Non voglio qui parlare delle “Contesse” o de “Le bimbe di Conte” che hanno impazzato in questi anni di presidenza contiana, lo considero un fenomeno isterico di gruppi disinformati e zuzzurelloni. Mi sorprende invece che persone, diciamo così, normali (nel senso positivo della parola), siano state rapite da “l’eleganza dei modi”, dal “sorriso modesto”, fino a spingersi a scrivere, oltre che “il mio Presidente”, anche “il bel Presidente”!
Ho letto altre sciocchezze da brivido, anche quella del congedo mano nella mano con la sua compagna per lanciare il messaggio “Me ne vado ma sono sereno, perché per me il valore veramente importante è la famiglia”. Una cosa da Paese dei Campanelli!
Ovviamente, nulla da dire sul bell’aspetto di Giuseppe Conte, né sulla sua eleganza e sul suo garbo che hanno fatto pure da contraltare a quella lavandaia della Lezzi, per esempio, o al Di Maio prima maniera, o al Salvini che addentava panini, e suonava ai campanelli, e ballava seminudo con le cubiste del Papeete! Ma per risaltare e ricuotere tifo da stadio basta soltanto indossare cravatta, pochette e sorridere?
Al di là dell’emergenza pandemia, gravissima, e per cui implicazioni di piani, previsioni, informazioni, ci fanno sapere ben poco, cosa ha fatto il bel Presidente per essere meritevole oggi di tante lacrime e nostalgia?
Gli Stati Generali di Giugno sono stati una barzelletta, il piano di Colao è stato accantonato senza alcuna cura, e lasciamo qui perdere le malattie endemiche che ci affliggono, la Sanità in Calabria, i terremotati del Centro Italia, l’evasione fiscale… un disastro dove il Presidente “della già nostalgia” ha inciso ben poco, anzi, nulla.