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Cgil Calabria: Metrocity RC disponga tavolo al Mit per impedire chiusura della Jonio Tirreno

Chiusura Jonio Tirreno, l'assessore Calabrese e i consiglieri Cirnò e Cirillo: Impegno per non isolare Locride

Il segretario generale della Fillea Cgil Calabria e il responsabile del Dipartimento Infrastrutture e Trasporti Cgil Calabria, rispettivamente Simone CelebreNino Costantino, hanno evidenziato come «la Città Metropolitana di Reggio Calabria debba reagire prontamente alla chiusura della Jonio-Tirreno proponendo un tavolo tecnico autorevole e serio presso il ministero dei Trasporti, coordinato dal Ministero dell’Interno, perché una chiusura così lunga potrebbe causare non solo disagi ma anche una insofferenza sociale a cui va data immediata risposta».

«La nostra attenzione sulla Strada di grande Comunicazione Tirreno Ionio – hanno spiegato – oltre alle tante ripercussioni sul lavoro, sulla sua durata e sicurezza, sulla sua qualità, è dovuta anche alla nostra storia. Fu il sindacato a spingere negli anni Sessanta e Settanta per un’arteria che non costringesse i cittadini della provincia di Reggio e della Calabria a “circumnavigare” la punta dello stivale ma che tagliasse quel tratto di montagna tra l’Aspromonte e le Serre per aprire una via diretta e più moderna per la mobilità dell’intera area».

«E, infatti, il sindacato confederale calabrese – viene ricordato in una nota – dopo una serie di manifestazioni, il 6 ottobre 1977 tenne un incontro con la Comunità Montana che aveva il compito di occuparsi dei progetti della strada. I lavori finirono però solo dopo 13 anni con delle opere come i guard rail già allora, appena dopo l’inaugurazione, fuori norma. Da allora fino ad oggi tanti interventi tampone per una strada, comunque, tanto utile quanto pericolosa che ha provocato tantissime morti e che va radicalmente manutenuta soprattutto nelle gallerie della Limina e del Torbido».

«L’utilità della Bovalino-Bagnara oggi si dimostra in tutta la sua necessità – hanno continuato Celebre e Costantino –. Pensare, però, di interrompere completamente la circolazione per circa due anni è senza dubbio sbagliato perché contrasta con gli interessi di intere popolazioni che quotidianamente la percorrono per lavoro. Sarebbe per altro un colpo durissimo all’economia già pesantemente colpita, aggiungendo un altro macigno alle condizioni di insufficiente ammodernamento di un’area che ha bisogno come il pane, invece, di essere raccordata al resto della Calabria».

«Solo per fare un esempio – hanno detto ancora – un cittadino di Vibo Valentia che deve raggiungere Marina di Gioiosa Ionica oggi ci impiega solo 59 minuti, con la chiusura della Jonio Tirreno 3 ore. Riteniamo inimmaginabile una ipotesi di questo tipo. Pensiamo, invece, che tecnicamente ci siano tutte le condizioni per prevedere cantieri mobili, a senso alternato, notturni, garantendo sicurezza e diritti dei lavoratori, ma in grado cioè di garantire durante le fasi più complicate dell’appalto un grado minimo e sufficiente di circolazione».

«È impensabile ritenere – hanno concluso – che l’intera area ritorni agli anni ‘80, è improponibile che una generazione di studenti non possa spostarsi per continuare gli studi, è inaccettabile che chi lavora sia costretto ad orari lunghi e intollerabili. È medievale credere che non si possa trovare una soluzione alternativa per avviare i lavori di ammodernamento senza la chiusura totale». (rcz)

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