3 dicembre 2018 – Da domenica è online il bel video di “Siamo nati”, brano della rock band Kantiere Kairòs contenuto nel secondo disco “Il seme”, ispirato dalla testimonianza di Chiara Corbella Petrillo e a lei dedicato. Chiara è una ragazza romana morta a 28 anni il 13 giugno 2012 per un cancro; quando ha scoperto di essere malata, attendeva il terzo figlio, Francesco. I primi due, Maria Grazia Letizia (10 giugno 2009) e Davide Giovanni (24 giugno 2010), erano morti pochi minuti dopo la nascita per gravi malformazioni non correlate fra loro. Lei ha deciso di rimandare dopo la nascita di Francesco, venuto alla luce il 30 maggio 2011, le cure che avrebbero potuto danneggiarlo mentre viveva la gestazione. Il 21 settembre scorso è stata aperta a Roma la causa di beatificazione della Serva di Dio.
Il brano “Siamo nati” è stato scritto nel giugno 2017 e inciso nell’album “Il seme”, uscito alla fine dello stesso anno. «La storia di Chiara è un passaparola che sveglia le persone, smuove le coscienze, ispira l’arte e dona gioia alla vita. Come un’eterna danza in un cielo di stelle, legate tra loro», evidenzia Antonello Armieri, voce della band e autore dei brani. «Non raccontiamo la sua storia, perché è impossibile raccontarla in pochi minuti. Ma raccontiamo l’effetto che fa conoscerla e invitiamo a approfondirla, a leggerla, ad ascoltare la sua voce, ad ascoltare chi l’ha conosciuta», rimarca.
La data di uscita del video non è casuale: «È una data significativa, una domenica importante, la prima di Avvento e quindi dell’anno liturgico. Ci prepariamo al Natale, alla nascita di Gesù. Lui, per antonomasia, è nato per non morire più», sottolinea Jo Di Nardo,chitarrista del gruppo.
«La scelta dei personaggi è stata dettata dal tema che volevo affrontare nel video: il concetto di risveglio, lì dove per risveglio voglio intendere rinascita, ritorno alla vita», spiega Amedeo Greco, regista e sceneggiatore. «La maggior parte dei protagonisti si trova ad affrontare grandi cambiamenti: l’adolescenza e la presa di coscienza rispetto a se stessi; l’imminente arrivo di una nuova vita. Tuttavia, come spesso accade in momenti delicati della nostra esistenza, ci ritroviamo in una condizione di stasi, quasi come se fossimo immobili rispetto a noi stessi e a quello che ci circonda: statue che fungono da ornamento rispetto al contesto generale della vita… È proprio da qui che è nata l’idea di utilizzare un velo per coprire il ragazzo e la donna incinta, velo che serve a proteggerli dalle intemperie in un’ambientazione che ci ricorda un museo o comunque un’antica dimora». La vita, aggiunge il regista del video, «è movimento ed espressione di noi stessi; la ballerina è un personaggio che viene messo direttamente in contrapposizione alla condizione di stasi dei primi due personaggi».
I membri della band hanno raccontato al regista che, «dopo aver letto la biografia di Chiara Corbella Petrillo, intitolata Siamo nati e non moriremo mai più (edizioni Porziuncola), nella loro vita è in effetti iniziato un processo di rinnovamento: sono stati ispirati e hanno scritto una canzone bellissima, un inno alla vita». Proprio la lettura del libro «ispira anche uno dei protagonisti del video, che comincia a dipingere un quadro meraviglioso, e non di meno la ballerina, che improvvisa una coreografia. Visto che si parla d’arte, la donna incinta forse è la rappresentazione più forte di tutto questo: non riesco ad immaginare un’opera d’arte più amorevole e “bella” del mettere al mondo una nuova vita, del prendersene cura», sottolinea Amedeo Greco.
Infine, la bambina «rappresenta forse ancora di più la scintilla divina che è dentro di noi, spettatrice di storie che si intrecciano, collegate tra di loro da un volume misterioso. C’è qualcosa che non riusciamo a comprendere rispetto al personaggio della bambina: inizialmente sembra giocare e non essere coinvolta dal resto della storia, ma poi reagisce attivamente a ciò che accade agli altri personaggi e li osserva con occhi amorevoli, regalandoci un meraviglioso sorriso alla fine del video. Con il quale ci fa intuire che, probabilmente, tutti gli eventi sono andati nel modo in cui lei sperava che andassero», conclude il regista del cortometraggio.
A realizzare il ritratto in bianco e nero a matita, in una nottata, è stato il diciottenne Albino Canonaco, talentuoso studente all’ultimo anno del Liceo artistico “Lucrezia Della Valle” di Cosenza. «Disegno da quando ne ho memoria: mia madre dice da quando avevo 3 anni. Mi piace molto fare ritratti e il figurativo in generale, ma non solo: ad esempio, animali e nature morte. E, indipendentemente dal soggetto, il realismo in genere», racconta. «Del volto di Chiara mi ha sicuramente colpito la serenità, che spero di essere riuscito a rendere. Credo sia la stessa con la quale ha compiuto la sua scelta, senza esitazione – sottolinea il giovane liceale, che dopo la maturità punta all’Accademia di Belle Arti, ma non ha ancora deciso in quale città –. Infatti quello che della sua storia mi è rimasto più impresso è proprio il suo non avere dubbi nel sacrificarsi per la vita del figlio Francesco: qualcosa che dimostra un livello di umanità rarissimo, al di là della fede». Riferendosi al brano “Siamo nati”, aggiunge Albino, «il messaggio che viene estrapolato da questa storia e che è comunque universale, anche per chi come me non crede, è proprio l’importanza di ogni singola vita». (rs)