Patrizia Nardi, già assessore comunale alla Cultura nella prima Giunta Falcomatà a Reggio, oggi responsabile Unesco per le macchine a spalla, ha postato su Facebook una riflessione, dopo le frasi di Corrado Augias. Merita di essere letta.
«Una terra perduta, irrecuperabile. Un sentimento, non un’affermazione politica.
Le parole sono dure, molto dure. E la prima reazione non può non essere altrettanto dura. Come quando ci si scotta con l’acqua calda e si ritrae istintivamente la mano.
Ma dopo la prima legittima reazione, subentra una riflessione: dovrebbe forse indignare, più che il merito della questione, il fatto che nessuno di noi lo abbia detto prima di lui? Credo di sì.
Perché, siamo sinceri: pensiamo anche noi quello che ha detto Augias. E lo pensiamo con terrore.
Perché è come se sapessimo di essere gravemente malati e lo negassimo a noi stessi.
Lo abbiamo pensato quando i nostri ragazzi hanno dovuto “scegliere” di andare a vivere altrove; difficile superare le dinamiche delle clientele, delle pressioni e dei condizionamenti, che qui sembrano essere la regola. Poi, per carità, è tutto bello: l’esperienza, il conoscere nuovi contesti. Ma è anche vero che si va via obbligati dalla mancanza di prospettiva di vita e di lavoro, di qualità della vita, nella maggior parte dei casi.
Lo abbiamo pensato quando siamo stati costretti a curarci fuori regione: i fatti sono sotto gli occhi di tutti, su tutti i giornali. Essere zona rossa per inadeguatezza delle strutture sanitarie non è cosa da poco.
Lo abbiamo pensato quando impietose telecamere hanno ripreso storie di criminalità e di degrado etico e sociale. Non ci siamo riconosciuti in certe atrocità che hanno fatto mancare madri, amicizie, affetti. Rimaste senza colpevoli.
Lo pensiamo quando riflettiamo sul fatto che la Calabria venga indicata come l’esempio da non seguire rispetto al governo dei territori, sui quali registriamo molti disastri amministrativi: 109 comuni sciolti per mafia su una popolazione di 1,9 milioni di abitanti, sono parecchi. Poi, le dovute eccezioni. E anche il forse eccessivo ricorso a questo provvedimento estremo. Ma sappiamo bene che la Calabria non sempre è la Svizzera.
Lo pensiamo quando i media parlano di noi soltanto per evidenziare ciò che è negativo: del resto, le ultime posizioni in tante classifiche ci diranno pur qualcosa.
Lo abbiamo pensato talmente tanto che, negli anni, sono stati più i calabresi che sono emigrati che quelli che sono rimasti, con numeri molto sostenuti anche negli ultimi tempi.
Lo pensiamo quando l’immagine che passa non è mai quella delle tante realtà che, spesso senza aiuti pubblici, riescono a raggiungere obiettivi di cui la Calabria non sa nulla e di cui dovremmo andare orgogliosi.
Lo pensiamo anche quando, solo per caso, sappiamo delle eccellenze nelle nostre università, nei nostri ospedali, che pur ci sono in una situazione ogni giorno sempre più allarmante.
E lo pensiamo quando riusciamo ad avere contezza della grande e vera bellezza del nostro patrimonio culturale, naturale, paesaggistico, in gran parte sconosciuto ai più e poco o niente valorizzato.
Non è forse vero tutto questo?
Su chi rivalersi, per tutto questo?
Su Augias? Non credo.
E non perché non pesi ciò che ha detto: reazione immediata è di sconforto e di condanna.
Ma poi, a pensarci bene, perché condannare chi, con distacco, ha detto una verità che noi tutti conosciamo?
Senza false ipocrisie, forse dovremmo cominciare ad ammettere i nostri limiti ma, soprattutto, credo che dovremmo cominciare a scegliere. Le situazioni e le persone, ciò che è bene e ciò che male. Con molto impegno, se non vogliamo che l’immagine strereotipata diventi estesamente reale.
Fra poco rivotiamo. Partiamo con il fare le scelte giuste, ancor prima che nella cabina elettorale. La Calabria deve individuare i suoi rappresentanti candidati tra le migliori competenze del territorio. Persone che possano rappresentarci, perché protagonisti di percorsi di risultato; perché completamente estranei alle trame criminali per le quali siamo conosciuti ovunque; con un’attività professionale e un percorso di vita che possa servire a dare un apporto di qualità, in una situazione estremamente compromessa.
La politica è servizio, sempre, e amministrare è un privilegio.
Non credo che scelte diverse da queste possano aiutare la Calabria.
Ma quanto meno si abbia, tutti noi, il coraggio di ammetterlo». (Patrizia Nardi)