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LA MALIGREDI di Gioacchino Criaco (2018)

Se cercate nei dizionari o su Google la parola “maligredi” non la troverete se non come riferimento al titolo del bellissimo romanzo di Gioacchino Criaco. L’autore, in molte occasioni, ne ha spiegato il significato: è la brama del lupo quando entra in un recinto e, invece di mangiarsi la pecora che gli basta per sfamarsi, le scanna tutte; è la discordia che diventa maledizione in una comunità.
Criaco è di Africo e nel suo paese ambienta una storia di rivoluzione (in realtà c’è stata in diverse occasioni) dove racconta l’evoluzione “criminale” di tre bambini che vedono il capopopolo, tornato dalla Germania, guidare il Sessantotto in Aspromonte, mentre sullo sfondo si intrecciano le storie delle gelsominaie, dell’orgoglio e della povertà, della disperazione e del sogno impossibile.
Criaco si avvia a diventare il Corrado Alvaro del terzo millennio, anzi in realtà merita questa definizione: la sua prosa, asciutta e senza fronzoli, traccia pennellate autentiche di persone reali che vivono in una Calabria che il tempo non riuscirà mai a cambiare. I suoi personaggi grondano di calabresità e di impotenza, di passione e malinconia, di speranza e di disincanto. Il calabrese, diceva Alvaro, “vuole essere parlato” e Criaco non solo parla, ma mette in bocca ai suoi protagonisti il sentimento più forte che può esistere lungo le mulattiere del paese o nei viaggi in treno lungo la costa jonica: il rispetto. Un senso del rispetto che si scontra con la presenza della mafia e s’imbatte nei sogni di libertà del giovane rivoluzionario che vedrà scemare ogni entusiasmo di fronte alla repressione dello Stato.
Lo Stato in Calabria opprime e reprime, lascia intendere Criaco, e non distingue tra lotta di classe contro i padroni e il soffocamento di libertà imposto dal potere mafioso. Quindi non esistono mezze misure. la rivolta va domata comunque, senza pensare a chi sono i vincitori e chi sono i vinti. Un libro straordinario, che odora di gelsomino e di carrozze di seconda classe che non fermavano neanche al paese, un libro dove il racconto di un brusco passaggio dall’adolescenza alla giovinezza e, poi, alla maturità è un pugno in faccia alle illusioni, smarrite e forse perdute per sempre. O forse no.  (s)

LA SCHEDA
La maligredi
di Gioacchino Criaco
Collana “I narratori”
Feltrinelli Editore
316 pagg. 18,00 euro
ISBN 9788807032813
www.feltrinellieditore.it

L’ AUTORE
Gioacchino Criaco
Nato ad Africo nel 1965, ha esordito con il romanzo “Anime nere” da cui è stato tratto l’omonimo film di Francesco Munzi (nove David di Donatello e tre Nastri d’Argento). Ha pubblicato i romanzi “Zefira” e “American Taste” e “Il saltozoppo” (2015).

Le prime venti righe

Era il fatto più magnifico dell’anno il miracolo di san Sebastiano, anzi, il più magnifico di sempre, il più straordinario che conoscevo, nemmeno al cinema dell’oratorio ne avevo visto uno così e lì ci mostravano tutto il mondo nei film di sceriffi e indiani o in quelli cinesi di arti marziali o nei film dei romani.
Mi venne in testa ora che dovevo stare concentrato. “Noi non vogliamo padroni, i diritti ci toccano senza che li chiediamo per favore.” La voce rimbombava, gonfiandosi come il pallone di una gigantesca gingomma, avvolse la piazza distraendo quella vecchiaccia della Lupa dalla sua roba, e così Filippo le passò di lato, per infilarsi sotto la bancarella e sbucarle alle spalle, le diede un’occhiata, prese un sacchetto e lanciò. Una parabola morbida, Antonio lo acchiappò al volo, fece una smorfia, me lo mostrò – meglio di niente, anche se erano ceci tostati, quelli che ci piacevano meno.
Un’altra occhiata, un altro lancio, e il secondo sacchetto lo pigliai io – arachidi, buone –, lo passai ad Antonio e lui lo mise nella busta di plastica che nascondeva dietro le gambe…

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