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REGGINA, GRANDE AMAREZZA DELLA CITTÀ
CANCELLATA UNA BELLA STORIA DI SPORT

Il logo della Reggina 1914

di SANTO STRATI – Le sentenze non si commentano, né tantomeno quelle sportive, ma è legittimo pensare che sia stata consumata una grande ingiustizia nei confronti dei tifosi amaranto e dell’intera Città di Reggio. È mancato l’elemento principale che dovrebbe prevalere quando nel giudizio ballano troppi elementi in conflitto tra di loro: il buonsenso. Non si cancella una storia, una bella storia di sport, di una città del Sud, relegando la squadra locale a ricominciare a zero (serie D, dilettanti). Reggio è abituata a subire torti e questo, ahimè, non sarà l’ultimo. Ma è uno sfregio ai reggini che non può passare inosservato. Sono state premiate (graziate) due squadre del Nord (Lecco e Brescia) e non sono state tenute in alcuna considerazione le stesse “attenuanti” che nel passato recente – per fare un esempio – hanno salvato la Sampdoria che era precipitata in un abisso di debiti ben più ampio di quello della Reggina. Adesso ci sarà l’inevitabile rimpallo delle responsabilità da cui ci terremo lontani, ma non si può fare a meno di sottolineare che anche questo clamoroso flop è la conferma di una classe dirigente locale che non sa fare il proprio lavoro, ovvero non governa.

Ormai sono troppi gli esempi di trascuratezza nei confronti di Reggio che non merita, certamente, di subire questo continuo scempio di quella che fu una città “bella e gentile”. Sembra ci sia una gara a chi si accanisce di più a far danni alla propria città. Forse è arrivato davvero il momento di dire basta. I reggini sono stufi e devono mostrare di essere davvero incazzati per tutto ciò che sta accadendo e non solo in campo sportivo. Tra aeroporto, nettezza urbana, mobilità, decoro, etc non c’è un ambito in cui non emergano gravissime “disattenzioni” e imperdonabili distrazioni. Amministrare un Comune o una Città Metropolitana, immaginiamo, è un impegno gravoso e pieno di responsabilità. È quest’ultima che non riusciamo a vedere, al di là di belle parole e prese di posizione (sempre tardive) mentre la città sta morendo e i giovani preparano tristemente la valigia già convinti che non sarà un arrivederci.

Reggio ha subito catastrofi, dominazioni, invasioni e quant’altro, ma è sempre riemersa. Lo farà anche stavolta (anche se il prezzo da pagare è ingiusto per i tifosi amaranto) e riconquisterà titoli e soddisfazioni anche sportive. Ma serve un cambio radicale di mentalità e soprattutto di persone. Quando si tornerà al voto i reggini lo tengano bene a mente e smettano di premiare incapacità e incompetenze come hanno fatto negli ultimi decenni. (s)

Il commento di TONINO RAFFA, ex inviato di Tutto il Calcio minuto per minuto

di TONINO RAFFA – Esiste il delittto perfetto? Fino a ieri solo nella filmografia e nella letteratura gialla. Da mercoledì esiste davvero nello sport. È quello compiuto ai danni della Reggina che, per aver ritardato di due settimane un versamento tributario di 757mila euro (dopo aver onorato nei termini un monte debitorio di oltre cinque milioni e mezzo), si è vista cancellare dal calcio professionistico con la sentenza del Consiglio di Stato, che ha confermato in via definitiva le precedenti decisioni del federale, del collegio di garanzia del CONI e del Tar del Lazio.

All’origine un errore di valutazione compiuto dall’ex patron Felice Saladini,  mal consigliato dai suoi legali e dai consulenti: hanno ritenuto che dovesse valere la scadenza del 12 luglio fissata dal Tribunale civile di Reggio, che aveva approvato il piano di ristrutturazione del debito presentato dalla società con apposita omologa pubblicata il 12 giugno. Non hanno tenuto conto del fatto che, anche di fronte ad una legge dello Stato l’ordinamento sportivo avrebbe difeso la propria autonomia.

Il termine fissato dalla Federazione, con il comunicato n. 169 dell’aprile scorso era invece quello del 20 giugno. Il comportamento del club è stato giudicato alla stregua di una sfida. E l’intero movimento calcistico ha aperto a quel punto un vero e proprio fuoco di sbarramento contro la società amaranto, unica ad aver fatto ricorso alla legge ordinaria, la cui lentezza avrebbe messo in discussione il regolare svolgimento del campionato, visto che tutte le altre società avevano rispettato il termine del 20 giugno.

Detto questo, e non vorrei che la mia sembrasse una opinione di parte, la decisione di  negare l’iscrizione al campionato appare abnorme e sproporzionata. La Reggina non aveva saltato nessun pagamento. Aveva solo versato in lieve ritardo. Un errore veniale, se vogliamo, rivelatosi purtroppo decisivo.  Sarebbe bastato un deferimento con conseguente penalizzazione di qualche punto a torneo iniziato, come era avvenuto in analoghe situazioni. È stato, invece, usato il pugno di ferro con una durezza spropositata. Per uccidere una mosca non è necessario sparare un colpo di cannone. È invece avvenuto questo, con grave danno per l’immagine, per l’orgoglio e per l’economia della città nella quale il calcio rappresentava  un importante elemento di aggregazione sociale.

Quello che è avvenuto dopo il 20 giugno è stato un balletto inverecondo con annunci di cessione della società, con l’agitarsi di acquirenti-fantasma e con un intervento forse tardivo delle istituzioni locali. L’onta non l’hanno subita solo il pubblico e la squadra.

È avvenuto qualcosa di più amaro: è stato calpestato il merito sportivo, e nel bilancio bisogna inserire anche la perdita del patrimonio giocatori.  La Reggina aveva conquistato i play off e il diritto a restare nel torneo di B. Viene ripescato il Brescia che era retrocesso sul campo perdendo lo spareggio con il Cosenza, rovinato nel finale da gravi incidenti provocati dalla tifoseria. Il Brescia, il cui presidente Cellino ha ammesso candidamente di aver bruciato dei faldoni per far sparire alcune prove a suo carico in occasione della calciopoli del 2006. Non mi sembra un grande esempio.

Inoltre la perentorietà del termine dei 20 giugno non è stata fatta valere per il Lecco, riammesso in virtù di un merito sportivo legittimo, ma negato alla Reggina. Una perentorietà a corrente alternata.

Il disastro adesso è sotto gli occhi di tutti. Fallimento inevitabile, quando era evitabilissimo. Si ripartirà dalla quarta serie. Il delitto perfetto nello sport adesso esiste.  (araf)

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