Gli esponenti del movimento Liberamente progressisti Lucia Cittadino (consigliere comunale di Lamezia Terme) e Antonio Lo Schiavo (consigliere regionale), hanno chiesto alla Regione di intervenire per aiutare le Asp e i Comuni in difficoltà sul Progetto di Vita, attraverso il potenziamento degli uffici preposti alla predisposizione di questi progetti.
«In Italia la legge n. 328/00 (“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”) disciplina il Progetto individuale – viene spiegato – come diritto delle persone con disabilità affinché si ottenga in pieno l’integrazione scolastica, lavorativa, sociale e familiare. La legge prevede inoltre che i Comuni predispongano un progetto individuale per ogni singola “persona con disabilità fisica, psichica e/o sensoriale, stabilizzata o progressiva (art. 3 L. 104/92)”, attraverso il quale creare percorsi personalizzati in cui i vari interventi siano coordinati in maniera mirata, massimizzando così i benefici effetti degli stessi e riuscendo, diversamente da interventi settoriali e tra loro disgiunti, a rispondere in maniera complessiva ai bisogni ed alle aspirazioni del beneficiario».
«Nello specifico – hanno detto – i Comuni devono predisporre, d’intesa con le Asp, un progetto individuale, indicando i vari interventi sanitari, socio-sanitari e socio-assistenziali di cui necessita la persona con disabilità. Il progetto individuale, infatti, è un atto di pianificazione che si articola nel tempo e sulla cui base le Istituzioni, la persona, la famiglia e la stessa comunità territoriale devono cercare di creare le condizioni affinché quegli interventi si possano effettivamente compiere. Purtroppo questa legge in Calabria viene sistematicamente violata e disapplicata, negando a tutte le persone affette da disabilità la redazione del cosiddetto “Progetto di Vita”».
«Questo è quello che è emerso – hanno proseguito – anche nella Commissione Politiche sociali del Comune di Lamezia Terme, grazie all’audizione di due meravigliose mamme che con determinazione e dignità, hanno chiesto di fare in modo che i Comuni e le Asp competenti completino le istruttorie necessarie affinché si possano evadere le richieste delle tantissime persone che ne necessitano. Proprio a causa di tale disapplicazione, il Comune di Lamezia Terme è stato condannato dal Tar di Catanzaro a seguito di un ricorso dei genitori di un ragazzo che hanno richiesto invano la redazione del Progetto di Vita». (rcz)