Anche in Calabria diventano realtà i Distretti del Cibo. Un nuovo modello di sviluppo per l’agroalimentare italiano che nasce per fornire, a livello nazionale, ulteriori opportunità e risorse per la crescita e il rilancio sia delle filiere che dei territori nel loro complesso. Uno strumento strategico necessario sopratutto per la Calabria, regione che vanta un ricco patrimonio agroalimentare ed enogastronomico che, attraverso i Distretti del Cibo, potrà organizzare e sostenere i sistemi produttivi agricoli ed agroalimentari locali e promuovere, allo stesso tempo, lo sviluppo delle comunità delle aree rurali, attraverso la tutela della loro identità storica e culturale.
Un passo storico, raggiunto dalla Giunta regionale guidata da Jole Santelli che, su proposta dell’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, ha dato il via libera all’articolato che fissa le norme per dar forma ai Distretti del Cibo. Con tale provvedimento, infatti, si individuano e fissano finalità e tipologie dei Distretti del Cibo, requisiti tecnici e procedure per il loro riconoscimento, ma pure i controlli necessari a verificare il mantenimento dei requisiti e, certo non ultimo, l’iter per l’istituzione del tavolo di coordinamento regionale dei Distretti, con funzioni di indirizzo, orientamento strategico e supporto alle attività di monitoraggio e valutazione degli impatti.
Un passo avanti importante, per «far sì che anche alla Calabria, al pari di altre regioni d’Italia, definisse le modalità utili a giungere al riconoscimento dei Distretti, quale strumento ormai indispensabile per la governance dei sistemi rurali, ai fini della tutela e valorizzazione delle progettazioni integrate del territorio distrettuale» ha spiegato l’assessore Gallo, ribadendo che «può aprirsi adesso una nuova fase, investendo sulle risorse e sulle infinità potenziali, purtroppo in parte inespresse, di cui la nostra terra è ricca».
«Con lo stesso impegno profuso in questi primi mesi di governo – ha concluso Gallo – seguiremo la nuova stagione che si apre, nella consapevolezza che le produzioni agroalimentari possano divenire elemento caratterizzante del futuro della Calabria».
I Distretti del Cibo, infatti, sono stati istituiti nel 2017, e nascono per favorire lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorendo l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale e, tra gli obiettivi, ci sono anche la sicurezza alimentare, la diminuzione dell’impatto ambientale delle produzioni e la riduzione dello spreco alimentare. Altro scopo fondamentale è la salvaguardia del territorio e del paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari.
Un modello dalle grandissime potenzialità, che era stato già individuato dal presidente regionale di Acli Terra Calabria, Pino Campisi, dall’esperto di comunicazione pubblica e marketing territoriale, Valerio Caparelli, e dall’esperto di sviluppo locale, Cosimo Cuomo, che da due anni accompagnano e promuovono questa nuova idea di sviluppo in tutte le province calabresi, costruendo il tessuto relazionale, partenariale e culturale, e che è stato poi rilanciato dal Gal Batir che, nel mese di giugno, aveva rilanciato l’idea del Distretto del Cibo, ribandendo la necessità di tale strumento per «consentire uno sviluppo integrato dei territori rurali e delle produzioni di qualità».
Soddisfazione, per l’approvazione della norma attuativa, è stata espressa da Giorgio Durante, presidente dell’Accademia delle Tradizioni Enogastronomiche di Calabria, che si è adoperata, insieme ad altri, perché la norma fosse recepita a livello regionale. «Grazie alla nostra attività – ha dichiarato il presidente Durante – si puntano i riflettori su un ricco patrimonio agroalimentare ed enogastronomico, un mondo a nostro parere trainante e coinvolgente, per uno sviluppo integrato e sostenibile della Calabria, che oggi ha uno strumento in più. Non solo e non tanto – ha aggiunto – perché anche il turista ha un palato da soddisfare, quanto per i sedimenti storici, per le sopravvivenze culturali, per le specificità ambientali e geografiche che sono parte integrante della tavola calabrese. Se l’uomo, come affermava Feuerbach – ha concluso il presidente Durante – è ciò che mangia, non v’è dubbio che mangiare calabrese vuol dire cibarsi di buona cultura, sapida storia e sana tradizione, gli ingredienti ci sono tutti, ma vanno solo messi a sistema».
Per la Calabria, dunque, si prospetta una nuova sfida che richiederà una grande sinergia tra Istituzioni e non, per la realizzazione di quei Distretti del Cibo che sono realtà strettamente legate al territorio con un’identità storica omogenea, frutto dell’integrazione fra attività agricole e attività locali, della produzione di beni o servizi di particolare specificità, coerenti con le tradizioni e le vocazioni naturali e locali. (rrm)