di SANTO STRATI – Nessuno racconterà mai i probabili tormenti di Pippo Callipo nell’affrontare la parte più difficile di questa partita elettorale: il braccio di ferro con gli Oliverio’s boys alla fine lo ha visto vincitore e molti, a suo dire, “impresentabili” sono rimasti fuori delle liste. A un certo punto – sembra – l’imprenditore vibonese sarebbe stato pronto a mollare tutto e mandare (giustamente) tutti al diavolo. Non sapremo mai cosa ha passato, di sicuro ha mostrato di avere gli attributi da leader e di essere in grado di mantenere le promesse. Aveva detto che non avrebbe derogato alle tre regole fondamentali che si era imposto (legalità, trasparenza, rottura con il passato) e così è stato. Premiati i due ex segretari provinciali del PD Luigi Guglielmelli e Gino Murgi che si erano ribellati al commissariamento della federazione di Cosenza e Crotone, per l’appoggio ostentato ad Oliverio: corrono con i Democratici Progressisti. Purtroppo, il movimento che doveva essere il suo supporter più autorevole (10 Idee per la Calabria, guidato da Domenico Gattuso) per una serie di incredibili quanto probabilmente ingenui errori nella presentazione della lista quasi sicuramente resterà fuori della competizione. Tentano, invece, di rientrare ben 22 dei 30 consiglieri uscenti: alla faccia del ricambio annunciato da tutte le parti in gioco.
A scorrere le liste si intuisce che sono frutto di decisioni affrettate, di consultazioni dell’ultimo minuto, di ripiegamenti e di compromessi. Certo, almeno nelle liste del M5S del prof. Francesco Aiello ci si aspettavano più candidate e molti più giovani: abbiamo scoperto che c’è persino un 82enne che, bontà sua, avrà sicuramente esperienza da dispensare a piene mani… Stessa cosa per le tre liste che sostengono il geologo Carlo Tansi: poche donne, nessuna informazione sull’età, ma curriculum snocciolati alla stampa per far pensare a un bell’assortimento di professionisti. Nulla da obiettare, se non che, forse, in politica non basta avere una laurea in qualcosa o essere “amante dei rettili” (sic!) per affrontare in modo adeguato i problemi di questa benedetta terra.
Si sono perse, altresì, le tracce di Giuseppe Nucera e del suo movimento La Calabria che vogliamo: l’ex presidente degli industriali reggini aveva annunciato il supporto totale alla Santelli, ma non figurano in lista né luì né alcuno del suo movimento. Peccato, qualche idea buona c’era e poteva servire: la Santelli o chiunque andrà a Germaneto pensi all’assessorato alla Reputazione che Nucera aveva preannunciato nel suo programma. Scomparsa anche la candidatura, solamente annunciata a parole, a nome del Codacons di Francesco De Lieto. Insomma da che si aspettavano sette-otto candidati ne sono rimasti solo quattro. meglio o peggio? Non basterà questo a quietare questa confusissima consultazione elettorale non foss’altro perché il tempo è davvero troppo breve per chiunque volesse percorrere adeguatamente il territorio ed esporre le sue idee. Restano i social, ma le persone di una certa età (che per abitudine non disertano le urne) non usano il computer o gli smartphone.
Quella dell’assenteismo, naturalmente, rimane l’incognita più grande: nel 2014 avevano disertato le urne il 56% degli elettori: su 1.897.729 aventi diritto al voto sono andati al seggio solo 836.531 (il 44,08%). Come andrà questa volta? Sugli astensionisti hanno puntato Aiello e Tansi, ovvero pensano di poter convincere la gran massa di delusi dalla politica. Chi non ha bisogno del voto dei delusi sono probabilmente i due fronti principali di questa contesa, Pippo Callipo e Jole Santelli. Quest’ultima, secondo alcuni sondaggi, è in netto vantaggio, ma la determinazione dimostrata dall’imprenditore vibonese a fronteggiare le vecchie abitudini clientelari della politica potrebbe rivelarsi un assist a suo favore di grande importanza. Resta da capire se gli “oliveriani” tenuti fuori (Orlandino Greco, Francesco D’Agostino, Bruno Censore) non ricambieranno lo “sgarbo” invitando i dem a non votare Callipo. Il quale ha lanciato un deciso attacco a Salvini sulle sue mire di colonizzazione del Sud: «La Regione rischia il default – ha dichiarato – e la Calabria l’emarginazione definitiva. Su due particolari pericoli invitiamo gli elettori a fare attenzione. Il primo è che la pasticciata aggregazione di centrodestra, in cui oltre a volti nuovi si sono accasati supercollezionisti di preferenze, qualora vincesse non farebbe altro che infilarsi nel tracciato segnato da chi l’ha preceduta. Il copione in possesso di questa aggregazione la Calabria, purtroppo, l’ha già visto e rivisto. D’altronde, quando vincono i matador del “consenso assistito” poi non ci si aspetti idee originali né comportamenti diversi da quelli di prima. Il secondo pericolo è la presenza, anche in Calabria, di una Lega che, mentre proclama discontinuità col passato, va a braccetto con la politica più vecchia del reame. È un pericolo molto serio di cui i calabresi debbono tener conto, se non vogliono che la Calabria diventi la riserva di caccia di quella parte del Nord che continua a considerare il Sud come una zavorra per il Paese. Attraverso un camuffamento frettoloso e buono per i creduloni, la Lega, cioè la forza politica più antimeridionale della storia repubblicana, dopo aver annichilito le già fragili istanze liberali di Forza Italia imponendo il suo candidato alla Presidenza, si trova ad avere il controllo totale sul centrodestra. Il che vuol dire che, qualora vincessero e la Lega avesse l’opportunità di realizzare il “regionalismo differenziato” che ingrassa il Nord e affama il Sud, la Calabria sarebbe asservita ai desiderata della Lega. Tutto ciò è inaccettabile, ma se non vogliamo che accada non ci resta che affinare lo sguardo per vedere meglio i trucchi leghisti, denunciarli e rispedirli a casa loro».
Per la cronaca, provano a rientrare a Palazzo Campanella l’attuale presidente del Consiglio regionale Nicola Irto (con Callipo) e il segretario del Consiglio Mimmo Tallini (con la Santelli), seguono per il centrosinistra Mimmetto Battaglia, Carlo Guccione, Mimmo Bevacqua, Giuseppe Giudiceandrea, Giovanni Nucera (sotto l’ala PD), Flora Sculco, Giuseppe Aieta e Michele Mirabello (per i Democratici Progressisti, con Callipo). Nel centrodestra si ricandidano Gianluca Gallo, Giuseppe Pedà, Giovanni Aruzzolo (con Forza Italia) e Pino Gentile e Baldo Esposito (con la Casa delle Libertà). Singolare, invece, la posizione di quattro consiglieri eletti nel 2014 con liste di centrosinistra che hanno scelto di candidarsi con la Santelli: Tonino Scalzo, Giuseppe Neri (quest’ultimo ora con Fratelli d’Italia), Mauro D’Acri, Vincenzo Pasqua e Franco Sergio. Hanno rinunciato a vario titolo a candidarsi i consiglieri regionali uscenti Franco Parente (che sta coordinando la campagna elettorale per il centro-destra) Fausto Orsomarso, Nazzareno Salerno, Ennio Morrone, Arturo Bova, Giuseppe Giordano ed Enzo Ciconte. Gli altri candidati, con buona pace delle migliori intenzioni, sono in gran parte illustri sconosciuti (tranne Carolina Girasole, Alessia Bausone e Maria Saladino per la sinistra e Rosaria Succurro e Loredana Pastore, in giunta a Cosenza col sindaco Mario Occhiuto, per la destra. Due curiosità, infine: il Michele Albanese che figura in lista con Callipo non è il coraggioso giornalista antimafia che scrive per il Quotidiano del Sud, ma un omonimo; torna il nome di Ligato nella scena politica calabrese, con Enrico, figlio di Lodovico. Il padre è stato un politico di razza, deputato dc, già presidente delle Ferrovie, ucciso a Bocale (Reggio Calabria) in un agguato di stampo mafioso il 27 agosto 1989. Il suo affacciarsi in politica è da accogliere con simpatia: è un altro calabrese che torna nella sua terra, a portare esperienza e buone idee. (s)
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