione tecnico finanziaria, considerato che il risparmio medio mensile rilevato a consuntivo è di oltre 100mila euro. Su questo terreno di contenimento della spesa pubblica intendiamo proseguire – ha detto il presidente Tallini – come abbiamo dimostrato con il taglio di tre milioni di euro sul bilancio di funzionamento del Consiglio regionale. Abbiamo fatto risparmi sulle spese dei gruppi, abbiamo utilizzato bene le risorse, sostenendo con un milione di euro il banco alimentare e con ben tre milioni di euro i nostri giovani studenti universitari. Comprendo bene, in un momento così drammatico per le famiglie, la diffidenza dell’opinione pubblica, ma posso assicurare i cittadini calabresi che non c’è stata e non ci sarà nemmeno in futuro nessuna intenzione di reintrodurre ‘privilegi’ già cancellati e che l’errore di valutazione compiuto dall’Assemblea sarà responsabilmente sanato».
Il ministro degli esteri Luigi Di Maio, ex capo dei Cinque Stelle facendo rilevare che «Pippo Callipo ha detto di essere stato raggirato» non ha rinunciato a un commento: «Leggo di consiglieri regionali che adesso vorrebbero tornare sui propri passi. Bene, abolite subito questa legge. La politica deve dare il buon esempio. E se non riesce a farlo in una situazione del genere, allora significa che non lo farà mai più. Non smetterò mai di sottolineare l’impegno delle regioni e dei propri governatori. Più di tutti sono stati sul campo, affrontando con il massimo sforzo questa emergenza. Però non posso rimanere in silenzio davanti a una cosa del genere».
Molto più corrosivo Francesco Aiello (ex candidato 5 Stelle a presidente della Regione): «La decisione dell’ultimo consiglio regionale della Regione Calabria sui vitalizi è diventata un caso nazionale. La questione non merita di essere trattata nel dettaglio, perché è già imbarazzante che, in piena crisi Covid, si sia pensato di discuterne e di deliberare a favore. L’imbarazzo aumenta se si considera il dibattito cui abbiamo assistito a valle della decisione del consiglio. Roba che sconvolge anche un bambino. Un’ennesima circostanza che alimenta il distacco tra la sciatteria, l’improvvisazione e gli interessi della politica di basso profilo e la sana società civile di cui facciamo orgogliosamente parte. Avevamo già tuonato contro questo meccanismo di ingiustificati privilegi nel 2018 e, in seguito, abbiamo alimentato con regolarità il dibattito per tentare di correggerne le distorsioni».
La domanda più imbarazzante, comunque rimane una sola: possibile che nessuno abbia letto e capito cosa stesse votando? I calabresi, di sicuro, avrebbero volentieri rinunciato a questa figuraccia “istituzionale” che ha coinvolto l’intero Consiglio. (s)