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CALABRIA, LA DISOCCUPAZIONE È AL 16%
SUBITO MISURE PER INVERTIRE IL TREND

La rabbia dei giovani senza lavoro

di ANTONIETTA MARIA STRATI – In Calabria è allarme disoccupazione. Dai dati diffusi da You Trend da fonti Istat, infatti, è emerso come nella nostra regione la disoccupazione sia al 16%, seguita da Campania (17%) e Sicilia (14,6%).

«Il tasso di disoccupazione in Italia è pari al 7,9%, ma con grandi differenze a livello geografico» scrive YouTrend, spiegando come nelle regioni settentrionali sia appena al 4,7%, mentre al Sud si raggiungono picchi altissimi.

A essere colpiti dalla disoccupazione sono i giovani under 25, che sono il 23,9%, seguiti dalla fascia di età 25-34 anni (11,2%), 35-44 anni (7,4%), 45-54 anni (5,8%) e 55-64 anni (4,7). Un altro dato preoccupante è il tasso di disoccupazione per genere: per le donne è del 9,1% contro il 7,1% degli uomini.

Dati, quelli forniti da YouTrend in occasione della Festa del Lavoro, che devono far riflettere il Governo e la Regione Calabria ad agire e a pensare a degli interventi per migliorare una situazione che, nel 2023, è desolante.

Come ha evidenziato il segretario generale della Cisl Calabria, Tonino Russo, «ci sono le condizioni per creare lavoro dignitoso e sicuro grazie ai fondi del Pnrr e ad altre risorse europee e nazionali, che devono essere spese bene per qualificare il lavoro, modernizzare il Paese, e agganciare anche nel Sud e nella nostra regione crescita e ripresa».

«Il nostro Paese è in una fase delicata – ha evidenziato – in cui bisogna investire per il futuro delle nuove generazioni. Ciò – conclude Tonino Russo – dovrebbe spingere tutti, Governo, parti sociali, forze sane dei territori, alla responsabilità del confronto e del dialogo per individuare insieme le strade da percorrere».

Anche la Uil, dalla conferenza stampa a Roma in preparazione al Primo Maggio, ha ribadito «l’urgenza di ridare dignità alle lavoratrici e ai lavoratori».

«Dobbiamo garantire salari più alti e un lavoro più stabile e sicuro – viene evidenziato –. Dobbiamo lavorare per i giovani. Sindacati e Governo devono agire insieme per offrirgli un futuro diverso. Noi come sempre, siamo pronti a farlo».

E proprio per questo Cgil, Cisl e Uil si sono riunite a Potenza per la manifestazione nazionale, dedicata ai 75 anni della Costituzione, «che sancisce che la Repubblica è fondata sul lavoro, ma deve essere dignitoso, stabile, sicuro e giustamente retribuito per poter costruire un futuro diverso per il nostro Paese», ha detto Pierpaolo Bombardieri, segretario nazionale di Uil.

E proprio Bombardieri, da Potenza, ha ribadito che «siamo qui per ricordare che la Costituzione all’articolo uno dice che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. Ma questo lavoro deve essere stabile, sicuro e dignitoso».

«E così non è. Anzi – ha aggiunto – con il decreto lavoro rimane irrisolto il tema dei salari. Lavoratori e lavoratrici hanno perso il 10% del loro potere d’acquisto senza ricevere alcun sostegno efficace. Inevitabile quindi il calo dei consumi. Ma l’economia ci insegna che se le persona non spendono, le aziende non producono e l’economia si ferma. Quindi, ad esempio, serve detassare gli aumenti contrattuali così da incentivare i rinnovi dei contratti, attesi da ben 7 milioni di persone. Serve anche limitare i contratti a termine per fermare la deriva della flessibilità selvaggia. Noi le proposte le abbiamo, ma della volontà politica di attuarle non c’è traccia».
«Ieri all’incontro con il Governo – ha detto Bombardieri, intervenendo ad Agorà – abbiamo portato con noi Manuela, lavoratrice precaria che deve rinunciare al sogno di costruirsi una famiglia. È questa l’Italia di oggi e chi decide deve rendersene conto. Perchè per quanto il PIL cresca, i salari e le condizioni di lavoro peggiorano».
«Per noi è inaccettabile – ha ribadito –. Servono interventi strutturali con cui regolare la flessibilità degenerata. Ma il Governo fa tutt’altro: liberalizza ancora di più i contratti di lavoro continuando a negare un futuro ai nostri ragazzi, per giunta poi sbeffeggiati perché si concedono il concertone. No, noi non ci stiamo. Questo sarà un primo maggio di lotta e di rivendicazioni per un lavoro stabile e sicuro. Per un futuro diverso per il nostro paese!».
Per Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, «il Governo sta mettendo  delle toppe, ma serve una strategia. Non si può andare avanti a colpi di propaganda. Oggi è il momento di rilanciare con forza la mobilitazione».

«Le ragioni ci sono tutte e rimangono. Bisogna cambiare le politiche economiche e sociali che sono sbagliate», ha detto ancora Landini, sottolineando, poi, come «il decreto lavoro allarga la precarietà, liberalizza i contratti a termine e aumenta i voucher, fa cassa sul Reddito. Non è quello che serve al nostro Paese e non è il metodo per affrontarlo».

«Viviamo in una Regione complicata, ne siamo consapevoli», ha detto il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, in occasione della Festa del 1° maggio.

«Ma l’impegno costante di ciascuno di noi deve essere proiettato nel migliorare la Calabria, nel garantire ai nostri giovani più opportunità, nell’attrarre investimenti e con essi nuovo lavoro e crescita», ha aggiunto, sottolineando come questo obiettivo «da 18 mesi è la mia stessa polare».

Per il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, «il lavoro è il pilastro della Costituzione e del sistema – Italia su cui far convergere impegno, progetti e risorse. La Festa del 1 Maggio ha grande rilevanza nel sottolineare l’urgenza di promuovere sviluppo e occupazione».

«Soprattutto – ha evidenziato Mancuso – nelle aree più svantaggiate del Paese, dove i divari occupazionali, di genere e generazionali, vanificano il diritto al lavoro sancito dall’articolo 4 della Costituzione. In tal senso, è apprezzabile l’iniziativa di Cgil – Cisl – Uil di tenere quest’anno la manifestazione principale a Potenza, una delle città simbolo delle criticità del Sud. Così com’è condivisibile il decreto legge del Governo che, oltre al taglio del cuneo fiscale per rinforzare le buste paga dei dipendenti, ha l’obiettivo di riscrivere le regole del mondo del lavoro in una congiuntura di accelerate trasformazioni».

«E va nella giusta direzione – ha aggiunto Mancuso – la proposta di legge della Giunta regionale della Calabria (di cui si occuperà presto il Consiglio), di riforma del mercato del lavoro e delle politiche attive che revisiona una legge di vent’anni addietro.  Dalle riforme di sistema, parte essenziale del Pnrr, e dall’efficace coinvolgimento dei soggetti che hanno ruolo nelle dinamiche dello sviluppo, ci si aspetta la difesa e l’aumento dei livelli occupazionali». (rrm)

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