La senatrice pentastellata Silvana Abate, intervenendo nell’ambito della presentazione del Peperoncino Festival di Diamante alla Sala Nassirya del Senato, ha espresso la sua posizione sul futuro agricolo della Calabria, chiedendo di restituire dignità al settore, forse troppo trascurato e bistrattato.
«Penso di essere l’unica donna calabrese – ha detto la sen. Abate – a far parte della Commissione Agricoltura. Ho tenuto fortemente ad essere inserita in questa commissione. Ho fatto questa scelta perché credo che la mia terra per evolversi, per crescere debba necessariamente passare dal grandissimo patrimonio dell’agricoltura e della pesca. CI credo con tutte le mie forze e qui ho promesso alla mia gente, alla gente di Calabria, che il mio impegno per portare dei risultati in questo settore sarà veramente il massimo. Darò il massimo del mio impegno perché questo settore bistrattato, un po’ trascurato, abbia finalmente la dignità – mi piace usare questo termine – che merita. Sicuramente sarò presente a questo Festival, per dare anche il mio contributo a questa accademia che è conosciuta sostanzialmente in tutto il mondo. Questo è un orgoglio. Io voglio appena accennare a quello che è un mio sogno. Io penso che noi della Calabria dobbiamo essere accomunati da un intento unico, quello che è uscire da una condizione di sottosviluppo, che ci contraddistingue non per scelte attribuibili a chicchessia, però sostanzialmente la condizione che viviamo è questa. E se attraverso queste rappresentazioni, attraverso questi canali, attraverso quello che è il mondo dell’agricoltura noi riusciamo ad affermare quello che è il nostro lavoro, perché in Calabria lavoriamo e lavoriamo tanto, io ne sarei veramente ben felice. Quello che è un percorso agro-gastroronomico accompagnato a quella che è la nostra bellezza naturale, a tutto quello che la nostra terra ci offre, se noi riusciamo a seguire insieme tutti questo percorso sono convinta che otterremo molti risultati. Quindi, quando si tratta di lavorare per la nostra terra, abbandoniamo le bandiere, abbandoniamo le nostre storie personali e politiche, mettiamoci insieme e sicuramente questo “cambiamento” che si respira toccherà anche la nostra amata terra» (rp)