La deputata del Movimento 5 Stelle, Elisabetta Barbuto, in una lettera aperta ha voluto spiegare il motivo per cui ha detto sì al Governo Draghi.
«Se ho scelto di non parlare fino ad ora – ha scritto – questo non significa che io non abbia trascorso delle giornate di travaglio interiore notevole di fronte all’evoluzione dello scenario governativo, a partire dall’azione dei guastatori professionisti della brigata Renzi & co per passare alle dimissioni di Giuseppe Conte e giungere alla proposta Mario Draghi. Ho preferito tacere e riflettere. È evidente che il sistema non ha mai accettato e tollerato il M5S al Governo».
«È lo stesso sistema –continua la lettera – che ci ha additato per gli ultimi tre anni come folli ed incompetenti, perché abbiamo avuto il torto di spostare l’asse sull’aspetto sociale dello Stato, adottando provvedimenti come il reddito di cittadinanza che ha consentito a tante persone di poter vivere liberi dai ricatti di persone che hanno irrobustito, per anni, le loro reti clientelari elargendo favori e prebende. Un provvedimento di civiltà, la cui valenza non può essere messa in dubbio dalle richieste e dalla percezione improprie di qualcuno, sennò mettiamo in dubbio anche le pensioni di invalidità ed i benefici della legge 104 anch’esse percepite e goduti da qualcuno in maniera impropria».
«Sempre dalla parte di coloro che, incolpevolmente – continua la lettera – sono gli ultimi. È lo stesso sistema che ha fatto gridare allo scandalo quando è stato varato un provvedimento, poi convertito in legge, come il decreto dignità che pone fine all’utilizzo improprio ed a tutto vantaggio della parte imprenditoriale di forme contrattuali a tempo determinato, rendendo precari a vita tanti giovani, impedendo loro di programmare un futuro, e meno giovani che la loro età rende più vulnerabili ai ricatti perché spesso con famiglia, figli, impegni e difficilmente ricollocabili nel mondo del lavoro. Un provvedimento che tutela i lavoratori e punisce le imprese che delocalizzano. Sempre dalla parte dei lavoratori».
«È lo stesso sistema – continua la Barbuto – che ci ha additato come giustizialisti perché abbiamo avuto il torto di ricordare che la giustizia deve essere al servizio dei cittadini. E cittadini non sono solo gli indagati e gli imputati, ma anche le vittime ed i loro familiari che, spesso e volentieri, al danno della perdita, della privazione dei loro affetti, subiscono il calvario di un iter processuale lungo e doloroso a conclusione del quale però, spesso, la prescrizione salva, anzi grazia i primi, ma paradossalmente condanna i secondi ad una pena che si concluderà solo alla fine della loro vita e senza ottenere giustizia. Ebbene, se oggi si parla finalmente e concretamente di riforma del processo penale per abbreviarne i tempi, nell’interesse di tutti i cittadini, forse ciò è determinato dalla riforma della prescrizione in mancanza della quale probabilmente nessuno avrebbe avuto interesse che cambiassero le cose. Sempre dalla parte degli incolpevoli».
«È lo stesso sistema – ha detto ancora la Barbuto – che ha storto il naso quando abbiamo avuto il torto di introdurre il superbonus al 110%, nell’ottica di evitare ulteriore cementificazione e valorizzare, nonché rendere energeticamente sostenibile gli immobili già esistenti andando incontro alle fasce più deboli della popolazione che potrà eseguire i lavori senza spendere alcunché. Non il solito condono per ratificare gli abusi edilizi che, spesso, deturpano le nostre città. Un provvedimento che premia gli onesti, e tutti coloro che negli anni hanno costruito attenendosi alle regole e di certo non i furbi e gli abusivi. Sempre dalla parte degli onesti. E questi sono solo alcuni degli esempi dei provvedimenti che siamo riusciti a fare approvare, pur non essendo da soli al Governo. Se fossimo rimasti all’opposizione, ieri, probabilmente non avremmo avuto voce in capitolo e si sarebbe consumato un lungo iter di continuità con i governi precedenti. Se fossimo rimasti all’opposizione oggi, probabilmente non avremmo la stessa forza nel difendere i risultati raggiunti e avremmo sicuramente assistito, impotenti, alla restaurazione».
«Ecco perché – ha spiegato la deputata – ho votato sì alla fiducia ieri (20 febbraio ndr). È stata una scelta dura, travagliata. Comprendo l’emozione della collega Leone al Senato. La comprendo perché anche io ho provato, e forte, la tentazione fino all’ultimo di dire no, tanto è vero che ho votato solo alla seconda chiamata. Ma, alla fine, ho detto sì perché è prevalsa, in me, la decisione di rispettare la volontà di coloro che si sono espressi su Rousseau, nonché la volontà di tutti gli elettori italiani che, il 4 marzo 2018, ci hanno dato il loro voto per cambiare. L’esperienza mi ha insegnato che, mettendosi fuori da soli, non si cambia proprio nulla, ed io devo continuare a pensare al mio territorio per il quale combatterò fino all’ultimo giorno del mio mandato».
«D’altronde – continua la lettera – solo chi non fa non sbaglia mai, anche se si permette pure di pontificare. Poiché credo fortemente nei valori democratici e poiché, come sintetizzato nella mirabile frase attribuita a Voltaire “Non condivido la tua opinione ma darei la vita per fartela esprimere”, rispetto tutti coloro che hanno votato in dissenso e le loro ragioni, anche se non condivido le contrapposizioni feroci delle ragioni del si e del no e le modalità aggressive e denigratorie delle espressioni usate da taluno. Ognuno, credo, sia in grado al termine di un percorso proprio, logico e argomentativo, di giungere ad una decisione e ci sarà tempo e modo, se necessario, per dire no. Lo stesso rispetto pretendo per la mia posizione». (rp)