25 ottobre 2018 – Oggi pomeriggio, a Reggio, alle 16.45, presso la Biblioteca “Pietro De Nava”, si terrà una conversazione in omaggio a Gustav Klimt.
L’evento è stato organizzato dall’Associazione Culturale Anassilaos in collaborazione con il Comune di Reggio e la Biblioteca “Pietro De Nava”, in occasione del centenario della morte.
Introdotta da Stefano Iorfida, conversa sull’artista Daniela Scuncia.
«La morte, avvenuta il 2 febbraio del 1918 – si legge in una nota dell’Anassilaos – impedì all’interprete più significativo e raffinato di quella che potremmo definire la civiltà viennese, di assistere alla sconfitta del suo paese e alla dissoluzione di un impero antichissimo ed, insomma, a quella “finis Austriae” pur presagita e temuta. Pittore geniale, egli attraversò uno dei momenti più esaltanti sul piano culturale, filosofico, scientifico ed artistico della storia dell’Austria e, soprattutto, della sua capitale, Vienna».
«Basti pensare a Sigmund Freud – prosegue la nota – fondatore della psicanalisi, o a Ludwig Wittgenstein, per comprendere quanto ricca di fermenti e di suggestioni fosse l’Austria di fine secolo e degli inizi del Novecento, al quale Klimt diede il suo contributo con la nascita della “Wiener Sezession” che ruppe gli schemi di un arte, fino ad allora, accademica e priva di slanci. L’oro che egli utilizzò in molte delle sue opere dei primi anni del Novecento (Giuditta, ritratto di Adele Bloc-Bauer, il Bacio), influenzato dai mosaici bizantini di Ravenna, può, anche, essere considerato il punto estremo di una civiltà ricca anche di contraddizioni. Lo stesso Klimt, del resto, in contatto con artisti portatori di nuovi valori estetici, più coerenti con l’inquietudine che serpeggiava nel corpo dell’Impero – Egon Schiele e Oscar Kokoschka, interpreti dell’ espressionismo – mise in dubbio quanto fino ad allora realizzato provando ad accogliere, nelle opere degli ultimi anni, una tale esperienza. L’Austria Felix, espressione di una civiltà matura, covava infatti nel suo seno problemi insoluti. Per le vie della Vienna di inizio secolo vagabondava anche un altro giovane artista alla ricerca di una sua realizzazione. Egli imparò forse ben poco di arte ma apprese l’antisemitismo che serpeggiava nella antica capitale e soprattutto conobbe la parte oscura della “Austria Felix” costituita da disperati e diseredati non raggiunti dal lucore della “civiltà viennese”. Quel giovane si chiamava Adolf Hitler e seppe fare tesoro della sua esperienza». (rrc)