Site icon Calabria.Live

PER LA SANITÀ CALABRESE E DI TUTTO
IL SUD C’È ANCORA UNA PRECISA SPERANZA

Sanità calabrese

di GIACINTO NANCI –Su Calabria Live del 3 agosto è stato pubblicato un articolo di Giovanna D’Ingianna del Dipartimento Sanita di Italia del Meridione  che ha messo in evidenza il vero problema della sanità calabrese e cioè la perversa modalità di riparto dei fondi sanitari alle regioni che dal 1996 ha penalizzato la Calabria e molte regioni del sud condannando i loro cittadini ad una sanità di serie B. Giovanna D’Ingianna ha comunicato che Italia del  Me ridione ha redatto una proposta di legge per un modifica del riparto dei fondi sanitari alle regioni. Infatti il criterio di riparto dei fondi sanitari alle regioni basato fin dal 1996 fondamentalmente sul calcolo della popolazione pesata ha dato molti meno fondi pro capite alle regioni del sud proprio dove invece dovrebbero arrivare più fondi per la maggiore presenza di patologie croniche che per le cure necessitano di maggiore spesa sanitaria.

A riprova di quanto detto basta citare la modifica fatta dalla Conferenza Stato-Regioni (ente che fa il riparto dei fondi sanitari alle regioni) nel 2017 che ha modificato in modo «molto parziale» (per come dichiarato dall’allora presidente della commissione stessa Bonaccini) il criterio di riparto considerando, sempre in modo parziale, anche la numerosità delle malattie presenti nelle varie regioni. Ebbene con questa modifica parziale la Calabria ha ricevuto nel 2017 ben 29 milioni di euro in più rispetto al 2016 e le regioni del sud ne hanno ricevuto ben 408 milioni in più sempre rispetto al 2016. La modifica non è stata ne ripetuta ne ampliata negli anni successivi.

Per capire di quali cifre si parla basta dire che una applicazione del criterio basato sulla numerosità delle malattie presenti nelle varie regioni farebbe moltiplicare per la Calabria i 29 milioni ricevuti in più nel 2017 almeno per quattro. Se infine si considera che la Calabria ogni anno versa circa 100 milioni di tasse e accise in più proprio per risanare il presunto deficit   si capisce bene da dove vengono i veri mali della sanità calabrese. Cento milioni sottratti con un criterio di riparto scorretto e altri cento sottratti alla nostra sanità sotto forma di tasse e accise ci fanno capire che con duecento milioni in più (il tutto da oltre 20 anni a questa parte) forse saremmo non solo in grado di risanare la nostra sanità ma ci potremmo permettere di fare perfino un centro di eccellenza sullo “studio della neurofisiologia del canto del grillo”.

Stesso discorso vale per i 408 milioni di euro in più ricevuti dalle regioni del sud. Sorge spontanea la domanda perché questa “parziale modifica” non è stata ne riproposta ne ampliata? Eppure che il sud necessita di più fondi in sanità non solo per un criterio di giustizia ma per i bisogni delle popolazioni meridionali lo certifica il Dca n. 103 del lontano 30/09/2015 firmato dall’allora del commissario  al piano di rientro sanitario calabrese Ing. Scura che alla pagina 33 dell’allegato n.1 recita «in Calabria… si sottolineano valori di prevalenza più elevati (almeno il 10%) rispetto al resto del paese per diverse patologie», e siccome il Dca è fornito di specifiche tabelle si può calcolare in circa 300.000 i malati cronici in più nei circa due milioni di calabresi rispetto ad altri due milioni di altri italiani.

La maggiore presenza di patologie croniche nelle regioni del sud è certificata da tutte le istituzioni che statistiche sanitarie. Un ulteriore dato che ci fa capire quanto il criterio di riparto fino ad ora seguito è “fuorilegge” è il ricorso al Tar del 10/06/2022 fatto dalla regione Campania tramite il suo governatore De Luca proprio contro gli ingiusti i metodi di riparto dei fondi sanitari alle regioni. Ma ancora più significativo è il fatto che il governo aveva promesso che sarebbero stati rivisti i metodi di riparto dei fondi e sarebbe stato applicato il criterio della deprivazione (bisogni reali delle popolazioni) e non quello demografico (popolazione pesata), e lo ha fatto ancor prima della pronuncia (ancora non avvenuta) del Tar immaginando che il ricorso è giusto e il Tar lo accetterà sicuramente.

Le regioni del sud a questo punto devono far sì che nella prossima Conferenza Stato-Regioni sia applicato il criterio epidemiologico, cioè più fondi alle regioni che hanno più abitanti con patologie croniche e non come è stato fino ad adesso: meno fondi alle regioni con più malati. Quindi ben venga la proposta di legge e la raccolta di firme di Italia del Meridione che finalmente possa mettere insieme i governatori del sud per far sì che le sanità regionali possano essere finanziate in base alla numerosità delle malattie presenti e quindi in base ai reali bisogni delle popolazioni. Il tutto ha maggiore rilevanza alla luce della proposta di legge dell’autonomia differenziata che peggiorerebbe ancora di più la situazione dei malati meridionali. (gn)

Il dott. Giacinto Nanci è medico dell’Associazione medici di famiglia Mediass a Catanzaro

Exit mobile version