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L’addio a padre Maffeo Pretto, il prete veneto diventato calabrese predicando la fede

Padre Maffeo Pretto con Antonella Natale

di GIUSY STAROPOLI CALAFATI – La Calabria è una terra che nei secoli, venne sempre guardata, se non addirittura giudicata, o troppo dall’alto o decisamente dal basso. O dai troppo ricchi, o dai sinceri poveri.

A vederla invece dal punto di mezzo, quello precisamente vicino al cuore dell’uomo e a quello della terra stessa, ci ha provato un semplice prete missionario, giammai ricco di oro, ma neppure povero, portando con sé il breviario del Signore. Un viaggiatore mandato a compiere missioni tra gli uomini del mondo, ma soprattutto tra gli ‘eroi’ di Calabria, dove pianta profonde radici.

Padre Maffeo Pretto, alla fine degli settanta del ‘900, inviato dalla sua congregazione, incontra la Calabria, cogliendone subito la sua intima fragilità e la delicata bellezza. Erano i tempi in cui i viaggi dei calabresi, significavano la soluzione al pianto e alla fame dei figli, e i padri, una volta sopra i treni, venivano chiamati emigranti.

Il giovane missionario è attratto dall’epopea dell’erranza che piega la terra bruzia. Vorrebbe fermarne l’emorragia, ma la Calabria va prima compresa, studiata e infine ricercata dentro sé stessa. E allora la prende con sé, e le porge la carezza del Padre. E si offre, totus tuus, alle piccole comunità che incontra durante il suo viaggio, e si pone soprattutto all’ascolto, senza distanze, ma soprattutto senza paure. Con autentica integrazione. A mani nude dentro al sacco, al netto dei pregiudizi, lontano dagli stereotipi, evangelizzando la pietas del popolo che va incontrando, e analizzando, a introspezione, l’identità  storico-culturale di una terra a volte promessa, altre decisamente impari.

Come Cristo sopra la croce, Padre Maffeo, smaniante della conoscenza dell’altro, china il suo capo su cataste intere di libri, ricostruendo con minuzia e fedele devozione, storie, mutazioni e vita dei popoli calabresi.

Con sacrificio e dovizia, nei suoi anni intensi di missione “calabra”, rintraccia e poi scrive, lasciandone viva memoria ai posteri, un mondo che si andava mano mano modificando. La vita dei contadini, il bisogno degli infanti sgravati durante il lavoro nelle terre, gli usi e i costumi dei lavoranti nella campagna meridionale, le consuetudini delle madri e quelle degli uomini all’anta, le miriade di tradizioni e i significati profondi delle feste patronali. Ma soprattutto la pietà popolare, di cui Padre Maffeo fu un grande e ineguagliabile cantore.

Da autentico figlio del beato Giovanbattista Scalabrini, scrive il suo editore Demetrio Guzzardi, Padre Maffeo, con i suoi eccellenti studi e le sue mirabili opere librarie, ci conduce per le strade dei paesi di Calabria, aiutandoci a scoprire cose, persone, episodi, modi di vivere, che meritano di essere conosciuti, interpretati, rispettati e soprattutto tramandati.

Un ‘non calabrese’ che diventa però linfa essenziale per la Calabria. Riferimento per la fede cristiana della comunità locale e patrimonio storico culturale per tutto il territorio regionale.

Tanti sono stati i giovani che hanno frequentato con interesse e assidua presenza la biblioteca del centro studi Scalabriniani gestito da padre Pretto, per le loro ricerche e per le loro tesi universitarie. – Oltre 16.000 libri a disposizione di una terra che ogni giorno aveva sempre più bisogno di conoscere e di sapere.

 

Padre Maffeo Pretto, nasce a Zimella in provincia di Verona, il 16 dicembre del 1929. Un destino segnato il suo, con un viaggio e una meta puramente combinati. Alla chiamata del Signore, si presenta e dice: Eccomi, e  si consacra a lui, giurandogli fedeltà nella congregazione del Beato GiovanBattista Scalabrini.

Una missione che comincia spedita e che dal suo Veneto lo porterà nella parte più profonda e impervia della terra. In Calabria. Ma  i missionari lo sanno bene che il viaggio non si sceglie, non si devia mai il percorso, e dove porta la strada, è lì che bisogna andare.

– Sono un missionario scalabrianiano che fa parte di una Congregazione che lavora con gli emigrati – dice Padre Maffeo a Bruno Gemelli in una sua intervista in occasione del 50° del suo sacerdozio.

Maffeo Pretto è il nuovo calabrese che Dio, dimostrando di non essersi fermato a Eboli, manda in Calabria, per mettere in pratica la missione che gli ha affidato. Porsi al servizio delle comunità migranti.

Profondo studioso delle comunità, ricercatore delle mutazioni, demologo e scrittore, oltre che prete di chiesa di periferia. Eccellente professore di antropologia e teologia popolare alla Pontificia Universitas Urbaniana. Egli stesso migrante di Dio.

Dopo i primi viaggi in Calabria, nei centri dell’entroterra, Padre Maffeo pianta la sua bandiera nella comunità di Favelloni prima, e poi a Briatico, dove diventa responsabile del centro studi GiovanBattista Scalabrini.  Un punto di riferimento essenziale a cui tutta la regione attinge, e che i giovani non risparmiano.

Alto, biondo, chiarissimo di pelle, una montatura tutta vetro intorno agli occhi, e le gote rosse come le ciliege di ferrovia.

Durante la permanenza in Calabria, che conta gran parte degli anni della sua vita, il prete scalabriniano, esplora una terra che non si presenta solo luogo ma si fa stato d’animo. E si avventura, come sostiene Gemelli,  nelle caverne dell’antropologia con l’umiltà del profano e l’incoscienza del free lance.

Nelle piccole comunità calabresi, l’arrivo della congregazione degli Scalabriniani, porta una ventata di rinnovamento, che non è solo cristiano ma anche culturale. Un’impronta forte di cui ancora vi si trovano tracce.

Sulla base dei fenomeni migratori, c’era un mondo calabrese che andava studiato. E padre Maffeo, assieme ad altri confratelli, era giunto qui proprio per questo. Ma poi lo studio diventa sentimento, attaccamento ai luoghi, alle storie, ma anche ai personaggi, e lo scambio vicendevole di affetto che si va instaurando con le comunità, solidifica rapporti più che mai indissolubili.

– Noi scegliemmo prima di tutto i piccoli paesi da cui sono partiti gli emigrati – dice padre Maffeo al Gemelli. – Perché andare a studiare gli emigrati a Cosenza non so quanto sarebbe stato significativo. La prima volta siamo venuti giù nel periodo estivo con un gruppo di teologi, filosofi, studenti, i cui incontri sono avvenuti nella zona  montana. Poi però ci siamo accorti che erano necessari dei punti stabili nelle parrocchie. Così insieme abbiamo creato dei centri studi.

Una vita dedicata al Signore come sacerdote, e da studioso alla terra di Calabria.

A Favelloni e Briatico, Padre Maffeo aveva fisso lo sguardo. Qui, alla gente, aveva regalato la sua presenza e il suo sostegno. Non si era mai risparmiato con nessuno. E oggi è proprio qui, a questi luoghi e a questa gente, che lascia la sua più grande eredità. I suoi fittissimi studi, le sue ricerche, ma soprattutto i amatissimi libri. Per tutti, i libri di Padre Maffeo.

A Briatico, regala qualcosa di indescrivibile. Troppo forse per quanto invece dal paese ha ricevuto. Ma Padre Maffeo sapeva provare più gioia nel dare che nel ricevere. E, avanti, diceva, andiamo sempre avanti.

Due tomi con migliaia di pagine, in cui è raccolta la storia completa della città di Briatico. Un lezionario di vita, con cui Padre Pretto intende smuovere le coscienze dei briaticesi, a volte poco affini alla propria storia, intraprendendo con loro e per loro, il più importante e necessario percorso identitario che una comunità ha il dovere di fare.

BRIATICO NELLA STORIA“. 1806/2012

Una voce, quella del prete veneto, divenuta calabrese fin dentro al cuore. Nel senso più forte dell’appartenenza. Lì dove vai, è casa.

– Non dite briaticesi quando parlate di voi – raccomandava sorridendo ai ragazzi di Briatico . – Imparate a volervi bene chiamandovi Briaticoti. E la stessa cosa la ripeteva ai giovani di Favelloni: – chiamatevi Favejunoti.

Padre Maffeo era innamorato della tradizione popolare, e la intendeva come un segno esigente ed essenziale della crescita delle piccole comunità.

Una vita in continua ricerca, un uomo sempre in viaggio, ma soprattutto in missione.

Padre Maffeo, dopo anni e anni di onorata Calabria, studi e sforzi, nel 2009, quando ormai anziano la salute accenna a non volerlo assistere, si trova costretto a lasciare la terra a cui aveva dedicato la sua vita, per ritornare nella sua comunità di origine. Da dove lo scorso 10 giugno, giunge la triste nuova che Padre Maffeo Pretto è tornato alla casa del padre.

Un lutto che colpisce la Calabria tutta, che esprime nei confronti del prete missionario la sua più grande riconoscenza.

Il suo ultimo pensiero è stato per le sue amate Briatico e Favelloni. Per la sua gente di Calabria, della quale ormai aveva imparato ogni cosa.

Per espressa volontà, Padre Pretto, lascia a queste due comunità, la sua più grande opera. I suoi libri. Gli oltre 16.000 volumi che grazie all’impegno di Antonella Natale, giovane avvocato di Favelloni, formatasi proprio alla scuola del padre scalabriniano, dopo periodi di silenzio e varie peripezie, torneranno presto fruibili, e nei luoghi in cui Padre Pretto è stato accolto la prima volta. A Favelloni vedrà luce il Centro studi Scalabriniani che porterà proprio il nome del suo direttore: Padre Maffeo Pretto.

 

A Padre Maffeo, per il quale ho sempre nutrito una profonda ammirazione, va il mio più grande ringraziamento. Per la sua presenza fervente in mezzo a noi. Per essersi sforzato sempre a comprenderci. Per non averci mai lasciati soli. E per essere stato un faro illuminante per le nostre comunità.

Avrei voluto renderti tanto di più di quello che hai fatto per noi, caro Padre Maffeo, ma non ci sono riuscita abbastanza. E questo lo so bene. Ora magari è troppo tardi, o forse no, non è mai tardi abbastanza per recuperare. E allora mi impegnerò con tutta me stessa, e questa è una promessa, affinché i tuoi sogni per i giovani calabresi diventino realtà. E la tua biblioteca si avveri come il grande sogno di tutti.

 

gsc

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