Il vicesindaco di Reggio Calabria Tonino Perna ha lancia con un documento una serie di ipotesi progettuali per la conurbazione tra le due città dello Stretto: lo sviluppo di Reggio e Messina passa proprio da qui – sostiene Perna.
«C’è un forte elemento identitario che accomuna reggini e messinesi, ovvero la consapevolezza di non essere totalmente calabresi o siciliani bensì, prima di tutto, abitanti dello Stretto» – sostiene convinto il professor Tonino Perna, vicesindaco di Reggio Calabria che proprio sull’Area dello Stretto detiene una specifica delega –. «Un comune sentire che affonda le proprie radici nel vissuto di intere generazioni, nella fitta rete di relazioni sociali, culturali ed economiche tra le due sponde e persino in un dialetto che spesso pare sovrapponibile».
Tutto questo però non è ancora stato sufficiente per la costruzione di un unico contesto condiviso e comune tra queste due importanti realtà territoriali. «Ma il percorso e l’interlocuzione istituzionale vanno avanti, – sottolinea il vicesindaco – e appena le misure anti Covid lo permetteranno, ci ritroveremo insieme al vicesindaco di Messina, ai loro e ai nostri assessori, proprio per discutere di conurbazione e strategie di sviluppo comuni. A cominciare dal rilancio dell’aeroporto dello Stretto che deve essere lo scalo di riferimento per le due sponde, fino alla possibilità di promuovere sinergie istituzionali tra le due Città Metropolitane, nel quadro di una visione unitaria in grado di valorizzare posti straordinari e un enorme patrimonio culturale e paesaggistico che va dalle Eolie a Taormina, da Gerace all’Aspromonte e fino a Scilla, solo per citarne alcuni»
Anche la partecipazione è una delega a cui il professor Perna tiene particolarmente, «perché credo sia la linfa vitale della democrazia e di qualsiasi comunità. Se non ci fosse stata l’emergenza sanitaria avrei certamente promosso diversi momenti pubblici di confronto e dialogo. Stiamo comunque lavorando in questa direzione, con un’attenzione particolare al coinvolgimento del tessuto sociale e al mondo delle associazioni sugli indirizzi strategici e sul bilancio».
Dalla partecipazione all’identità il passo è breve e la Reggio che conosciamo è frutto del disegno urbano nato nel fascismo con la fusione di diverse porzioni del territorio e di tutte le loro specifiche identità. «Ma dopo cento anni la Grande Reggio voluta dal fascismo ancora non si è realizzata. Da molti quartieri periferici si dice ancora ‘vado a Reggio’. E adesso ci arriva un compito ancora più gravoso: costruire una identità di città metropolitana. Se avessi potuto scegliere io l’avrei costruita con la sponda messinese: la città metropolitana dello Stretto. Dobbiamo costruire una identità territoriale che oggi non può nutrirsi solo di turismo e ricettività, ma deve necessariamente guardare anche all’innovazione, alla creazione di opportunità per le migliori forze economiche, all’alta formazione, ai centri di ricerca, facendo di questa area un luogo attrattivo per i più importanti circuiti culturali e formativi nazionali e internazionali». (rrc)