di SANTO STRATI – La pubblicazione del bando di manifestazione d’interesse per cercare il direttore del Polo Museale di Soriano a 500 euro (lorde) al mese ha – giustamente – scatenato i media nazionali. L’importo è ridicolo e svalorizza qualsiasi professionalità, ma la vergogna è gratis, quella che dovrebbe sentire chi ha proposto un emolumento del genere. Prima di gridare allo scandalo, però, è bene sottolineare che questa “svalorizzazione” delle figure professionali è una costante in Calabria, così fan tutti (i Comuni) le cui casse sono a secco e non permettono di retribuire adeguatamente i professionisti che servirebbero per mandare avanti istituzioni culturali e altre attività di supporto e valorizzazione del territorio. Succede, per esempio, a Zungri, al Museo Rohlfs di Bova: sottopagare o chiedere prestazioni gratuite è una costante fissa in Calabria. Ma non può trovare alcuna giustificazione.
Il Polo museale di Soriano Calabro (dove esiste una pregevolissima biblioteca disgraziatamente dimenticata dai rappresentanti delle istituzioni) e che comprende anche il Mu.Mar (museo dei marmi, il Mu.Terr, museo del terremoto del 1783), il Museo della Ceramica e una apprezzabile pinacoteca, ha avuto e ha tuttora la prestazione gratuita dell’archeologa Mariangela Preta, un’attivissima e apprezzata professionista calabrese, che ha organizzato e messo in piedi (senza alcun compenso) una struttura museale di tutto rispetto.
Il comune di Soriano Calabro è commissariato per mafia e i commissari straordinari non hanno pensato di meglio che mettere a bando il posto del direttore, sulla scorta delle disponibilità finanziarie (500 euro lordi, cioè incluse tasse e ritenute) senza capire di svilire capacità e professionalità di tanti giovani laureati che potrebbero aspirare a un impiego serie nella propria terra. Così si offende non solo la Calabria, ma – come affermano all’associazione “MiRiconosci – «si specula sulla disperazione dei giovani laureati».
Come si può soltanto immaginare di utilizzare professionalità ”a gratis”? Come può uno Stato che sulla cultura potrebbe camparci adeguatamente consentire che le mancanze delle risorse si abbattano sui tesori e il patrimonio culturale di borghi, paesi, città?
E ancora non è legge l’autonomia differenziata: figuriamoci l’allegria finanziaria del Sud rispetto alle fastose disponibilità destinate al centro-nord. Come può permettersi una Regione, che su Turismo e Cultura vuole giocarsi le sue carte migliori con significativi obiettivi di crescita e sviluppo, di dimenticarsi delle “necessità” delle piccole – disastrate – amministrazioni comunali che non hanno soldi a disposizione da investire sul territorio?
La cosa che indigna di più, leggendo il bando di Soriano, sono i requisiti richiesti: laurea magistrale ed eventuali titoli di specializzazione e dottorato. Per fare cosa? “Definire il progetto culturale e istituzionale del museo, elaborare i documenti programmatici e le relazioni consuntive, realizzare iniziative, coordinare il monitoraggio e le presenze, organizzare e controllare i servizi al pubblico, dirigere il personale affidato alla struttura, gestire le risorse finanziarie e occuparsi anche della promozione e comunicazione al pubblico” con un compenso lordo di 500 euro al mese, Meno del reddito di cittadinanza…
L’archeologa Mariangela Preta, da libera professionista e, con volontarietà e passione (senza alcun compenso) ha svolto egregiamente fino a oggi il ruolo di direttore del Museo comunale di Soriano. «Il Museo – dice la Preta – è inserito in una realtà locale di modeste dimensioni. Il Comune è retto attualmente da una Commissione Straordinaria, in quanto l’Ente è stato sciolto per infiltrazioni mafiose, e ha deciso di disciplinare meglio l’incarico, attraverso l’indizione di un bando per la selezione pubblica del nuovo direttore che avrà una durata provvisoria con compititi adeguati e calibrati ad una modesta realtà locale.
«Sempre sul regolamento del Museo la Commissione andrà a modificarlo per adattarlo alle condizioni reali in cui è sito il Polo museale e alle risorse finanziarie dell’Ente. Anche i compiti del direttore saranno ridimensionati.
«Per quanto riguarda la questione del compenso più il rimborso delle spese spese di viaggio, questo va considerato in rapporto alle finanze dell’Ente che non può permettersi un dirigente-direttore da reclutare attraverso l’espletamento di un regolare concorso pubblico. Inoltre vorrei tanto sottolineare che prima del mio arrivo questo museo era chiuso o meglio veniva aperto a piacimento… non vi era un regolamento e neanche un dipendente a chiarirne l’apertura…. Non venivano pagate le polizze e invece oggi è perfettamente funzionante e porta anche un piccolo bilancio. È uno dei pochi presidi di cultura e legalità in un contesto ad alto rischio criminale…».
Ecco, “presidio di cultura” in un paese di circa tremila anime a forte pericolosità mafiosa. Andrebbe sostenuto, valorizzato e sfruttato al meglio per una cultura del territorio da trasmettere alle nuove generazioni. E vanno trovate le risorse finanziarie.
Puntiamo il dito sulla Regione che dovrà trovare il percorso più indicato – a norma di legge – per sostenere attività museali. Non si può contare sul volontarismo e la disponibilità (spesso entusiastica) di chi offre il proprio tempo e le proprie risorse (ovvero competenze e capacità) solo per amore della terra che gli ha dato i natali.
Guardiamo a cosa ha fatto il sindaco di Sellia Davide Zicchinella: una decina di siti museali, piccoli, in una cittadina di 500 abitanti, a costo zero. Lodevole iniziativa, ma non si possono fare le nozze coi fichi secchi: servono risorse e personale (anche perché queste iniziative possono diventare splendide opportunità per creare occupazione e lavoro) e se lo Stato ha pensato bene di aumentare (com’era giusto) i compensi degli amministratori locali, allo stesso modo il Ministero della Cultura deve permettere la valorizzazione di siti, musei, biblioteche e quant’altro fruibile in termini culturali mettendo a disposizione i quattrini necessari per assumere (e pagare dignitosamente) il personale che serve.
Diversamente, in Calabria, la fuga dei cervelli (e ce ne sono in quantità industriali) non si arresterà mai. Non si offende chi ha studiato, si è formato e ha competenze e capacità, con una paga da fame che mortifica e svalorizza l’impegno dedicato allo studio.
Con la cultura, si dice – erroneamente – “non si mangia”, ma questo non autorizza il bieco sfruttamento, in Calabria, di chi ama la propria terra e vorrebbe contribuire alla sua crescita con passione e competenza e spesso lo fa senza chiedere nulla in cambio. Ma, per favore, non mortifichiamo chi lavora. (s)