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L’appello dell’Ordine dei Medici RC alla stampa: Non inserire nomi dei medici indagati

medici e infermieri

È un appello rivolto alla stampa, quello fatto dall’Ordine dei Medici della Provincia di Reggio Calabria, che ha chiesto «di evitare, nel momento in cui si verificano dei casi di presunta malasanità, di indicare nomi e cognomi dei medici indagati».

Tale richiesta avviene «in riferimento – spiega la nota – ai recenti avvenimenti assurti all’onore delle cronache come episodi di presunta malasanità e che additano come principali responsabili i medici, nostri iscritti, citandoli con nome e cognome».

L’Ordine, infatti, ha ricordato che «purtroppo, nell’immaginario collettivo, un avviso di garanzia che, per norma di legge, è a garanzia dell’indagato, viene interpretato dall’opinione pubblica come una condanna in terzo grado di giudizio».

«Evitare questo – ha spiegato l’Ordine – significa evitare che alcuni medici, di cui si fa nome e cognome, vengano additati come responsabili correndo, quindi, anche dei rischi fisici, personali. Perché qualcuno, anche in ragione di una forte emotività, potrebbe anche agire in maniera violenta. Contestualmente l’Ordine dei medici intende rimarcare, ed in questo si affida sempre agli organi di stampa, la necessità che ogni qualvolta si parla di presunti casi di malasanità si parli anche delle difficoltà che si hanno nella gestione del rischio clinico, per via delle carenze strutturali ed architettoniche degli ospedali ai quali afferiscono gli utenti».

«È importante comprendere, quindi, che la Sanità, per poter esprimere la massima efficienza – continua la nota – necessita di un numero adeguato di medici e quindi di operatori sanitari nel suo complesso; di tecnologie avanzate che possano consentire diagnosi di precisione e di una ricettività ospedaliera adeguata, che possa consentire al paziente, anche se temporaneamente ricoverato, di rimanere in condizioni di estrema tranquillità. Immaginare, quindi, che la responsabilità professionale sia rapportata alla sicurezza delle cure è una cosa che viene da sé».

«Perché è chiaro – si legge ancora – che la responsabilità professionale cresce in maniera inversamente proporzionale alla sicurezza delle cure. Meno certe e affidabili sono le cure, anche a causa della scarsa tecnologia e delle varie difficoltà gestionali per la carenza di personale, più cresce la responsabilità professionale».

«Quindi, è opportuno che responsabilità professionale e sicurezza delle cure camminino sullo stesso binario – conclude la nota –. Solo così si può esercitare una buona Sanità e, soprattutto, a vantaggio dell’utente ma anche del medico». (rrc)

 

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