Quante storie sono conservate nei taccuini di un giornalista? Tornano alla memoria volti, persone, luoghi che non sono stati dimenticati, ma stavano un po’ in disparte, quasi nascosti in qualche angolo di cuore. E allora viene voglia di far uscire questi schizzi di memoria, che in realtà non sono poi così piccoli, anzi, man mano che le dita scorrono sulla tastiera, si scoprono sfumature e angolazioni che incredibilmente erano sfuggiti. Così, Gregorio Corigliano, giornalista di lungo corso, scrittore, calabrese di San Ferdinando di Rosarno ma più propriamente calabrese al 100%, ha messo insieme le sue storie al “Nero di seppia” (che dalle nostre parti è uno straordinario ingrediente per condire pasta e riso) che riescono a sedurre anche il lettore più distratto. Sono tinteggiature chiare di luoghi e persone, spolveri di memoria, che coinvolgono e avvincono il lettore.
Il giornalista Tommaso Labate, cronista parlamentare del Corriere della Sera, introduce il libro di Corigliano con la stessa passione che ritroveranno i lettori: « C’è un un uomo – scrive – che ha il mare dentro e nelle pagine cammina, osserva, guarda, pensa, scrive. E quel mare, che è avvolgente quanto inquietante, feroce quanto rassicurante, ha una forza espressiva totale quasi fosse umano. O, forse, divino. Il mare ha cromatismi che variano, odori che avvolgono, “sprizzi” che toccano, silenzi che parlano. E quell’uomo vi è immerso tutto. Seduto in riva al mare. E quell’uomo riempie i suoi taccuini di nero di seppia e i fogli si bagnano di storie e narrazioni che sanno d’infanzia, di adolescenza e di una vita che cresce. E sanno di quel piccolo mondo antico che è sedimentato nella memoria dell’uomo che scrive e che, d’un tratto, appartengono a tanti. Forse a tutti. Ci sono fichi, clementine, uva, pescato, profumi e sapori che hanno palpiti e ticchettii d’anima. E quel nero di seppia lentamente si fa osservazione del mondo e racconta altre storie perché quell’uomo, l’uomo del mare, diventa giornalista e le sue pagine si fanno mondo e storie di umanità, spesso dolorosa e dolente. Ma anche ironica, eroica, immaginifica, progressiva, scottante. Perché un giornalista dipinge nei suoi taccuini il mondo tutto con le sfaccettature più diverse e complesse. Come il mare. Dove torna e ritorna sempre. Seduto in riva al mare. E lì, l’uomo del mare, si fa mare». (dl)
NERO DI SEPPIA
di Gregorio Corigliano
Pellegrini Editore, ISBN 9788868228477