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QUALITÀ DELLA VITA, CROTONE È ULTIMA
SERVE UN PIANO MARSHALL PER LA CITTÀ

Crotone

di SERGIO DRAGONEMa com’è possibile che per tre anni di seguito Crotone sia classificata dal Sole 24 Ore ultima provincia italiana come qualità della vita? E che questo brutto primato venga replicato anche dalle indagini di Italia Oggi? Com’è possibile che la terra di Pitagora e di Milone, della potente colonia magnogreca di Kroton, della più avanzata scuola di medicina dell’antichità, sia oggi ridotta al ruolo di maglia nera d’Italia?

Tutto ciò nell’indifferenza generale della politica regionale che sembra girarsi dall’altra parte davanti a tanta devastazione. Se oggi esiste un “caso” sociale, economico e culturale in Calabria, questo si chiama Crotone.

Il quadro tracciato dalle inchieste dei quotidiani economici – quello del Sole è di appena due giorni fa – è impietoso e desolante. È una sconfitta bruciante perché poche aree della Calabria possono vantare un patrimonio storico, artistico, culturale, naturalistico, enogastronomico come la provincia di Crotone. 

Se non si riesce ad alzare la qualità della vita in una terra simile, baciata da una storia millenaria e da autentici giacimenti naturali, vuole dire che tutte le classi dirigenti locali e regionali hanno clamorosamente fallito. Se non si riesce a capitalizzare lo straordinario valore degli insediamenti archeologici e degli scenari naturalistici, vuole dire che l’incapacità e la mancanza di visione dei governanti è stata tale da generare i poco invidiabili primati negativi.

I sindaci, i presidenti di Provincia, i consiglieri regionali, i deputati e i senatori espressi da Crotone in questi ultimi decenni ci risparmino le loro caritatevoli giustificazioni. E non usino frasi di circostanza come: si tratta solo di indagini statistiche, la realtà è un’altra, i quotidiani economici ci vogliono screditare, etc.

Lo stato della provincia di Crotone grida vendetta. Perché parliamo della terra dove otto secoli prima di Cristo s’insediò una delle più potenti e floride città della Magna Graecia, con i suoi straordinari atleti e guerrieri, i suoi celebri medici, i suoi filosofi e matematici tra cui spicca la figura di Pitagora.

Le tracce dell’antichità sono ancora presenti nell’area archeologica di Capo Colonna dove la solitaria colonna superstite del tempio di Hera Lacinia continua da secoli a guardare il mare.

È la terra dei castelli, il più celebre dei quali è quello di Le Castella, da sempre il simbolo della bellezza calabra, stupenda sintesi tra storia e natura. Ma non meno interessanti sono i manieri di Crotone, Santa Severina, Caccuri.

È la terra del mare pulito, con la sua riserva naturalistica di isola Capo Rizzuto, vero e proprio paradiso per gli appassionati dei fondali marini.

È la terra di uno dei vini italiani più conosciuti al mondo, il Cirò, con le sue straordinarie cantine.

Ma è anche la terra della più importante scuola orafa della Calabria, con i maestri Gerardo Sacco e Michele Affidato.

L’elenco delle potenzialità della provincia di Crotone potrebbe continuare a lungo perché ogni borgo, ogni centro piccolo o medio, nasconde incredibili elementi di attrazione.

Tutto questo ben di Dio avrebbe dovuto portare ad un ripensamento del modello economico della città di Pitagora e della sua provincia che – lo ricordiamo – per decenni è stata il principale polo industriale della regione con le storiche fabbriche della Pertusola e della Montedison che davano lavoro a centinaia di famiglie. Una condizione economica, quella della Crotone industrializzata, che si rifletteva direttamente sullo scenario politico locale. L’esercito di “tute blu” riversava i suoi consensi sul Partito Comunista al punto che Crotone venne battezzata a lungo la “Stalingrado della Calabria”.

Saltato quel modello, la città di Pitagora avrebbe dovuto ripensare e ridisegnare il suo futuro, puntando appunto sulle sue enormi risorse e potenzialità, legate all’ambiente, alla cultura, al turismo. Niente di tutto questo, se non iniziative sporadiche, a volte pregevoli, ma che non hanno innescato alcun meccanismo virtuoso.

Eppure non possiamo nemmeno invocare una presunta instabilità politica perché negli ultimi 25 anni si sono registrati i lunghi “regni” di Pasquale Senatore (centrodestra, 8 anni) e di Peppino Vallone (DS/PD, 10 anni), sindaci che avrebbero potuto lasciare un segno ben più incisivo.

Oggi l’instabilità mina l’esperienza singolare di Vincenzo Voce, l’indipendente ambientalista che due anni fa sbaragliò a sorpresa le due corazzate del centrodestra e del centrosinistra.

Un dato è certo. Crotone deve ripartire perché la Calabria, già in affanno, non può permettersi di avere un’area che resta più indietro delle altre. C’è bisogno di un Piano Marshall per Crotone che, ne siamo certi, farebbe bene a tutta la regione. Ci aveva provato Mario Oliverio durante la sua presidenza, varando il Cantiere Crotone, un pacchetto di investimenti che puntava al rafforzamento delle infrastrutture e alla valorizzazione turistico-culturale del comprensorio. Ovviamente, come sempre accade in Calabria, ad un avvio pirotecnico del progetto, seguì un lungo periodo di torpore. Poi Oliverio, incappato ingiustamente in vicende giudiziarie, non venne ricandidato.

Già le infrastrutture. Qui si apre un discorso cruciale, che io da molti anni indico come fondamentale per Crotone: rompere l’isolamento. Con un aeroporto che funziona a singhiozzo, con una linea ferrata degna del Far West, un sistema stradale antiquato e pericoloso, un porto ancora lontano dall’esprimere le sue grandi potenzialità, l’area crotonese risulta inesorabilmente isolata rispetto alle altre province calabresi, figuriamoci rispetto al resto dell’Italia.

E allora la politica si svegli e assuma Crotone come l’obiettivo primario dello sviluppo e della rinascita della Calabria. Si doti quest’area così ricca delle infrastrutture che merita, si punti sulla sua offerta culturale e storica per farne un pilastro del turismo esperenziale, si localizzino a Crotone attività innovative e sperimentali nel campo della produzione di energie alternative.

Solo creando lavoro e ricchezza, si potrà alzare la qualità della vita. Ma si faccia presto perché Crotone rischia di essere maglia nera a vita. E non ce lo possiamo permettere. (sd)

 

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