L’assessore regionale all’Ambiente, Sergio De Caprio, ha commentato il Rapporto sulla ecomafia 2020 realizzato da Legambiente con il sostegno di Cobat e Novamont.
«Il rapporto sulla ecomafia per il 2020 ci deve far riflettere e deve essere da stimolo per impegnarci tutti contro ogni tipo di illegalità» ha detto De Caprio, aggiungendo che «il bilancio del business, calcolato in 20 miliardi di euro, fa veramente impressione».
«La Regione Calabria – ha detto ancora De Caprio – conta di ottenere 2 miliardi dal Recovery fund da utilizzare per la progettazione territoriale in materia ambientale. Il contrasto che mettiamo sul campo contro la ‘ndrangheta e le ecomafie ci impone un percorso lucido che vogliamo costruire insieme ai 404 sindaci che dovranno gestire i fondi in modo trasparente».
«Non abbandoneremo i sindaci a loro stessi. Li accompagneremo – ha concluso l’assessore – nella realizzazione di progetti in grado di produrre energie rinnovabili, che consentiranno di mettere in campo risorse e posti di lavoro per combattere la povertà. Riusciremo a tenere fuori l’illegalità dalle nostre case e dalle nostre comunità».
Il rapporto, infatti, indica che la Campania, Puglia, Sicilia e Calabria le regioni dove si commettono più reati ambientali, mentre la Lombardia colleziona più arresti per reati ambientali.
«Nel 2019 – si legge nel rapporto –le illegalità ambientali sono cresciute: sono «4.648 reati accertati, una media di 4 ogni ora. Un incremento del +23.1% rispetto al 2018 e un giro d’affari da capogiro. n particolare preoccupa il boom degli illeciti nel ciclo del cemento, al primo posto della graduatoria per tipologia di attività ecocriminali, con ben 11.484 (+74,6% rispetto al 2018), che superano nel 2019 quelli contestati nel ciclo di rifiuti che ammontano a 9.527 (+10,9% rispetto al 2018). Da segnalare anche l’impennata dei reati contro la fauna, 8.088, (+10,9% rispetto al 2018) e quelli connessi agli incendi boschivi con 3.916 illeciti (+92,5% rispetto al 2018). La Campania è, come sempre, in testa alle classifiche, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita nel 2019 da Puglia, Sicilia e Calabria (prima regione del Sud come numero di arresti). E, come ogni anno, in queste quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa si concentra quasi la metà di tutti gli illeciti penali accertati grazie alle indagini, esattamente il 44,4%.».
«Da capogiro – riporta la ricerca – il business potenziale complessivo dell’ecomafia, stimato in 19,9 mld di euro per il solo 2019, e che dal 1995 a oggi ha toccato quota 419,2 mld. A spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati 371 clan (3 in più rispetto all’anno prima), attivi in tutte le filiere: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare».
Il Rapporto è stato presentato online nella giornata di ieri, e ha visto la partecipazione di Stefano Ciafani, presidente nazionale Legambiente, Sergio Costa, ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Federico Cafiero De Raho, Procuratore nazionale antimafia, Alessandro Bratti, direttore generale Ispra, Stefano Vignaroli, presidente della Commissione d’inchiesta sulle attività illecite, Luca Briziarelli, vicepresidente della Commissione d’inchiesta sulle attività illecite, Rossella Muroni, vicepresidente della Commissione Ambiente Camera dei deputati, Chiara Braga, Commissione Ambiente Camera dei deputati, Silvia Fregolent, Commissione Ambiente Camera dei deputati, Andrea Di Stefano, responsabile progetti speciali Novamont.
«I dati e le storie presentati in questa nuova edizione del rapporto Ecomafia 2020 – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – raccontano un quadro preoccupante sulle illegalità ambientali e sul ruolo che ricoprono le organizzazioni criminali, anche al Centro-Nord, nell’era pre-Covid. Se da un lato aumentato i reati ambientali, dall’altra parte la pressione dello Stato, fortunatamente, non si è arrestata. Anzi. I nuovi strumenti di repressione garantiti dalla legge 68 del 2015, che siamo riusciti a far approvare dal Parlamento dopo 21 anni di lavoro, stanno mostrando tutta la loro validità sia sul fronte repressivo sia su quello della prevenzione».
«Non bisogna, però – ha aggiunto – abbassare la guardia, perché le mafie in questo periodo di pandemia si stanno muovendo e sfruttano proprio la crisi economica e sociale per estendere ancora di più la loro presenza. Per questo, è fondamentale completare il quadro normativo: servono nuove e più adeguate sanzioni penali contro la gestione illecita dei rifiuti, i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale protezione ambiente, l’approvazione delle leggi contro agromafie e saccheggio del patrimonio culturale, archeologico e artistico, una forte e continua attività di demolizione degli immobili costruiti illegalmente per contrastare la piaga dell’abusivismo, l’introduzione di sanzioni penali efficaci a tutela degli animali e l’accesso gratuito alla giustizia per le associazioni che tutelano l’ambiente. Noi non faremo mancare il nostro contributo per arrivare entro la fine della legislatura all’approvazione di queste riforme fondamentali». (rrm)