di UGO BIANCO – Da moltissimi anni internet rappresenta un mondo di opportunità per la crescita e lo sviluppo dell’umanità. Le informazioni viaggiano a grande velocità. Un messaggio lanciato in rete è capace di raggiungere una grande platea di utenti in breve tempo. E’ fantastico pensare come l’uomo può comunicare con il mondo intero attraverso i social network.
La socializzazione, lo scambio di idee e la condivisione assumono un diverso significato. Siamo davanti ad un nuovo agire sociale, generato dal mondo virtuale e che sostiene la comunicazione moderna. La rete senza confini e limitazioni temporali è capace di influenzare lo stile di vita ed i metodi di lavoro. Al giorno d’oggi, la maggior parte delle persone impara a fare cose da internet in pochi minuti. La rete permette alle imprese di comunicare con i sui clienti in modo semplice e tempestivo.
È una questione di secondi inviare una email marketing con le offerte sconto riservate ai propri clienti. Potrei continuare ancora ad elencare altri vantaggi di internet, ma in questo contesto mi voglio soffermare su una criticità che si annida nel web e che minaccia gli adolescenti. Mi riferisco al Cyberbullismo, fenomeno sconosciuto fino al 2004 e cresciuto in modo costante negli anni successivi. Un problema serio e diffuso al giorno d’oggi.
Per comprendere bene la sua evoluzione occorre partire dalla definizione del bullismo. Quest’ultimo è un comportamento intenzionale e aggressivo che si verifica ripetutamente contro una o più vittime, incapaci di difendersi autonomamente. Si manifesta senza provocazione e rappresenta un atto di violenza tra pari. I bullo spesso agisce per frustrazione, rabbia e per dimostrare al gruppo di essere elemento dominante. La sua forte necessità è l’autoaffermazione e il dominio.
È impulsivo e irascibile. Manca completamente di empatia e di altruismo. L’aggressione può essere fisica oppure verbale. Alcuni esempi sono gli insulti le minacce e la diffusione di notizie lesive della reputazione altrui. Il cyberbullismo è un’evoluzione del bullismo tradizionale, con la differenza che si attua attraverso gli strumenti elettronici (sms, mms, foto, video clip, email, chat rooms e siti web) e prende forma con il consueto atto di pressione, di aggressione o di molestia. Può assumere svariate forme e seguire varie dinamiche all’interno delle relazioni sociali. Dal più comune come “l’harassment” e “denigration” fino a forme più particolari come il “revenge porn” o “l’impersonation” (furto di identità).
Gli atti che maggiormente vengono compiuti consistono nel far circolare in rete episodi personali e privati sotto forma di foto o filmati. Con il bullismo la vittima quando rientra a casa trova un posto sicuro, un luogo dove scompare la minaccia di essere vessato e aggredito. I cyberbulli, che usano la tecnologia, non sono vincolati da limiti temporali o territoriali. Si infiltrano nelle case delle vittime in ogni momento con messaggi, immagini e video offensivi, rendendo perpetue le persecuzioni e le prepotenze. Credo sia opportuno attenzionare questo fenomeno sociale con una nuova chiave di lettura. Non è più possibile tollerare questa forma di violenza strisciante e subdola perché è un indice di malessere della società e delle giovani generazioni.
A mio avviso è necessario intraprendere percorsi di prevenzione che agiscono contemporaneamente su più fronti. Il contesto scolastico ed il coinvolgimento attivo di tutti gli adulti a contatto con i giovani e soprattutto la vicinanza della famiglia stessa sono parte integrante delle giovani vittime. Ecco perché occorre fortemente tener presente i principi stabiliti dalla legge Ferrara del 29 maggio 2017 n° 71 “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 3 giugno 2017.
La senatrice Elena Ferrara era l’insegnate di Carolina Picchio, studentessa di 14 anni che si suicidò a causa della divulgazione di molestie sessuali sferrate da un gruppo di suoi coetanei. Pertanto, concludo semplicemente auspicando a tutti, ma in particolar modo ai giovani, di usare internet per navigare e non per insultare. (ub)
[Ugo Bianco è dirigente nazionale Associazione Nazionale Sociologi]