di ROBERTA SALADINO – Presentato in Cittadella regionale il Dossier Statistico Immigrazione 2023 del Centro Studi e Ricerche Idos – Roma, giunto alla sua 33esima edizione. In base ai dati presentati dalla Banca Mondiale, le persone prive di cittadinanza del Paese in cui risiedono sono globalmente circa 184 milioni nel 2023, il 2,3% della popolazione mondiale.
Nel report, questa cifra fa riferimento alle persone che vivono al di fuori del proprio Paese di cittadinanza ed esclude quelle che hanno ottenuto la nazionalità in un nuovo Paese. L’Europa è la casa di più di 54 milioni di stranieri, preceduta dall’Asia e seguita dalle Americhe. Di questi 184 milioni, 37 milioni, attorno al 20% sul totale, sono rifugiati. La componente straniera della popolazione residente in Italia si è assestata nell’ultimo quinquennio, intorno ai 5milioni (a livello europeo si colloca l’Italia al IV posto dopo la Germania, Spagna e Francia).
Al 1° gennaio 2023 sono pari a 5.141.341, rappresentando l’8,7% del totale della popolazione residente in Italia, il 51% è costituito dalle donne. Tra il 1° gennaio 2022 ed il 1° gennaio 2023 si registra un incremento pari a poco più di 100mila immigrati. Gli sbarchi che sono un fenomeno molto visibile e drammatico, nei primi due mesi e mezzo del 2024 sono stati 6.650 sbarchi. I Paesi di imbarco sono soprattutto la Tunisia e la Libia, mentre in Algeria e in Libano si registrano soltanto poche centinai di imbarchi.
Come sappiamo lo scenario libico è alquanto complesso perché è diviso e sottoposto a due Governi, in questo scenario di instabilità politica, le condizioni della società civile sono particolarmente preoccupanti: interruzioni di elettricità, inflazione e mancanza di carburante. I gruppi armati, inoltre, regolarmente perseguono detenzioni arbitrarie, restrizioni ai movimenti dei civili, all’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione, oltre che una repressione sistematica delle proteste della popolazione. Mentre la Tunisia odierna vive una difficile stagione economica con un tasso di inflazione del 9,3%.
Se guardiamo i dati del Ministero dell’Interno relativi alla Nazionalità dichiarata al momento dello sbarco anno 2024 (aggiornato al 15 marzo 2024), possiamo notare che la “geografia” delle persone che sfidano il mare per chiedere asilo in Europa sono principalmente le seguenti: per il 23% di nazionalità bengalese, seguono siriani (18%), tunisini (11%), egiziani (10%) e pakistani (5%). I dati relativi alla presenza dei migranti in accoglienza su base regionale mette in evidenza che su 137.544 presenze complessive il 13% (17.622) è presente in Lombardia, seguono l’Emilia Romagna (12.875) e il Lazio (12.574) con il 9%.
La Calabria si colloca al 10° posto nella graduatoria regionale, sono accolti circa 6mila immigrati (il 5% del totale). Mentre, per quel che concerne la popolazione straniera complessiva, la Calabria occupa la 14° posizione, con poco più di 97 mila stranieri al 1°gennaio 2023, rispetto al 2022 c’è un incremento di poco più di 3mila persone, rappresentando il 5,26% del totale della popolazione residente in regione.
Entrando nel dettaglio provinciale, Cosenza e Reggio Calabria si confermano le province con il più alto numero di stranieri, rispettivamente 33.558 e 28.883. A Catanzaro risiedono poco più di 17mila stranieri, mentre la provincia di Vibo Valentia e Crotone hanno meno di 10mila residenti stranieri. La popolazione straniera residente in Calabria è fondamentalmente giovane, l’età media è infatti pari nel 2023 a 35,9 anni, contro quella della popolazione autoctona pari a 45,7 anni.
Il contingente degli immigrati da un apporto alla popolazione in età attiva in Calabria di più di 76 mila persone nel 2023, rappresentando il 79% del totale, mentre quella anziana soltanto il 5%. Le donne rappresentano il 49% del totale, la femminilizzazione del fenomeno si è arrestata in Calabria, ricordiamo che 10 anni fa, l’incidenza delle donne era pari al 54%. Nonostante l’effetto “lifting” dell’immigrazione sulla struttura per età della popolazione residente in Calabria, questo non può fermare o invertire il processo a lungo termine di invecchiamento demografico, infatti l’indice di vecchiaia passa da 179% del 2022 a 184% del 2023.
L’invecchiamento della popolazione è un processo che accomuna tutte le realtà del territorio nazionale pur in presenza di una certa variabilità. Il calo della popolazione in Calabria è frutto di una dinamica naturale sfavorevole, caratterizzata da un eccesso dei decessi (pari a 22,939 nel 2022) che sono quasi il doppio delle nascite (pari a 13.451 nel 2022), e da un saldo migratorio interno negativo pari a -9.765 che viene in buona parte compensato dal saldo migratorio con l’estero che è di segno positivo 9.216. Quando le aride statistiche ci documentano meno 8.844 tra il 1° gennaio 2022 ed il 31 gennaio 2022, proviamo a leggere questo dato andando ad effettuare un’analisi della popolazione per Comune in termini di perdita di popolazione. È come aver perso nell’arco di 365 giorni il Comune di Pizzo che, nella graduatoria demografica per Comuni Calabresi, occupa la 38esima posizione
Questo forse ci aiuterebbe a capire meglio il pericolo dell’inverno demografico. Il calo demografico della popolazione in Calabria si riflette non solo sulla dimensione crescente della popolazione anziana, ma determina effetti anche nell’ambito scolastico, dal momento che una popolazione che fa sempre meno figli innesca dinamiche che, protratte nel tempo, interrompono il ciclo del ricambio generazionale. Nell’ultimo quinquennio la popolazione scolastica è passata da 282.670 a.s. 2018/2019 a 266.736 2022/2023, facendo registrare un decremento di 16 mila studenti.
A livello nazionale nello stesso quinquennio si registra un decremento complessivo di quasi 400mila studenti (a.s. 2018/2019 8.326.413, a.s. 2022/2023 7.946.930). Come i ghiacciai si stanno restringendo così anche le aule delle nostre scuole si vanno inesorabilmente svuotando, a un ritmo che va molto oltre la percezione comune. Al fine di preservare tutto il patrimonio demografico di oggi e garantire un incremento futuro di esso, oltre a creare un’alleanza tra le generazioni è necessario sviluppare delle politiche familiari più incisive, che possano consentire un incremento dei livelli di fecondità, pensiamo che oggi la Calabria fa registrare un tasso di fecondità pari a 1,28 figli per donna. Attualmente la regione con la fecondità più alta è il Trentino-Alto Adige con un valore pari a 1,51 figli per donna, sempre inferiore al livello di sostituzione (ossia 2,1 figli per donna, che garantirebbe il ricambio generazionale). (rs)