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Comitato Ponte Subito: Falso che il Ponte sia già costato 1,2 milioni

Ponte

Il Comitato Ponte Subito è intervenuta per fare luce in merito alle fake news che girano sul Ponte sullo Stretto. Tra tutte, quelle che il Ponte – non ancora realizzato – sia costato 1,2 milioni.

Una delle tante fake news che si sta diffondendo sui giornali e sulle piattaforme digitali che alimentano «luoghi comuni, bufale e fake news nel tentativo di manipolare l’opinione pubblica contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto».

«La prima grande bufala è stata quella sui costi – ha spiegato il Comitato –: la giornalista Milena Gabanelli sul Corriere della Sera ha raccontato che “il ponte che non si è mai fatto è costato già 1,2 miliardi”, travisando la lettura dei dati ufficiali forniti dalla Corte dei Conti che invece documentano come le spese pubbliche per gli studi, le ricerche e la progettazione del Ponte sullo Stretto è costata appena 312 milioni di euro in più di 40 anni».

«Un dato assolutamente in linea con l’entità dei lavori realizzati per studiare l’area dello Stretto di Messina (con importanti ricadute scientifiche), individuare il tipo di Ponte tecnicamente fattibile, realizzare il progetto definitivo che poi è stato approvato nel 2011 con tutti i pareri positivi per quanto riguarda il monitoraggio ambientale», ha spiegato ancora il Comitato. 

«L’unico vero spreco –ha incalzato il Comitato pro Ponte – è stato quello di bloccare tutto per due volte, come ha fatto la sinistra quando è andata al potere nel 2006 e nel 2011, vanificando il grande sogno del Sud e trasformando queste cifre da un investimento produttivo a un’inutile spesa. Diventata inutile, appunto, soltanto per la scellerata scelta di bloccare tutto, altrimenti oggi il Ponte sarebbe già in piedi e il Sud sarebbe molto più ricco, evoluto e sviluppato».

«A maggior ragione – ha proseguito il Comitato – avendo già investito dei soldi, realizzato tutti gli studi di fattibilità e le ricerche geologiche e ambientali sull’area dello Stretto fino alla realizzazione di un progetto definitivo che adesso bisogna soltanto aggiornare portandolo al passo con le nuove tecnologie e conoscenze dopo un decennio perduto, per uno Stato attento alla spesa pubblica non resta che completare l’iter realizzativo e avviare i cantieri della grande opera proprio per rendere produttivi gli investimenti già realizzati nel corso degli anni. Il tentativo di demonizzare il Ponte, quindi, si è rivelato un boomerang: innanzitutto perché fallace nei numeri, ma anche nel concetto del messaggio che si voleva trasmettere».

«Solo un folle potrebbe pensare che viste le spese già effettuate – ha evidenziato – sarebbe più conveniente non farne altre vanificando completamente quanto già fatto fino ad oggi. Sarebbe quello l’unico grande spreco. Al contrario logica vuole che se siamo già a metà dell’opera, a maggior ragione si debba continuare per completarla e rendere queste spese produttive». (rrc)

 

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