Confesercenti Reggio Calabria ha chiesto alla Città Metropolitana di Reggio Calabria, al Comune e alla Camera di Commercio di attivare un tavolo di crisi del commercio, che «coinvolga tutte le associazioni datoriali così da valutare ogni intervento necessario e possibile». È l’appello lanciato dal presidente Claudio Aloisio, evidenziando come, tra gli interventi proposti, la creazione dei Distretti Urbani del Commercio, «oppure la riduzione di Tari e Imu per i negozi che certificano un significativo decremento del fatturato rispetto l’anno precedente».
«Azioni mirate e concrete da mettere in campo il prima possibile – ha evidenziato – così da supportare gli imprenditori nell’affrontare una situazione divenuta ormai insostenibile che rischia di decimare quel poco che resta del tessuto commerciale nel territorio».
«La condizione del commercio in città e nel territorio metropolitano è drammatica – ha denunciato Aloisio –. Non servono studi o sondaggi per capirlo. Basta vedere il numero sempre crescente di negozi chiusi e sfitti o parlare con gli imprenditori per avere contezza della preoccupazione e in molti casi, della disperazione, che stanno vivendo. Una crisi senza precedenti che colpisce tutti, chi più chi meno. Dall’abbigliamento, che paga oltretutto lo scotto di un inverno ancora mai arrivato, agli altri settori merceologici che stanno vedendo i loro fatturati liquefarsi sino ad arrivare sotto la soglia di sopravvivenza».
«Anche i negozi solitamente più refrattari ai riflessi negativi della crisi – ha proseguito – quelli che si rivolgono a un target medio alto o alto, sono alle prese con una diminuzione degli acquisti non più sopportabile. Calano i fatturati, si abbassano i margini di guadagno e, al contempo, aumentano i costi di gestione e rimane altissima la pressione fiscale generando una tempesta perfetta che rischia di mandare a gambe all’aria tantissime aziende ormai allo stremo».
«E non saranno certo – ha concluso – i pochi giorni di vendita natalizia o l’eventuale spostamento della data dei saldi che anzi, potrebbe risultare addirittura dannoso favorendo ulteriormente le vendite online, a risolvere il problema». (rrc)